Io amo Alexandra Exter, che dalle foto dell’epoca non sembra neanche un granché. Ma mi piace in ogni cosa che fa, perché ne avverto la curiosità, e la passione. La sua onestà intellettuale e la continua brama di esplorare l’ignoto e la gioia di inventare cose che prima non c’erano.
Una delle grandi donne artiste (i cattivi critici uomini dicono che si contano sulle dita di due mani) capace di attraversare molte correnti delle avanguardie russe, rimanendo sempre se stessa. Un gigante poco conosciuto se si ci si allontana dagli specialisti e dai musei, dimostrazione lampante di come l’arte non esista di per sé, ma come prodotto di mercato.
Nata a Kiev in Ucraina nel 1882, una regione con una ricca tradizione di arte popolare, frequentò l‘Istituto d‘Arte di Kiev sino al 1907. Economicamente indipendente, le fu possibile dal 1908 in poi, compiere frequenti viaggi a Parigi e in altre città occidentali dove incontrò artisti come Picasso, Braque, Scheiber e i futuristi italiani. Exter divenne così un importante tramite delle ultime tendenze e degli eventi parigini, tanto da essere soprannominata “emissario dell‘arte francese in Russia” perché si adoperò instancabilmente a favorire l‘ingresso dell‘avanguardia artistica occidentale nel proprio Paese.
Pur continuando i suoi viaggi in Europa la pittrice si trasferì a San Pietroburgo nel 1912. Espose in varie mostre dell‘avanguardia a Kiev, Mosca e San Pietroburgo. Influenzata dal cubismo analitico e dal futurismo combinati all‘arte russa tradizionale, cominciò a dipingere paesaggi cittadini caratterizzati da colori vivaci, scomposizione delle forme e sovrapposizione di piani geometrici, esplorando la classica composizione cubista: la chitarra, la bottiglia, il bicchiere, il quotidiano. In questo periodo “Città" (1913) diventa così la perfetta metropoli cubista, con edifici cadenti lungo i bordi della composizione in una maniera che richiama molto i lavori di Delaunay. Dimostrando anche una straordinaria padronanza cromatica, con una tavolozza degna di un grande pittore (Rodcenko disse che sarebbe piaciuta a Vermeer).
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Ai primi del Novecento gli intellettuali russi avevano iniziato a meditare sulla convenzionalità del teatro e molti artisti d’avanguardia lavorarono in varie fasi della loro carriera per il teatro e per il cinema. Molto importante fu la collaborazione della Exter con il teatro Anti-Realista e particolarmente con il direttore Alexander Tarionov,collaborazione che durò molti anni: dal 1915 al 1923. Per il suo Teatro da Camera di Mosca disegnò le scenografie e i costumi per "Salomè" di Oscar Wilde e per "Romeo e Giulietta" di Shakespeare.
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