UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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sabato 29 febbraio 2020

GEORGE PAPAZOV IL SURREALISTA CHE HA DATO IL NOME A UN’ISOLA


George Papazov (1894-1972) e Nicolay Diulgheroff (1901-1982) sono gli unici bulgari che hanno lavorato nell'epicentro dello sviluppo dell'arte moderna in Europa nei primi decenni del XX secolo. Anche se in Bulgaria era fervida l'attenzione alle avanguardie.
Papazoff come rappresentante del surrealismo, con cuore diviso tra Sofia e Parigi,  Diulgheroff - cavaliere del futurismo a Torino, e poi dimenticato. Ma solo George ha avuto il privilegio di vedere dedicata al suo nome una isola Antartica, la George Papazov Island, credo la massima cosa surrealista che un surrealista si sarebbe immaginato. I due, però entrarono ben presto in contrasto, e quando George in una mostra a Milano nel 1934 venne chiamato “il Futurista Bulgaro” si incazzò, perché trovava troppo piccole le etichette per la sua arte e troppo invadente il ruolo di Marinetti.
 

 
A Parigi, George diventa famoso e lavora a stretto contatto con i primi surrealisti, con Joan Miró, Max Ernst e Pablo Picasso, sino a chiedere la cittadinanza francese. 
L'approccio di Georges Papazov è l'esplorazione degli spazi vuoti, la meditazione e il viaggio spirituale. Crea composizioni geometriche astratte illuminate da tonalità al neon che mistificano. Paradossalmente è una pittura che supera il surrealismo e anticipa le tendeze di una trentina d'anni.
Muore il 23 aprile 1972, a Vence sulle Alpi marittime, dove si era ritirato. Se vi piace, sappiate che meno fortunato degli altri colleghi, si può acquistare per poche migliaia di euro.










Nicolay Diulgheroff, l'amico nemico











sabato 15 febbraio 2020

ISAAC ROSEMBERG POETA E PITTORE


Ho ucciso e ucciso con un massacro impazzito;
Ho ucciso fino a quando tutta la mia forza era sparita.
E ancora si sono alzati per torturarmi,
Perché i diavoli muoiono solo per divertimento.

Isaac Rosemberg

Autoritratto, 1914


Isaac Rosenberg (Bristol, 1890 – Somme, 1918) è stato un poeta e pittore inglese ed è considerato uno dei più importanti tra i poeti della grande guerra. Un pacifista, costretto ad arruolarsi per povertà e che iniziò a scriverne, convinto di poterne parlare senza modificare la sua visione poetica.

Dipinge per passione, con un tratto di straordinaria introspezione.

La sua partecipazione alla guerra fu per lui una terribile esperienza, a tal punto che si sentiva costretto a scrivere su di essa, e tutte le sue poesie di quel periodo sono segnate da toni apocalittici. Rimase ucciso all'alba del 1º aprile 1918, probabilmente per mano di un cecchino, nella località di Fampoux, a nord-est di Arras.


 


martedì 11 febbraio 2020

LA SEX DOLL DI HITLER. UN SOGGETTO PER UN FILM DI TARANTINO.

Come sempre c’è qualcosa di vero e qualcosa di inventato e pruruginoso, ma tant’è, perché  la guerra non l’ho mica persa io, e questo è quello che i nazisti si meritano. Come direbbe Quentin, che riscriverebbe sempre le storie. Ma da anni ritorna la storia della “bambola gonfiabile”, che poi gonfiabile non era, voluta da Hitler come supporto bellico. 
In realtà, dai documenti sembra che il progetto sioa stato promosso da Heinrich Himmler, leader delle SS, denominato "Borghild Field-Hygiene Project” per  cercare di fermare le "inutili perdite" dei soldati nazisti a causa delle malattie sessualmente trasmissibili.       
In un documento scoperto dal giornalista Norbert Lenz, il capo delle SS Heinrich Himmler scrisse: “Il più grande pericolo a Parigi è la presenza diffusa e incontrollata di puttane, che raccoglie clienti in bar, sale da ballo e altri luoghi. È nostro dovere impedire ai soldati di rischiare la salute per il bene di una rapida avventura."   



Dopo che Hitler approvò il piano Himmler assunse Franz Tschakert del Museo tedesco dell'Igiene per progettare e produrre le bambole sessuali naziste. Tschakert aveva creato la "Donna di vetro" - una scultura trasparente anatomicamente corretta di una donna che suscitò molto scalpore nella Germania degli anni '30 per tecnologia e verosimiglianza. Già da tempo era state fatte sperimentazioni, ma mai su scala industriale. Alcune delle prime bambole del sesso furono create dai marinai francesi (dame de voyage) e spagnole (dama de viaje) nel XVI secolo per non essere soli durante lunghi viaggi, pupazzi  masturbatori fatti di stoffa cucita o vecchi vestiti
Una delle prime apparizioni registrate di bambole sessuali fabbricate risale al 1908 citato nel "La vita sessuale dei nostri tempi" di Iwan Bloch. 



Franz Tschakert  e la donna di vetro
Ma i soldati, si sarebbero sbattuti le bambole? Ecco come lo psichiatra nazista Dr. Rudolf Chargeheimer ha descritto il problema:
“Lo scopo e l'obiettivo delle bambole è di alleviare i nostri soldati. Devono combattere e non essere in agguato o mescolarsi con "donne straniere". Tuttavia, nessun vero uomo preferirà una bambola a una vera donna ". A meno che le bambole non possano raggiungere un alto livello di qualità,  Chargeheimer ha suggerito i seguenti 3 standard per superare la potenziale riluttanza dei soldati:
1. La carne sintetica deve sentire la stessa carne vera.

2. Il corpo deve essere agile e mobile come un vero corpo.
 
3. L'organo  deve sembrare assolutamente realistico.

Provano creando prototipi con scheletri di alluminio, ma non funziona, e allora Tschakert punta sulla "galvanoplastiche" ipotizzando l’elastolina, un materiale simile alla plastica usato nei giocattoli per bambini.
Il problema non è solo tecnico e “funzionale”, ma estetico, dovendo realizzare una donna pronta a soddisfare ogni voglia, ma anche lei nazista.
Tschakert pensa di colare in gesso un'intera forma di donna e invita due atlete della corsa a fare da modelle. Tuttavia, i calchi in gesso si rivelarono deludenti. "L'aspetto generale è terribile", scrisse Tschakert "a volte le gambe sono troppo corte e sembrano deformate, o la donna ha una schiena vuota e le braccia come un lottatore." Alla fine, Tschakert e il suo team decidono di realizzare una rappresentazione stilizzata di una donna, con il seno “afferrabile” e uno sguardo atletico, ma con lo sguardo un po’ da puttana. Secondo me andando a pescare nelle opere di Adolf Ziegler, come I quattro elementi: Fuoco, Terra e Acqua, Aria, 1937, nelle quali le opere devono proclamare imponenza e bellezza, rappresentare purezza e benessere. Ideali di razza e femminilità del regime, sacralizzati attraverso la forma cristiana del trittico.
Amico, consigliere e pittore preferito di Hitler, Ziegler presiedette la Camera delle Belle Arti del Reich, conosciuto con l’ironico soprannome di “maestro del pelo pubico tedesco”.

Adolf Ziegler, come I quattro elementi: Fuoco, Terra e Acqua, Aria, 1937,

Le immagini in apertura dell'articolo sarebbe il risultato finale, anche se alcuni storici non lo identificano come tale.
Borghild avrebbe dovuto avere un "volto artificiale della lussuria". Hanno modellato dieci volti diversi e hanno usato test psicologici per determinare quale fosse il più desiderabile per la maggior parte degli uomini. I capelli di Borghild erano tenuti corti, per ricordarle, che faceva parte della forza combattente e non di una generica idea femminile.  In realtà mi ricorda nel fisico e nel volto Brigitte Nielsen anni '80, ma forse il ricordo giovanile mi ha turbato la mente...

 




I primi test sessuali sembrarono portare a risultati positivi (questa sarebbe una delle scene centrali del film di Tarantino, credo) e immaginiamo già l’analisi di Himmler alla conformità degli orifizi, tanto che ne vennero ordinato un primo campione di 50 modelli. Poi non si sa altro. O il progetto venne sospeso, o il bombardamento del Museo dell’Igiene pose fine alla questione. E questa idea, fighissima, finisce nel dimenticatoio.


 






domenica 9 febbraio 2020

UNA VOLTA I BAMBINI SI METTEVANO LA MASCHERA. MA NON ERA CARNEVALE.


Pearl Harbour scatena il panico e da credere che tutto più succedere e tutto si può fare. Il 7 gennaio 1942, un mese dopo l’attacco T.W. Smith, Jr., proprietario della Sun Rubber Company e il suo designer Dietrich Rempel, con l'approvazione di Walt Disney decidono di lanciare una maschera protettiva per bambini con l’approvazione del maggiore generale William N. Porter, capo del servizio di guerra chimica, convinti che la maschera sia progettata in modo che i bambini la portino e la indossino come parte di un gioco. Dopo l'approvazione del CWS, Sun Rubber Products Company ha prodotto maschere campione per la revisione. Seguiranno altri disegni di personaggi di fumetti, a seconda del successo della maschera di Topolino.
Il progetto venne poi abbandonato.



Le maschere erano in uso in Europa dopo la prima guerra mondiale nella quale l’uso del gas era stato frequente e distruttivo. Famosissima e quasi distopica l’immagine di centinaia di bambini in maschera. 
L’immagine raffigura infatti i giovani del Movimento dei Pionieri, che divennero poi l’organizzazione Spartacus“, organizzazione comunista simile al movimento scout che esistette dal 1922 al 1992, anno di dissoluzione dell’URSS. La fotografia fu scattata nel 1937, quando la guerra fra Germania, Russia e Finlandia era ormai alle porte e certamente nell’aria anche fra il popolo, e doveva rappresentare la forza e il grado di preparazione dei giovani comunisti sovietici.








venerdì 7 febbraio 2020

JONAZS STERN. A SINISTRA DI TUTTO.

Jonasz Stern (1904 Kałusz - Zakopane 1988) nasce in una famiglia ebrea polacca della media borghesia. Studia alla scuola industriale di Leopoli e quindi all'Accademia di Belle Arti di Cracovia, dove vive sino al 1928 facendo da apprendista tipografo. Inizia un percorso che da cubista lo porterà all'astrattismo e all'arte materica.
 
Nudo, 1933
Jonasz Stern, "Kalush 1942", 1988,
Nel 1933, insieme ad altri artisti, fonda l'associazione artistica del gruppo di Cracovia e inizia a operare come scenografo. Si tratta di un gruppo di giovani studenti che si ribellano, come sempre avviene, alla cultura borghese: La formazione del gruppo è stata iniziata da diversi studenti dell'Accademia di Belle Arti di Cracovia: Leopold Lewicki, Henryk Wiciński, Janusz Woźniakowski, Maria Jarema, Jonasz Stern e Andrzej Stopka. Stern ha ricordato: "Abbiamo rappresentato la provincia - ruvida, affamata, fervente, non blasé con maniere borghesi, non collegata con l'Olimpo di Cracovia."
Anni dopo, Stern scrisse sui patroni artistici del gruppo di Cracovia: "Siamo rimasti ipnotizzati dalla pittura - la poetica di Chagall, il dramma di Picasso, l'ordine di Léger, la nitidezza politica di Grosz, il carattere e la forma del teatro moderno di Piscator. Per quanto riguarda gli artisti polacchi, eravamo particolarmente interessati alle idee di Szczuka, alla teoria della visione di Strzemiński, ai concetti architettonici di Syrkus e ai dipinti di Stażewski…. Il nostro lavoro artistico si è sviluppato nell'atmosfera delle idee di questi artisti, spesso molto diverse tra loro, ma aprendo la strada a una nuova visione del mondo e in relazione con il progressivo movimento sociale ".

E’ la politica, infatti, che lo coinvolge, attivista nel tempo di tutte le formazioni più agguerrite: Partito Comunista dell'Ucraina Occidentale, Sinistra PPS, KZMP, MOPR, KPP e PZPR. Si espone così tanto che nel 1936 viene espulso dall'Associazione degli artisti polacchi e nel 1937 imprigionato nel campo di Bereza Kartuska.Lo scoppio della guerra lo trovò a Leopoli, dove dopo l'occupazione della città nel 1941 da parte dei nazisti, quando viene imprigionato nel ghetto e poi nel campo di sterminio di Bełżec. Riesce a fuggire durante il trasporto e tornare a Leopoli, dove Il 1° giugno 1943 sopravvive miracolosamente alla liquidazione del ghetto, rischiando più volte la morte. Rifugiatosi in Ungheria può tornare in Patria solo dopo la fine del conflitto. Nel 1954-1974 lavorò come professore all'Accademia di Belle Arti., riattivando parte alla riattivazione del gruppo di Cracovia del quale è stato presidente per molti anni.
 




giovedì 6 febbraio 2020

RITRATTO DI DEPORTATO

Ti guardano negli occhi e tu guardi loro e ti ricordano che sono esistiti. Questi sono i disegni dei deportati realizzati segretamente dal prigioniero politico polacco Franciszek Jaźwiecki, ad Auschwitz, oggi conservati all’Auschwitz-Birkenau State Museum.
Adam Franciszek Jaźwiecki (1900-1964), pittore. Durante la sua prigionia ritraeva i suoi compagni di stanza, mettendo in risalto il numero da prigioniero sapendo che un giorno questi disegni sarebbero diventati testimonianze ufficiali e dando la possibilità agli storici di assegnare un nome vero ai volti da lui raffigurati.  Agnieszka Sieradzka – storico dell’arte e responsabile delle collezioni del museo – afferma: «La cosa più interessante in questi dipinti sono gli occhi di una impotenza particolare. I prigionieri creavano ritratti perché il loro desiderio di imprimere una immagine era troppo forte». Jaźwiecki nascondeva i ritratti in mezzo al letto o nei suoi vestiti. I suoi disegni sono sopravvissuti fino alla sua liberazione, nel maggio del ’45









LEE MILLER NELLA VASCA DI HITLER – 1945

Lee Miller era una modella. Avrebbe potuto continuare a fare quello, ma non le bastava più stare davanti all’obiettivo. "Sembravo un angelo, ma ero un demonio dentro", diceva.
E poi ci fu incidente che mal di adattava alla sua carriera di modella glamour. Una foto di Lee Miller scattata da Steichen fu utilizzata per la pubblicità di assorbenti e causò uno scandalo che pose fine alla sua carriera. Ha iniziato così a mettersi nei dietro la macchina fotografica, sperimentando il linguaggio surrealista. Poi corrispondente di Vogue, per la quale aveva già posato per coprire i servizi di moda a Londra e in Europa. Più complicato convincerli a farle fare la corrispondente di guerra: “…sono l’unica che riuscirà a passare ovunque.”
 

Mentre le sue prime fotografie di guerra conservavano una piega dell'umorismo surrealista, tutto poi si tinse di scuro.

Fu tra le prime a entrare nei campi di concentramento di Dachau e Bucchenwald, dove Miller scattò i primi scatti per mostrare al mondo le mostruosità più incomprensibili del regime nazista. Poi un giorno, mentre si trovava a Monaco, riuscì a entrare ne la casa di Hitler. Fu così che decise di di spogliarsi e farsi fotografare nella sua  vasca da bagno. UNA Vasca da media borghesia, con la saponetta e la statuina.
Secondo un articolo del Guardian il potere sovversivo di questa foto iconica non lo trova solo come "una celebrazione del rovesciamento di un dittatore, ma anche come sovversione della classica ritrattistica nuda e come affermazione del suo stesso trionfo in un mondo dominato dagli uomini".    

Nel corso della sua vita, la Miller è stata testimone intima della violenza maschile: violentata all'età di sette anni durante un soggiorno con un amico di famiglia a Brooklyn, ha contratto la gonorrea. Adulta, Miller si trasferì da New York a Parigi, dove divenne allievo e amante di Man Ray (pazzeschi gli scatti che lui le fece), documentando poi lo studio e la vita di Pablo Picasso, Max Ernst, Fred Astaire, Colette, Maurice Chevalier e Marlene Dietrich. Miller ha continuato a creare lavori scioccanti, provocatori e stimolanti che erano sempre intimamente intimi con i suoi soggetti. Mollata la fotografia ha speso gli ultimi anni nella Farley's Farm, la casa / ristorante in cui Miller viveva e operava come capo chef. Ah, dimenticavo. Negli anni quaranta e cinquanta Lee fu indagata dal servizio di sicurezza britannico MI5 perché sospettata di spionaggio per conto dell’Unione Sovietica.


Elizabeth "Lee" Miller, Lady Penrose, è stata una fotografa, fotoreporter e modella statunitense. 23 aprile 1907, Poughkeepsie, New York, Stati Uniti -  21 luglio 1977, Chiddingly, Regno Unito



Modella
in un celeberrimo lavoro di Man Ray