UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 27 giugno 2019

RUDOLF WACKER. IL SILENZIO DEL LAGO

A Bregenz, sul lago di Costanza, dove in pochi metri si specchiano Germania, Austria e Svizzera, ogni anno si svolge il Bregenzer Festspiel, un festival visionario per il quale si erigono su un palco galleggiante gigantesche scenografie, appuntamento immancabile per gli occhi e per l’anima, iniziato nel dopoguerra, che sarebbe piaciuto da impazzire a Rudolf Wa- cker, nato nella città austriaca nel 1893. Ma Rudolf, come tanti artisti della sua generazione, non ha potuto vederlo, morto per un attacco di cuore dopo un interrogatorio della Gestapo. Un nome scivolato nel lago, dopo una vita intensa e sfortunata, che ancora oggi in Italia non ha pagine dedicate o citazioni.
 
Due teste
(1932), Vienna, Belvedere.

Figlio di un architetto, Rudolf vorrebbe fare il pittore, ma non viene ammesso alla Accademia di Belle Arti, e allo scoppio della prima guerra mondiale è arruolato e inviato sul fronte polacco. Catturato dall’esercito russo, passerà così cinque terribili anni di prigionia nel campo di Tomsk, in Siberia, racco tando la sua esperienza nei “diari”, andati dispersi.
Nel 1922 sposa Ilse Moebius, che ritrae numerose volte, e torna nella città natale, intraprendendo un suo percorso verso la Nuova oggettivi- tà (Neue Sachlichkeit), con uno sti- le assolutamente riconoscibile che porta le deformazioni visive espres- sioniste a ricomporsi in una forma “congelata” e “analitica” del tutto personale. Le sue opere, nature morte e ritratti, non incontrano alcun suc- cesso, tanto che si guadagna da vivere come può, facendo il grafico e l’illustratore. Nel 1926 è tra i promotori dell’associazione di artisti Der Kreis (Il cerchio), stringendo una forte amicizia con il pittore svizzero Adolf Dietrich. Ha un unico figlio, Romedius, e nel 1934 la sua carriera raggiunge l’apice quando partecipa alla 19. Biennale di Venezia. Il cielo diventa però cupo con l’avvento del Partito nazionalsocialista. Dal 1936 al 1938 lavora come docente di disegno dal vero presso la scuo- la professionale di Bregenz, ma gli è sempre più difficile esporre. Apertamente contrario alla politica culturale nazista, viene notato dalla polizia segreta durante una manifestazione pacifista. Appaiono sospetti anche il suo soggiorno in Russia e lo stile artistico che lo caratterizza.
Dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938, Rudolf entra nel mirino della Gestapo. Nel corso di un rastrellamento ha il primo infarto, causato anche da una condizione fisica minata dagli stenti della prigionia. Convocato per un controinterrogatorio, e nuovamen- te percosso, ha il secondo attacco di cuore. Morirà poco dopo in casa dei suoi genitori a Bregenz.

 

Rudolf Wacker, Ilse Wacker with Mask, 1925


BREGENZ FESTIVAL

 

sabato 8 giugno 2019

INCONTRO SU ENRICO ACCATINO. CHIUDE LO STUDIO DI ENRICO ACCATINO. RIPARTE UN PROGETTO.

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea i Roma presenta un incontro dedicato a Enrico Accatino, occasione non solo per approfondire il percorso dell’artista ma anche per introdurre un dibattito su una questione delicata e attuale, ovvero il destino di un bene come quello di uno studio d’artista e le ragioni coinvolte nella sua tutela.


Chiude a Roma a Via Agri, al quartiere Trieste, lo studio del Maestro Enrico Accatino (Genova 1920 – Roma 2007) pittore, scultore, innovatore dell’arte tessile e teorico dell’educazione artistica in Italia, passato dal figurativo all’astrattismo negli anni Cinquanta, protagonista di una produzione durata quasi settant’anni. Una chiusura dettata da una serie di allagamenti e da un contenzioso legale che ha impedito agli eredi, lasciati soli dalle istituzioni, di proseguire il progetto culturale avviato alla morte del padre, non ha frenato loro dal farsi carico di aprire un nuovo spazio per la conservazione e la catalogazione delle opere. Da questo nuovo impulso, lo studio rinasce oggi con un progetto di valorizzazione in preparazione del 2020, ricorrenza del centenario della nascita dell’artista, all’interno del quale la famiglia Accatino condividerà con il museo parte dell’Archivio. Quando uno studio consegna le chiavi in segno di resa, si riaffaccia la circostanza giusta per fare il punto sulla situazione che accomuna ogni Studio d’Artista, eredità culturale che non sopravvive, tranne in casi eccezionali, ai propri artefici, e ritorna necessario parlare del riconoscimento di quello status di valore immateriale (universitas rerum) che, di fatto, non è ancora espresso nella realtà dei fatti.
Con la partecipazione degli storici dell’arte Giuseppe Appella e Claudio Strinati, già Soprintendente per il Polo Museale romano dal 1991 al 2009, di Marcella Cossu, storica dell’arte della Galleria, e del figlio Alfredo Accatino, autore del volume Outsiders, con il contributo video NERO del regista Mario Greco, che ha filmato la chiusura dell’atelier. 
Evocativo in questo senso è la pagina di diario che il figlio Alfredo ha trovato tra gli appunti di Enrico: “Cosa farò tra qualche anno? Quando sarò così vecchio da non potere più esprimere i miei sogni? Lo ignoro. Ma so che solo nel mio studio sono stato (e sarò) veramente a mio agio. Nella mia casa. E mi piacerebbe, come certi animali, rinchiudermi per sempre nella tana. O sparire, un giorno, allontanandomi dalla capanna, come certi sciamani.”

 

Enrico Accatino, nato a Genova nel 1920, è stato allievo di Felice Casorati prima di diplomarsi all’Accademia di Belle Arti di Roma e partire per la Francia. Figurativo, attivo su tematiche di etica sociale, e poi di rigorosa tematica espressiva, nel 1953 si aggiudica il Premio Marzotto e inizia il percorso di avvicinamento all’astrattismo, che esplorerà con ogni tecnica espressiva, divenendo il promotore dell’arte tessile in Italia. Teorico dell’educazione artistica, è stato autore di pubblicazioni fondamentali per la definizione della nuova disciplina, partecipando negli anni ’60 a circa 400 puntate di trasmissioni televisive come “Telescuola” e “Non è mai troppo tardi”. Due sue opere fanno parte della collezione della Galleria Nazionale.

ENRICO ACCATINO NEL SUO STUDIO NEL 2006, POCHI MESI PRIMA DELLA MORTE
ENRICO ACCATINO NEL SUO STUDIO NEL 1971, POCHI MESI PRIMA DELLA MORTE