Nel 1932
Maria Martina Hoogstraten muore di cancro al seno. Lascia dietro di se nove
figlie femmine e, l’ultimo arrivato, un maschietto di poco più di 4 anni,
Willem. La famiglia è abbiente, colta, ma il padre è incapace di gestire la
situazione e si dimostrerà poi depresso e violento. Whilem passa così dalla
casa paterna a quella degli zii, e viceversa, vivendo in totale disagio.
Già dalla
scuola primaria, Willem ha seri problemi di apprendimento e di adattamento, a
testimonianza di una forma di autismo all’epoca non riconosciuto come patologia.
Non riesce a seguire le lezioni tranne che l’ora d’arte, e continua a
scarabocchiare tutto il giorno. E’ particolarmente debole in matematica, materia che il
padre cerca di insegnarli colpendolo con la bacchetta di legno, per
insegnargli addizioni e sottrazioni.
Questi
continui abusi fanno nascere in lui un complesso di inferiorità, dal quale
l'arte rappresenta l'unico sbocco possibile.
Durante l’occupazione nazista il padre, che ha ospitato e nascosto alcuni ebrei, perché non sempre le cose sono bianche o nere, attira l’attenzione della Gestapo. La polizia politica irrompe nell'appartamento, ma non trovando il capofamiglia brutalizza il ragazzo appena diciassettenne per farlo confessare.
E' uno choc che gli cambierà la vita.
I lunghi cappotti di pelle della Gestapo continueranno ad affiorare negli anni nella psiche del ragazzo, e diventeranno poi la sua veste abituale, anche da adulto...
Durante l’occupazione nazista il padre, che ha ospitato e nascosto alcuni ebrei, perché non sempre le cose sono bianche o nere, attira l’attenzione della Gestapo. La polizia politica irrompe nell'appartamento, ma non trovando il capofamiglia brutalizza il ragazzo appena diciassettenne per farlo confessare.
E' uno choc che gli cambierà la vita.
I lunghi cappotti di pelle della Gestapo continueranno ad affiorare negli anni nella psiche del ragazzo, e diventeranno poi la sua veste abituale, anche da adulto...
Queste le
prime pagine della vita di un malato schizofrenico autistico, divenuto in
seguito uno dei più importanti artisti del XX secolo dell’Art Brut.
Willhem
prova anche a iniziare una occupazione “normale” come disegnatore in una
agenzia pubblicitaria, ma non riesce a rispettare i ritmi di lavoro, e
soprattutto le consegne.
Perso
il contratto viene così mandato a fare un lavoro obbligatorio per una casa per
disabili. Quello che i suoi concittadini chiamano “lavoro per inferiori”, che Willhem troverà degradante.
Nel
1958 avviene però la svolta, dopo essere stato sempre un autodidatta viene
accettato nella Accademia Reale de L’Aia, il cui direttore ne coglie il
talento.
Nel
1964 viene organizzata la sua prima
mostra personale a Hilversum. Lo scrittore olandese W.F. Hermans commenterà:
“le sue opere sono spaventosamente
bellissime, ma ricordano qualcosa che preferiremmo dimenticare… ".
Nel
giro di pochi riesce addirittura a mantenersi come artista (ma rifiuta di farsi
fotografare o riprendere) e può dedicarsi alla sua grande passione: visitare le
città: Stoccolma, Madrid, Roma, Mosca, Budapest, Francoforte e Berlino che
racconta in lunga serie di tavole dedicate.
Nel
1984 viene incluso nell'Enciclopedia Mondiale di Arte Naïve.
Particolare
misteriosa anche la sua sessualità piena di pulsioni contraddittorie, vicina al
feticismo e piena di fobie. Nel 1987 si lamentava che la proliferazione dei
parrucchieri in tutta l'Aia stava limitando la sua libertà di movimento. La
vista dei capelli lunghi in uno shampoo schiumoso suscita infatti in lui
sensazioni sessuali che ha difficoltà a mantenere sotto controllo...
In
vita ha realizzato circa 100 dipinti, collage e disegni, la maggior parte dei
quali raccontano la città, ma anche dirigibili e navi. Opere di solito grandi da uno a due metri di
larghezza sulle quali ha lavorato su ciascuna per un paio di anni. Ma sono anche molte le
installazioni, le sculture e il fatto che fosse se stesso e la sua vita un’opera d’arte.
E’
morto nel 2005.
Gestapo trench coat
storia di 34 sconosciuti,
dimenticati, inappropriati artisti del ‘900. Un omaggio ai perdenti e alla
creatività dispersa. Una esigenza nata anche per valorizzare il mio lavoro di
creativo, mettendo accanto fotografi e pittori, illustratori e scultori. Storie
da tutto il mondo, che volevo raccontare prima che svanissero. Qualcuno è stato
piegato da difficoltà, guerre, malattie, perseguitati perché ebrei, folli,
omosessuali. Qualcuno ha inseguito l’amore, altri hanno combattuto battaglie
perse in partenza. Perché gli Outsiders sono perdenti per definizione. Non
scelgono mai i luoghi e le date giuste per nascere,
creare, amare, morire. Vivono in mondi paralleli. E hanno sempre l’indirizzo
sbagliato.
Giunti Editore.
Giunti Editore.
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