C’è
un film cult, che più di molti altri, può essere definito una vera icona pop. Nel senso di Pop Art. Stiamo parlando di Arancia Meccanica, film
del 1971 diretto, scritto e partorito sequenza per sequenza da Stanley Kubrick.
Basterebbe l’apparizione iniziale degli arredi del Korova Milk Bar. Il locale dove si ritrovano Alex e i suoi “Drughi”, che certo non a caso, ha esplicite analogie con due provocatorie sculture realizzate nel 1969 dallo scultore, pittore e fotografo Allen Jones: “Chair” e “Table”, avanguardista inglese, spesso contestato per la violenza esplicita delle sue opere e decisamente poco conosciuto in Italia, scenografo "virtuale" di tutta l'operazione.
Allen Jones, chair |
Allen Jones, table |
il dispenser del bar
|
Arredi straordinari, alcuni dei quali andati persi, in altri casi passati in
asta (il tavolo) e oggi riprodotti a fini commerciali. Quasi certamente ideati
e supervisionati ai tempi dal genio del set designer e scenografo John Barry.
Oscar per Star Wars, e autore di Superman, scomparso prematuramente a 43 anni per colpa di un attacco
di meningite, che lo colpì sul set nel 1979, uccidendolo in poche ore.
Altri rimandi espliciti appaiono gli arredi interni delle case dei
derubati, o della famiglia di Alex,
il recupero della grafica dei cartoon, tipico dell'arte di Roy Lichtenstein, o
ancora la grafica delle opere di Wesselmann o dello stesso Ramos che ritornano, ad esempio, nella casa della signora dei gatti.
La grande scultura-fallo, usata per uccidere, e poi, una vera opera d’arte,
realizzata 3 anni prima dallo scultore olandese Herman Makkink, macro-prop che
anticipa di 30 anni le provocazioni di Jeff Koons.
A sinistra Kubrick sul set, a destra Herman Makkin, Rocking Machine, 1970, editionof 6 polyester, steel, lead |
Con un elemento in più, la fotografia di John Alcott, soprattutto nella
rappresentazione delle scene più violente come l'assalto al barbone, la rapina,
la sfida alla banda di Billy Boy. Situazioni sceniche alle quali alterna il rigore del bianco e
nero e della monocromia. O le suggestioni della op-art che in quegli anni andava a maturazione.
Divertene anche la citazione dei quadri del re del Kitsch che riempiono la casa dei genitori: Joseph Henry Lynch (28 ottobre 1911-16 gennaio 1989) un artista inglese le cui donnine poppute dai fianchi robusti, hanno riempito l’Europa negli anni ’50 grazie a oleografie diffuse da una ditta belga.
Meglio
conosciuto con la firma J.H. Lynch ha prodotto alcuni capolavori della mass art come Tina (1964), Ninfa, Foglie d’Autunno e Woodland Goddess.
Ah, dimenticavamo. La grafica di un’altra icona del ‘900, il poster di Clowork Orange, è stata disegnata da Bill Gold utilizzando illustrazioni di Philip Castle. Se invece rivolete rivivere, in maniera un po’ kitsch, le atmosfere del Korova Milk Bar cliccate su google. Ce ne sono da Las Vegas a Toronto.
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