Per fare grafica ci
vogliono muscoli!
Stefano Tamburini
Roma 1970. Solo 560 tossicomani sotto i
25 anni. Nessun eroinomane. L'eroina
è sconosciuta in Italia. Quando a un certo
punto la morfina pakistana sparisce dal mercato, le cose cambiano. Ad
Amsterdam, nel 1974 trovi eroina a 10.000 lire al grammo. All'inizio viene
distribuita in Italia gratis o a “prezzi amici”, in quattro anni un grammo
arriverà a costare 90.000 lire, e poi ancora di più, sino a 150.000 lire. Un
fenomeno incontrollabile, che si allarga anche in provincia, da Livorno a
Treviso, mettendo d’accordo intellettuali e classe operaia.
Nel 1977 si contano 28.000 consumatori di oppiacei, 92.000
nel 1982, poi il doppio. 25.000 moriranno per overdose o eventi connessi al
consumo, più di 3 ogni giorno. La droga diventa quasi un vanto, come quando
Pazienza pubblica un disegno dove si “spara” una siringa nel braccio e lo
intitola “La spada nella roccia”. Perché è
questo il contesto nel quale sono vissuti e morti due geni del fumetto
accomunati per storia personale e creatività. Entrambi portati via dall’eroina.
Come un’intera generazione, nata intorno agli anni ’60. Vittime di se stessi,
ma morti liberi. Più di quanto non lo siamo noi adesso.
In un modo nel quale tutti possono
parlare, dove ognuno si sente editore e pensatore social, il laccio del
bavaglio stringe infatti la bocca e fa colare un filo di saliva. Non basta
strombazzare “Io sono Charlie!” per
poi tornare a postare gattini. Occorrerebbe poter dire le cose libere,
impudenti, scorrette, che dicevano una volta Charlie & i suoi fratelli. Ne volete una prova?
Riprendete in mano un numero
qualsiasi di Pilote, Hara Kiri, Le Canard enchaîné, L’Écho des savanes, le riviste dove scrivevano Mandryka, Topor e i
defunti e mitragliati Charb e
Wolinsky. Si trovano su ebay, non è difficile. Riguardate l’aggressività di Cannibale o Il Male per capire quanto e cosa abbiamo perso.
Provate a immaginare se
pubblicassimo oggi una sola di quelle pagine. O anche una sola di quelle
immagini.
La realtà è che siamo tag
tracciate sul muro. Le scritte non esprimono più neanche fede politica, la
passione per la nostra squadra o per la Grande Vulva. Facciamo solo sapere che
esistiamo. Pensiamo di esistere. Ma la realtà è che non abbiamo più un cazzo da
dire.
Illuminante
per comprendere la vitalità e imprevedibilità di quegli anni il libro di
Filippo Scozzari “Prima pagare poi
ricordare”. Puoi ad esempio approfondire la personalità e la storia di
Stefano Tamburini padre, nel 1978, della serie Ranx Xerox apprezzata in tutto il mondo. Un coatto cyberpunk (Ranxerox): che vive al 16° livello di
una Roma del futuro, costruito con pezzi di fotocopiatrice, dotato di forza
fisica e modi spicci. Tamburini, autore dei testi e, inizialmente anche dei
disegni, proseguirà poi la collaborazione con Andrea Pazienza e, infine, con
Tanino Liberatore. Nel 1980 Rank Xerox Italia chiede che il nome venga cambiato
per non venire associati a “imprese che
sono concentrato di violenza, oscenità e turpiloquio”. Tamburini, risponde
per bocca del suo personaggio: «…e io me
vedrò costretto a ròmpeve er culo!».Tanto per farvi capire lo spirito del
tempo.
Thalidomusic for Young Babies - Stefano Tamburini - Vinile |
Nato
a Roma, Tamburini inizia ventenne a lavorare come grafico e fumettista, ma
realizzerà in seguito anche l’impaginazione di Frigidaire. Come racconta Scozzari, un giorno di aprile la redazione della Prima Carnera Editore riceve una
telefonata allarmata del padre di Stefano. Non riesce a mettersi in contatto
con il figlio da 15 giorni e dice che i vicini sentono odori sgradevoli. Loro
minimizzano, sanno che è in vacanza e che negli ultimi tempi è diventato un po’
orso e che ogni tanto sparisce...
Il
giorno dopo Sparagna, Pazienza e Vincino vanno con il padre alla casa di Monte
Mario. Su materasso trovano il corpo ormai decomposto. Nel bagno, un cucchiaino
da brodo con il fondo bruciacchiato, ma non c’è la siringa. E’ chiaro che qualcuno
che era con lui è andato via, senza avvisare nessuno. Senza salvargli la vita.
Rimangono scossi, a modo loro ovviamente. Ma quel’odore di morte in quegli anni
è nell’aria. Solo poche settimane prima Vincenzo Sparagna “…per pura fortuna è riuscito a ripescare
Andrea Pazienza dalla tomba. S’era incollassato in una stanza dell’Hotel Delta
e ne era uscito nove ore dopo all’ospedale...”
Questo
è il COMUNICATO STAMPA che gli amici pubblicano sul n.66 di Frigidaire: Oggi, 24 aprile 1986,
verso mezzogiorno, è stato trovato il corpo di Stefano Tamburini, morto da più
di dieci giorni, forse per un malore improvviso. Nato nel 1955, sotto il segno
del Leone, è stato uno dei fondatori della rivista Cannibale nel 1977 e
nell’80, del mensile di fumetti e reportages Frigidaire. E’ stato anche
l’ideatore, primo disegnatore e infine sceneggiatore del personaggio Ranxerox,
un androide quasi perfetto costruito da un immaginario studelinquente durante
l’occupazione dell’Università di Roma dell’86 (una specie di ’77
fantascientifico). Oltre a pubblicare centinaia di pagine di fumetti, testi,
immagini su l’Avventurista, Cannibale, Il Male, Frigidaire e su altre riviste,
Tamburini è stato un geniale grafico (sua è infatti sia la progettazione di
Cannibale che quella, più complessa e duratura di Frigidaire), un attento scopritore
e maestro di nuovi talenti nel campo del disegno. Chi più, chi meno, tutti i
nuovi autori europei di questi anni gli devono moltissimo. Recentemente, dopo
l’uscita dell’ultimo albo Muscles, in cui compaiono le storie di Snake Agent,
un agente segreto le cui avventure sono disegnate con una particolare tecnica
di trasformazione dell’immagine alla macchina fotocopiatrice, Stefano Tamburini
aveva collaborato al mensile Frizzer, sceneggiando curiosi fotoromanzi
satirici, e aveva inventato la grafica ed il titolo di una nuova rivista per
giovani autori di fumetti: Tempi Supplementari. Sua era stata anche la
progettazione grafica del trimestrale di sub-letteratura Vomito. Stefano
Tamburini è stato un interprete appassionato della vita quotidiana della sua
generazione, un osservatore lucido, ironico e insieme disperato del suo tempo.
Per anni ha inventato e realizzato progetti con l’entusiasmo di un ragazzo. Ha
sempre guardato il successo editoriale (anche dopo le 18 traduzioni delle
storie di Ranxerox e la gloria in Francia e negli Stati Uniti) come un aspetto
complementare – in fondo secondario – della sua ricerca di vita, di amore, di
libertà. Era un giovane forte e robusto, fino a sembrare indistruttibile o
invincibile. Ma anche un artista che la stessa sensibilità estrema ha reso – in
certi momenti – fragile come vetro.
Andrea Pazienza, oggi
mito grazie a film come “Paz” che racconta la sua vita è un talento parallelo,
che dovremmo tenerci più vicino nella sostanza. Uno che ha creato
in Italia il linguaggio del poema visivo
e della graphic nobel, e basterebbe
il ricordo delle sue vacanze evocato nel suo Sturiellet, per capire che fumetto e romanzo finalmente sono
diventati una sola cosa.
Di sé scrive: “Mi chiamo Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza
[...] Ho la patente da 6 anni ma non ho la macchina. Quando mi serve, uso
quella di mia madre, una Renault 5 verde. Dal '76 pubblico su alcune riviste.
Disegno poco e controvoglia. Sono comproprietario del mensile
"Frigidaire". Mio padre, anche lui svogliatissimo, è il più notevole
acquerellista ch'io conosca. Io sono il più bravo disegnatore vivente. Amo gli
animali ma non sopporto di accudirli. Morirò il 6 gennaio 1984.”
Morirà
invece la notte del 16 giugno 1988 a Montepulciano, dove era andato a vivere
per sfuggire anche al suo destino.
Il disegnatore Sergio Staino dichiara che, appena tornato da un soggiorno in Brasile per disintossicarsi, con un espediente gli chiese del denaro, poi usato per acquistare eroina. La sera Pazienza si chiude nel bagno di casa, dove, dopo circa venti minuti, sarà trovato morto.
Il disegnatore Sergio Staino dichiara che, appena tornato da un soggiorno in Brasile per disintossicarsi, con un espediente gli chiese del denaro, poi usato per acquistare eroina. La sera Pazienza si chiude nel bagno di casa, dove, dopo circa venti minuti, sarà trovato morto.
Nato
a San Benedetto del Tronto nel 1956 figlio di un professore di educazione
artistica, Enrico Pazienza, con il quale prima di morire aveva in progetto di
realizzare una mostra, si trasferisce a San Severo, in provincia di Foggia.
Frequenta il liceo artistico a Pescara e stringe amicizia con Tanino
Liberatore. Nel 1974 s’iscrive al DAMS di Bologna, l’università più viva e
trasgressiva in Italia, dopo puoi seguire le lezioni di Umberto Eco e di punk demenziali
come Roberto “Freak” Antoni. Lascerà a due esami dalla laurea.
E’
così tra Bologna e Roma, dove spesso lavora, che si compie la sua storia. Vive
gli anni della contestazione bolognese legata al Movimento del '77, che fanno
da sfondo a Le straordinarie avventure di
Pentothal, primo fumetto di Pazienza (Alter Alter,1977). Crea poi Zanardi, studente liceale privo di
morale, ripetente al V liceo scientifico Fermi di Bologna la cui
caratteristica, come scrive Paz, è “…il
vuoto. L'assoluto vuoto che permea ogni azione”.
Con Filippo Scòzzari entra nella rivista “Cannibale”, dal 1979 al 1981 collabora con il settimanale di satira Il Male per poi co-fondatore nel 1980 il mensile Frigidaire, mix irripetibile di cultura-controcultura-fumetto che arriverà a 260.000 lettori. La sua grandezza risiede nella istintività totale del suo disegno, popolare e coltissimo, che traduce realmente la propria generazione in storie e immagini, applicando un utilizzo evoluto della lingua italiana, anche quando vorrebbe sembrare trasgressivo. Benigni scrive: “Non c'era mai poeticume nelle sue opere; era sempre duro, ma duro come lo può essere un bambino. Vedeva tutte le cose come si vedono per la prima volta. Il suo disegno era stravagante, un caos rigorosissimo. I suoi testi provenivano dal parlato; era un grande poeta, un linguista vero perché i suoi testi erano frutto di un genio letterario innato.”
E’
un disegnatore totale, che sta iniziano a esplorare altri mondi come pittura e
illustrazione. Sempre Benigni scrive: “…con
Federico parlavamo spesso di lui, era uno dei nostri pupilli, uno dei nostri
amori, uno dei nostri argomenti preferiti. Fellini lo usò per la locandina de
“La città delle donne”. A me sarebbe piaciuto usarlo anche come attore perché
era meraviglioso, aveva una faccia straordinaria, mi metteva allegria
guardarlo. Era proprio lo spirito fanciullesco dello scugnizzo,
dell'intelligenza pura in tutti i sensi.“
E’ di Paz (ripresa da fonti nobili come il Che) una delle frasi più
belle del ‘900: “Mai tornare indietro, neanche per prendere la
rincorsa”. (Le straordinarie avventure di Pentothal).
Eh già
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