E’ stata, senza giri di parole, la
più grande attrice dell’800 e della prima metà del ‘900. Ebbe una sfilza di
amanti, famosi (Hugo, Doré, Rostand, Jean Richepin, D’Annunzio...) e non, ma si
sposò una volta sola, disastrosamente, con un sedicente aristocratico greco che
la tradiva, perdeva al gioco il suo denaro e morì drogato a 34 anni.
Ed era coraggiosa.
A 69 anni le venne amputata la
gamba sinistra ampi (se veramente era nata nel 1844), per le complicazioni di
un vecchio trauma alla rotula, aggravato quando, in una recita della Tosca -
il fatidico tuffo da Castel Sant’Angelo non era stato attutito
dal materasso, che qualcuno si era dimenticato di collocare. All’emergenza
Sarah aveva reagito con caratteristica energia, esortando i medici ad agire
subito. Il figlio la supplicava di ripensarci, lei rispose: «Scegli tu cosa
devo fare, ma sappi che o mi opero o mi ammazzo».
Ma era anche una scultrice come
con questo calamaio (Sphinx) che è in realtà un autoritratto. Si raffigura con ali di pipistrello, il corpo da grifone, la coda del pesce. E’ la sua
professione di attrice.
Che con la
piuma della penna diventa subito cocotte. In fondo è un calalamaio, una cosa da usare...
L’ha realizzata nel 1880, ha la combinazione fantastica della gioielleria contemporanea liberty, nonché per le immagini e le tecniche di bronzi manieristi del XVI secolo.
Sperimentò poi il marmo dimostrando talento e tecnica.
L’ha realizzata nel 1880, ha la combinazione fantastica della gioielleria contemporanea liberty, nonché per le immagini e le tecniche di bronzi manieristi del XVI secolo.
Sperimentò poi il marmo dimostrando talento e tecnica.
Alphonse Mucha - Sarah Bernhardt.
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