Il pazzo, / acceffa la scodella di pane la lecca / la tritola come un cane. / Guattisce / grugola /
trugola,/ mugola, / col viso entro la scodella di pane / che lecca e tritola
come un cane / Il teatro è fornito d'uscite di sicurezza
Lorenzo Viani
Ha la faccia un po’ così e
l’espressione un po’ cosi Lorenzo Viani quando lo vedi nelle foto. Fateci caso,
anche i suoi quadri e disegni sembrano somigliarli, che siano ritratti di
uomini o donne. Persino le barchette di pescatori nel porto possiedono uno
strano family feeling. Come i cani,
che finiscono per essere identici ai loro padroni. O come le coppe di vecchi
innamorati, che stanno insieme dai tempi del liceo e che mangiano la sera in
trattoria, rubandosi gli assaggi.
E negli ultimi tempi Lorenzo sta
sempre a bocca aperta, come una carpa, per quel maledetto asma che lo avrebbe condotto
al cimitero e che lo fa sembrare sempre stupito o sul punto di dire qualche
cosa.
Lorenzaccio, come lo chiamano gli amici, è un’idealista e un’anima
in pena che rincorre la creatività in tutte le sue forme. Ho acquistato una sua
filastrocca autografa che sembra già una poesia visiva per la sua anomalia
creativa. E scrive, disegna,
scende in piazza contro ogni torto.
Un genio in ogni suo frammento che
appartiene di diritto a quella categoria di artisti italiani che abbiamo rimosso,
per molto tempo emarginato, colpevole di un’adesione al primo fascismo che non
gli sarà mai perdonata. Un movimento che a guardar bene gli è del tutto avulso,
sia culturalmente che ideologicamente. Anarchico della prima ora, convinto che “la rivoluzione deve avere come avanguardia gli artisti, non gli
intellettuali, i pensatori, i filosofi.”
Benedizione dei morti in mare |
Una vita tormentata, che parte
proprio dalle contraddizioni della nascita. A Viareggio nel 1882.
Suo padre Rinaldo, al servizio di
Don Carlo di Borbone lavora nel Grande Palazzo Reale, sul viale dei Tigli che
congiunge la città marinara con la frazione di Torre del Lago. All’epoca si
contano 36 persone di servizio, e Lorenzo può fingere di essere un principino.
Preferisce però il caos del porto
di Viareggio, dove scappa quando può. Del resto si ferma alla terza elementare
per una congenita insofferenza a ogni forma di disciplina.
Spedito dal padre come apprendista
e “ragazzo spazzola” presso il barbiere Fortunato Primo Puccini e poi, presso
il collega, il socialista anarchico Narciso Fontanini, legge ogni genere di
libelli. Acuisce il suo odio per i potenti anche la vicenda del padre, che
licenziato dai Borbone viene ridotto in breve tempo in miseria. Non è certo un
caso che i derelitti saranno una delle sue continue materie narrative.
Viareggio è un posto strano dove
la fede e la devozione più accesa convivono con le prime idee di ateismo,
socialismo, anarchia, tanto che inizia a ospitare i primi scontri della lotta
di classe e i primi tafferugli.
Lorenzo Viani è sempre in prima
fila, a scazzottare, finisce addirittura in carcere. E quando non lotta, dorme
sulle pietre del molo o passa le notti al "Casone", ritrovo abituale
di vagabondi e ricercati o a bere all’Osteria dei Trascurati “…tanto umida che ci si spengevano le
candele”.
E’ in questi anni che inizia a
disegnare e a leggere come un forsennato.
Conosce il pittore Plinio
Nomellini che a sua volta lo presenta al vecchio Fattori, che commenta con
benevolenza i suoi disegni "pieni di errori, ma di buoni errori".
Ha 24 anni e si è iscritto alla Libera Scuola di Nudo annessa all'Accademia di Belle Arti di Firenze e
diviene esponente della cultura trasgressiva della Versilia che ha quello
sfaccendato di Puccini come grande sacerdote.
Nel 1907 alla Biennale veneziana
presenta I dispersi e Gli ossessi che ne consacrano il suo
status di artista. E’ pronto al suo primo dei tanti viaggio a Parigi, tappa
fondamentale del suo percorso artistico e personale.
La sua pittura di matrice
espressionista, è più europea che italiana, più maledetta che consolatoria. Tra
il 1911 e il 1915 la sua attività s’intensifica e al mestiere di pittore si affianca
quello di giornalista, politico e scrittore.
Ora ha anche uno studio, offerto a
Viareggio dalla municipalità, anche se continua a essere una “testa calda” sino
a quando non scoppia la guerra ed è chiamato alle armi.
dolore |
Finito il conflitto nel 1919 si
sposa a Viareggio con Giulia Giorgetti, maestra elementare, dalla
quale avrà tre figli, che segue nei diversi incarichi in giro per la Toscana,
insegnando lui stesso e scrivendo per più testate, compreso il Popolo d’Italia di Benito Mussolini e
poi con il Corriere della Sera,
esponendo più volte alla Biennale scrivendo romanzi e raccolte di incisioni.
Iniziano, però, a farsi sempre più
presenti gli attacchi di asma che lo obbligano a spostarsi in varie stazioni
climatiche sino al Sanatorio di Nozzano dove rimane confinato fino al luglio
del 1934. Uno spazio di vecchia concezione, dove in uno speciale sono
ricoverati i malati di mente, nel quale realizza un vasto ciclo di malati e
alienati mentali.
Nel 1936 si reca a Roma. Deve
realizzare un ciclo di pitture a tema marinaresco per il Collegio di Orfani IV
Novembre di Ostia, l'inaugurazione è prevista per il 4 novembre. Ma Lorenzo sta
sempre peggio, non riesce a finire il lavoro e muore il 2 novembre, il giorno
dei morti, stroncato da un attacco d'asma.
E’ stato anche uno scrittore
importante e immaginifico, creatore di parole, e un poeta straordinario, che ha
realizzato il più bel titolo della letteratura italiana: “Scriverò poesie così mi diranno poeta”, titolo e allo
stesso tempo manifesto. Geniale per un tipo che non aveva neanche la IV
elementare.
Ho imparato a conoscere i lavori di Lorenzo Viani nella stamperia di Artidoro Benedetti a Pescia.I racconti di alcuni tipografi su suoi aneddoti di vita mi sono rimasti vividi nella memora.
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