UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


Seguiteci anche ogni mese su ARTeDOSSIER
https://www.facebook.com/museoimmaginario.museoimmaginario

https://www.facebook.com/Il-Museo-Immaginario-di-Allfredo-Accatino-487467594604391/




domenica 13 agosto 2017

ARSHILE GORKY. IL PITTORE TRISTE.


 Abstraction allows man to see with his mind what he cannot physically see with his eyes... Abstract art enables the artist to perceive beyond the tangible, to extract the infinite out of the finite. It is the emancipation of the mind. 
It is an explosion into unknown areas.     
Arshile Gorky 

 

Ha una faccia da Ladri di Biciclette Arshile Gorky, no, più triste. Eppure oggi è genericamente ricordato come un famoso pittore statunitense, esponente e padre dell'espressionismo astratto.  E non era il suo vero nome, perché in realtà era armeno e si chiamava Vosdanig Manoug Adoian (in armeno: Ոստանիկ Մանուկ Ադոեան;1904 – 1948) e aveva preso lo pseudonimo di "Arshile Gorky" in omaggio allo scrittore russo Maksim Gor'kij, ("gor'kij" in russo significa "amaro"), che come lui fece una vita errante e dolorosa. Basti pensare che il trauma dell'abbandono da parte del padre, emigrato in America a cercare pane e sopravvivenza, gli fece perdere, per qualche tempo, la parola. Ed è stato proprio su un barcone, come quelli di oggi, che da Costantinopoli raggiunse Atene, poi Napoli, prima di emigrare negli Stati Uniti. 
Scoprì l’arte in America, ma rimase sempre un outsider, nonostante il rispetto dei colleghi, tanto da inventarsi una origine russa che non c’era, vantandosi di avere studiato, in altre città europeee dove pretendeva d'essere stato allievo di Kandinsky.
In lui l’astrattismo espressivo nasce dalla memoria, e dalla sua sofferenza. “Mi racconto storie, mentre dipingo... Spesso dalla mia infanzia”. E poi: “Mia madre mi raccontava molte storie mentre io schiacciavo la mia faccia, a occhi chiusi, nel suo lungo grembiule. Le storie e i ricami sul  grembiule si confondevano nella mia mente. E per tutta la vita hanno continuato a dipanare immagini nella mia memoria”.
Trovata una vecchia foto di famiglia, la replicò a lungo, alla ricerca di sé. Dalla sua pittura da emigrante nasce la nuova pittura americana.
Lavorò negli Stati Uniti con gli amici Jackson Pollock, Willem de Kooning e soprattutto con Sebastian Matta, che lo influenzò con le sue teorie esistenziali-psicologiche. 

 
Nonostante il suo talento, non ebbe certamente una vita fortunata. Nel 1946 molte sue opere andarono distrutte in un incendio. Rimasto paralizzato al braccio destro in seguito a un incidente automobilistico, ebbe due figlie, e morì suicida all'età di 44 anni. Di tale gesto venne accusato Sebastian Matta a causa di una sua relazione con la moglie dell'artista armeno. Harold Rosenberg scrive «Matta diventò "l'altro" di Gorky, nel senso più fatale del termine”. Ed è l'ennesina storia sgradevole che ho ascoltato su Matta.

 



Arshile Gorky e Willem de Kooning, circa 1937



Arshile Gorky, con le figlie Maro e Natasha e sua moglie

Roberto Sebastian Matta nel 1944




 

Nessun commento:

Posta un commento