UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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martedì 26 maggio 2015

REALISMO, IDEALISMO, UTOPIA, POLITICA. UNA LETTERA INEDITA DI RENATO GUTTUSO A ENRICO ACCATINO.


Caro Accatino,

grazie della tua lettera. Essa è una prova del tuo animo generoso e del tuo amore per la pittura. Se almeno tra noi c’è civiltà e rispetto e reciproca fiducia e stima, ciò ci dà la forza a resistere contro i tanti cani arrabbiati che urlano contro il lavoro umano e contro le opere dell’ingegno.
Perciò la tua lettera mi giunge assai cara e mi commuove. Vorrei vederti più spesso e se credi di farmi vedere la grande pittura che stai facendo te ne sarò grato. Abbiamo bisogno, per questa grande battaglia di rinnovamento dell’arte italiana, di tutte le forze nostre migliori. Una nuova forza è incominciata, superato il momento della polemica e della confusione dei termini. Perciò “realismo” significa ormai qualcosa di più profondo e vasto del “neo-realismo”, come noi (pochi) abbiamo sempre voluto e chiesto, e come nel lavoro di ci siamo impegnati a testimoniare.
Già si vede chi ce la fa e chi non ce la fa. Ora noi facciamo un giornale per il quale vorremmo sforzarci di segnalare il meglio che c’è in questa corrente, al di fuori di ogni settarismo politico, ma solo per l’arte italiana reale ed umana, comprensibile e profondamente legata ai nostri sentimenti, alle azioni, alla vita del nostro popolo e alle sue tradizioni nelle stesso tempo culturali e popolari, di lavoro, di lotta e di genio.

Ti abbraccio. Renato Guttuso

Renato Guttuso, 1950
Enrico Accatino 1949

Siamo tra il 1947 e il 1949. Renato Guttuso è un pittore di successo, di casa alla Biennale di Venezia, nei collettivi, nei salotti e nelle redazioni di tutta Italia. Ha circa 40 anni, e comunista della prima ora, si gode ora il privilegio di essere uno che, in fondo, lotta ma ha già vinto. Uno che viene supportato dal partito, che vende bene. Un rivoluzionario che si potrebbe sedere.

Ma è proprio così? Non sembra in questa forte e illuminante lettera inedita che ci piace condividere per la prima volta e che svela la forte tempra morale e idealista che caratterizza il primo Guttuso, e che unisce per alcuni anni due artisti con storie e approdi fortemente diversi.

Nove anni di differenza sono niente quando si è adulti. Un abisso quando hai 29 anni e stai debuttando nel mondo dell’arte. Questa la condizione di Enrico Accatino (Genova 1920-Roma 2007), giunto a Roma dopo un lungo andirivieni tra Italia (ha fatto persino il tonnarotto alle mattanze di Carloforte come pescatore di tonni) e Francia, dove ha conosciuto Matisse, al quale Renato Guttuso al vernissage della sua prima mostra a via Margutta decide di comprare i suoi primi due quadri. Complice Roberto Melli, che li ha presentati e che con entrambi condivide le merende sulla terrazza della sua casa popolare a Testaccio e l’aver visto in un ragazzo senza arte né parte ripercorrere i suoi stessi soggetti. Quello che li unisce è un’attenzione per le persone umili, il lavoro dei campi (molte opere hanno nomi simili: zappatori, vangatori, spaccapietre…) delle persone più semplici. Ci arrivano per due strade diverse, politica per Renato, etica per Accatino dando vita tra il 1946 e il i primi anni ’50 a opere molto simili. Ma nasce una stima che durerà per anni, sino a quando il rifiuto di Enrico di schierarsi in maniera militante, e la sua conversione all’astrattismo, nel 1957 e il 1958, porterà alla definitiva rottura tra i due. 

Enrico Accatino
Renato Guttuso
Enrico Accatino, 1948 . contandini
Renato Guttuso, 1951, contandini
Fichi d'India, Renato Guttuso
Fichi d'India, Enrico Accatino 

Oggetto della lettera, il realismo (contro il neo-realismo modaiolo subito imperante). Tema che Guttuso affronta in vari articoli su "Vie Nuove", "L'Unità" e "Rinascita", che presuppone una pittura popolare e accessibile alle masse. “Pur non potendo negare le affinità con il realismo socialista sovietico, Guttuso sostiene che la propria ideologia artistica scaturisce da convinzioni profondamente sentite e non imposta da alcun sistema politico.“
Qualche volta, bisognerebbe risalire alle fonti.



10 ANNI DOPO - E' IL 1960

ENRICO ACCATINO, COMPOSIZIONE, 1959






GUTTUSO, RITRATTO DI DONNA,  1960













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