UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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martedì 8 novembre 2016

William Holbrook Beard. IL PITTORE DELLE BESTIE

The fishwife at work 1885


Il potere della morte, 1889/1890


William Holbrook Beard (1824 - 1900) è originario di una famiglia di modesti artisti di Painesville, Ohio, specializzati in rassicuranti ritratti e paesaggi destinati ad arredare le case della piccola borghesia. A un certo punto, sulla soglia dei 40 anni, ha un’idea: sostituisce gli esseri umani con animali umanizzati, scimmie, orsi (lui si chiama Beard, cioè barba, parola con una forte assonanza con “bear” orso), e inizia a rappresentare bestie che fanno gli uomini, umani che maltrattano animali, e animali che trattano gli animali da umani. Ma anche animali che interagiscono con Dio. Insomma, fa quello che dovrebbe fare ogni creativo: sparigliare le carte, ribalatare le soluzioni e realizzare scene satiriche, che avranno una vasta diffusione nella seconda metà del XIX sec.
Accade così che in alcuni casi l’idea superi la “normalità”, e permetta a un pittore, altrimenti anonimo e dimenticato, di dare vita a un mondo affascinante, dove addirittura la scelta del soggetto finisce per elevare la pittura, sino a renderla un piccolo capolavoro di genere.

It Rains It Shines, The Devil Whipping His Wife

A me, ad esempio coinvolge e colpisce il quadro “Il potere della morte” 1890, nel quale uno Spettro avvince una tigre, mentre l’elefante giace a terra, già sconfitto, come il leone, che si intravede nello sfondo, come le atre vittime. Un po’ Gericault, un po' Settimo Sigillo, un po’ Mister Destino di Stan Lee.

Mi piace “La danza degli orsi” nella sua totale e inspiegabile follia, come la “Moglie del Pescatore” in versione scimmia, che sembra un dipinto fiammingo. O il paesaggio post gotico e post romantico, con un piccolo bambino che si affaccia nella campagna ad una grata o a una fossa, nascosta nella terra. Mentre al di sotto di lui il “Diavolo fustiga sua moglie” (The Devil Whipping His Wife), un capolavoro dell’assurdo. Che si ispira ad una fonte letteraria, forse a Salvator Rosa, ma sa assumere uno stile pittorico “alto”.

Di fatto autodidatta, il giovane artista inizia la sua carriera offrendo i suoi servizi di pittori con il fratello maggiore James Henry Beard, e poi lavora per diversi anni come ritrattista itinerante nel suo stato natale. Si trasferisce a New York City nel 1845, ma nel 1850 lascia la metropoli per Buffalo, dove apre uno studio e sposa la figlia di un artista di successo come Thomas LeClear. Lascia la moglie a badare alla casa e per due anni viaggia in Europa. Quando torna, nel 1858, inizia a dipingere le opere animalizzate che lo hanno reso celebre, probabilmente ispirate dalle incisioni di Thomas Landseer che aveva visto in Europa e alle stravaganti serie dedicate alla epopea "monkeyana".


the Discovery Of Adam, 1891
Dancing bears

Nel 1860 torna a New York, e va a vivere nel Tenth Street Studio Building, dove hanno lo studio gli artisti alla moda. Viene eletto accademico nel 1862. Non so altro.

So che riesce anche a vedere il novecento. Forse morirà contento. Forse no. Le fonti non ne parlano. E non ci è mai dato di saperlo.



 
Monkeyana caricature by Thomas Landseer, 1828







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