UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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venerdì 15 febbraio 2013

CAMILLE CLAUDEL. PAZZA PER AMORE.


“Una fronte superba, occhi magnifici, di un blu così profondo e così raro che si trova solo nei romanzi...” Così scrive Paul Claudel, il celebre poeta, della sorella Camille. Scultrice, pazza, amore e collaboratrice di Rodin. Vissuta 30 anni in manicomio e la cui tomba verrà dispersa.



Camille Claudel era nata l’8 dicembre 1864, a Villeneuve-sur-Fère, piccolo villaggio dello Champagne. Il padre era il Direttore dell’Ufficio delle Imposte; la madre una donna infelice di rigidi principi morali, incapace di manifestazioni di affettività. In particolare non accettò mai Camille, che fin da bambina manifestò aspirazioni per lei inconcepibili. Dopo Camille, a distanza di due anni, nacquePaul, con il quale Camille ebbe sempre un legame intimo e complesso. Già a 13 anni comincia a modellare le sue prime figure in argilla. Non seguendo un iter di apprendimento regolare si rivolge istintivamente a soggetti viventi, saltando i lunghi esercizi di copia di nature morte imposti dalle Accademie; la scultura coinvolge lei e l’intera famiglia: non avendo ricevuto lezioni affronta audacemente i soggetti mobili e, a turno, tutti sono costretti a posare per lei. Da ragazza Camille legge molto, e accumula, con la sregolata attività dell’adolescenza e dell’isolamento, una cultura eccezionale.
Nel 1879, quando Camille ha 15 anni, il padre chiede un giudizio allo scultore Alfred Boucher, che fu talmente impressionato dal suo talento da proporsi come insegnante.
Camille lottò per convincere il padre a trasferirsi a Parigi, e nel 1881 i Claudel si trasferirono a Parigi dove Camille affittò un atelier con tre amiche inglesi. Tre anni dopo lo scultore dovette lasciare le sue allieve e chiese ad Auguste Rodin, ancora poco conosciuto, di sostituirlo, raccomandandogli in particolar modo Camille. Rodin riconobbe subito lo straordinario talento di Camille, che aveva 24 anni meno di lui e nel 1883 la volle nel suo atelier, con le mansioni di modella e di sbozzatrice.






Aveva solo 19 anni, una bellezza prepotente ed un fascino assoluto che riuscì a sconvolgere la vita di Rodin che aveva 43 anni ed un legame stabile con Rose Beuret, donna rozza e semianalfabeta che gli aveva dato un figlio, ma che non aveva sposato. Camille diventa la sua amante e vivendo con lui anni di passione e di lavoro comune, aiutandosi ed ispirandosi a vicenda nel creare alcuni fra i più grandi capolavori scultorei di tutti i tempi.
La comunanza di Auguste e Camille è evidente, lavorano insieme in un continuo scambio di esperienze, al punto che diventa difficile distinguere il ruolo in determinate opere per le quali si può parlare di “sculture a 4 mani”. Nell’atelier tutto si decideva insieme e Rodin lasciava che Camille modellasse mani e piedi delle sue opere.
Rodin affittò per loro due una dimora in rovina, una villa con un giardino selvatico dove avevano già abitato George Sand ed Alfred de Musset al tempo della loro storia d’amore.
La famiglia Claudel finse d’ignorare per lungo tempo che Camille conviveva, situazione, per quei tempi, scandalosa.
Intanto Rodin diventò sempre più celebre tanto che nel 1887 ottenne la Legion d’onore. Camille, nel frattempo, scolpì i suoi capolavori ed insieme a Rodin frequentò i grandi pittori Impressionisti. 


Auguste Rodin
Una delle opere di Rodin, realizzata a 4 mani con Claudine, o comunque molto influenzata dalla sua presenza e dalla sua collaborazione.

Durante la relazione Camille rimase incinta, ma interruppe la gravidanza. L'aborto influenzò emotivamente la loro storia, e quando Camille ha quasi trent’anni, la relazione con Rodin cominciò a franare. Rodin, pur amandola e sostenendola nella sua vocazione, nel 1892 rifiutò di sposarla. I legami artistici e sentimentali tra loro due si allentarono, ma non s’interruppero definitivamente, tanto che lui l’aiutò in varie occasioni.
Nel 1893 Camille ruppe definitivamente i rapporti con Rodin, affittò uno studio-abitazione e realizzò per conto suo alcune sculture assai importanti.
Dopo Rodin, Camille incontrò il giovane compositore Claude Debussy, con una relazione durata un paio di anni. Probabilmente perché Camille non riusciva ad abbandonarsi al rapporto sentendosi, in fondo, ancora legata a Rodin.
Camille viveva sola in una piccola casa, numerose erano le difficoltà finanziarie. Essere scultori comportava spese ingenti per i materiali e Camille non riusciva a sostenerle, si e doveva ricorrere all’aiuto del padre e del fratello. Un profondo rancore verso Rodin le invase il cuore e la mente. Cominciò a soffrire di ossessioni. Pensava che Rodin volesse impossessarsi delle sue opere e ne distrusse alcune; che la facesse spiare dai suoi assistenti per rubarle le idee e volesse ucciderla.
Ormai costretta in ristrettezze economiche, va sempre più isolandosi. Si chiuse nel suo atelier, e visse in povertà tra gatti, ragnatele e marmi. Completò le sue opere e le distrusse a colpi di martello. Vere e proprie “esecuzioni”, come lei stessa le definì. Nel 1911 lo stato di salute di Camille si aggravò; viveva in isolamento quasi totale, in condizioni d’indigenza, nel disordine e nell’abbandono.
Alle difficoltà e alle ossessioni si aggiungono gli odi familiari, a Villeneuve è persona non gradita, sua madre la subissa di rimproveri e la condanna, il fratello Paul è lontano dall’Europa e, dopo la conversione, la condanna come peccatrice. 




Il 3 marzo 1913 il padre morì.
La follia di Camille fu così l’argomento di una riunione di famiglia, cui parteciparono anche il marito della sorella, magistrato, ed il fratello Paul che, in quanto diplomatico di carriera, riteneva Camille troppo ingombrante anche per lui che pure le voleva bene e decisero di condannarla ad essere cancellata dalla vita sociale. Il 10 marzo 1913, per volontà dei familiari e soprattutto della madre che firmò la carta per farla interdire, venne internata nell’Ospedale psichiatrico di Ville-Evrard e poi, allo scoppio della prima guerra mondiale, fu trasferita a Montdevergues, vicino ad Avignone.
Nei primi anni d’internamento la madre fece vietare ogni visita alla figlia. “Tenetevela, ve ne supplico… ha tutti i vizi, non voglio rivederla, ci ha fatto troppo male”. Così scriveva la madre al Direttore del Manicomio senza riuscire a perdonarle le sue scelte anticonformiste. Camille sembra dimenticata da tutti: la madre e la sorella non le faranno mai visita, il fratello Paul solo due volte in trent’anni d’internamento. Le sue condizioni sono alterne, passa da fasi in cui è preda, secondo i rapporti medici, di manie di persecuzione, a momenti di maggiore serenità. E con il passare degli anni diventò sempre più tranquilla e chiedeva insistentemente di tornare a casa.
Nel 1917 morì Auguste Rodin, all’età di 77 anni. Nel 1925 gli stessi medici proposero un tentativo di riavvicinamento alla famiglia, consigliando di farla rientrare a casa. Ma questa soluzione non fu mai presa in considerazione dai familiari. Camille, come testimonia una sua lettera, rifiutò anche le sollecitazioni che le venivano rivolte di riprendere la scultura. Resterà rinchiusa, sentendosi una prigioniera ed alternando lucidità e follia.

Nel 1942 le condizioni fisiche ed intellettuali di Camille registrarono un progressivo indebolimento e il 19 ottobre 1943, dopo trent’anni d’internamento, morì. Nessuno, nemmeno il fratello, partecipò al suo funerale.
Successivamente l’Ufficio Cimiteri comunicò alla famiglia Claudel che il terreno dove era stata sepolta Camille Claudel era stato requisito per “necessità di servizio” e che la sua tomba, sormontata da una croce recante le cifre “1943 - n. 392”, non esisteva più.
Così la ricordò suo fratello Paul, riassumendo l’amara vicenda della sua vita: “Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria ed inoltre un’energia, un’immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta al fallimento completo.” (da Maria Grazia La Rosa)


Ultima foto di Camille Claudel

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