Nato nel 1924, morto nel 2008 a Viareggio, Beppe Domenici è
stato uno dei grandi protagonisti del ventennio d’oro della Ceramica Italiana
che vide confrontarsi, ad armi pari, artisti e artigiani, presi dalla febbre di creare forme e
composizioni sempre nuove, mai viste. Uno dei grandi fenomeni italiani, anche sotto il fronte del Made in Italy, che unì tradizione e innovazione, e che portò maestranze e artisti a conquistare il mondo. Domenici, diplomatosi a Lucca, ne viene affascinato. A soli 23 anni opera prima a Vallauris, in Francia (dove lavora anche Picasso), poi ad
Albisola in Liguria, nella manifattura di Pozzo Garitta, località che divenne in quegli la capitale mondiale di una tecnica antichissima eppure assolutamente innovativa e dove diventa amico Lele Luzzati e Lucio Fontana, con cuoi condividè per anni forno ed esperienze.Una produzione plastica che spazia in ogni possibile
applicazione, portata avanti tra gli anni ‘50 e ’70, quando il dopoguerra
cambia completamente la concezione dello spazio domestico, rendendo accessibili
le intuizioni che Gio Ponti aveva portato avanti con la manifattura Richard
Ginori. Non è più pensabile una casa senza bagno, la cucina diventa “living”,
gli edifici urbani richiedono decorazioni a parete capaci di durare nel tempo,
la casa, oggetti e forme nuove. Ceramica e maiolica - artigianali o industriali
- sono materiali perfetti, modellabili, di facile manutenzione. Nascono così
vasi dalle fogge azzardate e dai colori luminescenti, tavolini, obelischi e
fontane. Non c’è limite, e Domenici arriverà a rivestire persino pianoforti e
barche da crociera, o la Fontana delle Quattro Stagioni (1959), che accoglie ancora
oggi i bagnanti alla passeggiata a mare.
Domenici ha girato il mondo,
dal Brasile all'Australia (dove rappresenta la Toscana alla Italian Fair), realizzando scenografie per il cinema e il circo (da Moira Orfei a Darix Togni con il mitico Florilegio)
e per il Carnevale di Viareggio, del quale fu il primo negli anni ’50 a
meccanizzare i carri, facendo ruotare, inserendo nuovi materiali accanto alla cartapesta. Pittore sensibilissimo a appreso i primi rudimenti da Norma
Mascellani, l’allieva prediletta di Giorgio Morandi, e da Lorenzo Viani, esplorando
all’inizio uno stile novecentista e purista, e poi suggestioni espressioniste e
surrealiste. Con una vena ironica che, a volte, prende il sopravvento.
E' questa sua poledricità che conquista e commuove, e che racconta un uomo che non si è mai tirato in dietro, che non ha avuto paura di sporcarsi le mani, che ha amato "l'alto" e rispettato "il basso" perché ha compreso che la creatività non ha mai etichette.
E' questa sua poledricità che conquista e commuove, e che racconta un uomo che non si è mai tirato in dietro, che non ha avuto paura di sporcarsi le mani, che ha amato "l'alto" e rispettato "il basso" perché ha compreso che la creatività non ha mai etichette.
bozzetto per la fontana delle quattro stagioni |
Beppe Domenici (a sinistra) con Arturo Dazzi |
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