UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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lunedì 17 aprile 2017

GLI EROI NORD COREANI, ARMATI DI MATITE E PC

L’UOMO NON LO (S)PIEGHI. Anzi, lo pieghi, ma quello rinasce, e tutto passa. Ogni politica, fede, impero, passa. Ricordatevelo sempre.
Così, passerà anche la dittatura nordcoreana, sperando che Trump non usi la Corea, unico stato nemico con un esercito regolare e una capitale da bombardare, per migliorare il suo CV di eroe di cartapesta. E non occuparsi di altri problemi, in parte causati anche dalla politica disastrosa di mr. Bush. Ma questo è un altro discorso.
 


Ebbene, giù il cappello.
Yellow Kim Press, è una factory nordcoreana di fumetti che per sessant’anni ha combattuto il regime clandestinamente, con le armi della satira e dell’iconoclastia. Un’avventura pericolosa che ha un nome: Aju Meosjin, di cui non esistono fotografie ufficiali.       

Come ha raccontato bene Bizzarro Bazar, Aju nasce a Pyongyang nel 1946, e cresce fra stampe e litografie di suo padre, tipografo.
Quando eredita la tipografia, alla morte del padre, Aju ha soltanto undici anni ma evidentemente è cresciuto in fretta e ha le idee fin troppo chiare. Comincia a rifiutarsi di produrre gruim-chaek, le stampe a disegni di propaganda governativa, e fonda la casa editrice Yellow Kim, con cui sogna di dare voce al sottobosco di artisti locali, spesso dissidenti.”
Quando il padre muore, rileva la tipografia, e inizia a raccogliere i più scapestrati delle giovani matite. Dagli anni della beat generation coinvolge sempre più talenti, stampando poi le fanzine nella Corea del Sud, e o di nascosto al Nord, ma viene perseguitato e la tipografia chiusa.
Alla morte di Kim Jong nel 2011 inscena la propria morte per tentare la fuga, approfittando del lutto nazionale. Anche questo progetto fallisce, e la polizia arresta il gruppo, ma Aju riesce ancora una volta a scappare. Di lui non si sa più nulla.








Ma la realtà, come sempre, supera la fantasia.
 

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