Agnes Richter (Zottewitz 1844-1918) era una sarta tedesca segregata come un paziente in un manicomio a partire dal 1890. Nei quasi vent’anni di reclusione iniziò a ricamare, prima le camice di forza e le divise, poi vecchi abiti da donna portate dalle opere di carità. Il suo progetto è semplice quanto di straordinaria forza simbolica: trasformare abiti che condannano alla anonimità e dovrebbero ricondurre alla normalità in opere capaci invece di raccontare la propria storia, il proprio mondo, con pensieri, segni, frasi, colori. Sono tutte conservate presso la Collezione Prinzhorn presso la Clinica psichiatrica dell'Università di Heidelberg, la maggiore raccolta di opere di artisti alienati e outsider art.
Per sensibilità e gusto sembra realmente presagire le ricerche della Textile Art e della Fiber Art, fregandosene della moda, dell’arte e delle convenzioni del proprio tempo, più rivoluzionaria e visionaria delle avanguardie a lei contemporanee.
Per sensibilità e gusto sembra realmente presagire le ricerche della Textile Art e della Fiber Art, fregandosene della moda, dell’arte e delle convenzioni del proprio tempo, più rivoluzionaria e visionaria delle avanguardie a lei contemporanee.
stupendo.
RispondiEliminastupendo.
RispondiEliminaChe belli, e che bella la mente umana che ragiona per proprio conto e che per proprio conto crea!
RispondiEliminaPS: inserisco tra i miei link il tuo blog. Grazie.