C’è una scultura del 1752 dal
titolo “La pudicizia” che credo abbia
aiutato molti scugnizzi di Napoli a fare le cose più impudiche e peccaminose
che mani di ragazzino abbiano mai sperimentato. Si trova vicino a Spaccanapoli,
nella famosa Cappella San Severo , e si
dice raffigurasse la nobildonna Carlotta Gaetani, moglie di Raimondo. Santa
donna….
Un velo di
marmo copre le pudenda, svelando in realtà l’incavo del ventre, la forma dei
seni, attorcigliandosi come un serpente sui capezzoli, che si innalzano verso
il cielo ad indicare il Creatore!
…ok, ora
mi calmo.
Ma è
questo l’effetto VELO E NON VELO che dall’antichità ellenistica del terzo secolo a.C. ha scatenato
l’estro di scultori e pittori, anche se è dal seicento e settecento che iniziano
a riempirsi chiese e cimiteri di vergini velate e quindi, svelate. Belisario Righi che questo tema ha
ampiamento studiato nelle schede allegate, ha scrito:
“Il velo, essendo di per sé diafano, ha quale caratteristica preminente
quella di coprire, o più precisamente di ammorbidire attraverso la sua
trasparenza i contorni di ciò che avvolge.
Nelle arti figurative è elemento di
modificazione dell’identità, la quinta teatrale, che separa la realtà vera da
quella immaginaria, offrendo all’artista che lo adotta, la possibilità di
ritrarre immagini nella loro più intrinseca essenza, prescindendo dalla loro
reale fenomenicità.
Scultura, Pittura e Fotografia, le tre
principali Arti figurative ne hanno spesso fatto uso nelle rappresentazioni,
con diverse valenze. A volte per nascondere, altre volte per mascherare e
spesso solamente per creare effetti di virtuosità compositiva, ma la Scultura è
quella che offre le migliori e più audaci interpretazioni di questa tecnica,
anche per le ristrettezze impostele dalla limitata duttilità dei materiali
deputati alla realizzazione delle opere…”
Vediamo qualche maestro. Poi, mi
direte.
Antonio Corradini (1668 - 1752), attivo in Italia e in Europa, dove
lavorò per i più grandi Sovrani dell’epoca, per l’Imperatrice Maria Teresa
d’Austria, per lo Zar Pietro II Il Grande e per molte famiglie gentilizie.
Partecipò su commissione del nobile Raimondo di Sangro Principe di Sansevero
Giuseppe Sanmartino (1720 - 17923) autore con Il Cristo velato di uno dei più grandi capolavori della scultura di
ogni tempo. Un’opera affascinante che si trova a Napoli, ricca di mistero,
perché si diceva che il corpo del Cristo, fosse in realtà un velo in tessuto,
trasformato in roccia grazie ad uno speciale liquido inventato dal sinistro
Principe di San Severo, illustre alchimista.
Innocenzo Spinazzi (1726 - 1798). Nel 1772, all’età di 28 anni, morì di
malattia al petto la Principessa russa Barbara Jakovlevna Tatisjtjeva. Il
marito inconsolabile volle che si ergesse nel cimitero di San Lazzaro in
Torino, dove riposava la salma, un monumento funebre a imperitura memoria
dell’amata moglie. Fu incaricato il restauratore di statue classiche Innocenzo
Spiazzi. Su questa statua, conosciuta come la
Velata è nata una leggenda, secondo cui il fantasma della principessa si
aggirerebbe alla ricerca del suo amato sposo; e in molti giurano di aver udito
pianti di dolore provenire dalla statua e di aver visto una donna bellissima,
dai capelli biondi e il volto d’angelo, aggirarsi inconsolabile tra le
lapidi.
Raffaele Monti (1818 - 1881)
Il sonno del Dolore e il sogno della Gioia, di
Raffaele Monti fu esposto al Salone Internazionale di Londra nel 1862. La
figura velata del sogno della Gioia sembra librarsi sopra la figura dormiente
del Dolore. L’insieme, apparentemente lirico, vuole in realtà rappresentare il
risveglio della situazione politica e dell’unità culturale italiane, dopo la proclamazione
del regno d’Italia. A questa seguirono tantissime altre opere di grande talento
visivo.
Giovanni Maria Benzoni (1809 - 1873) Rebecca è la moglie
di Isacco, figlio di Abramo (Genesi). E' qui raffigurata nell'atto di vedere
per la prima volta Isacco. Lo sguardo, dagli occhi abbassati e il velo che ne
ricopre il volto, denotano la modestia e la timidezza della donna, mentre il
braccio sinistro, seppur calato, lievemente discosto dal corpo è pur esso un
timido gesto di accoglienza e di benvenuto. La datazione dell'opera è incerta: 1863/1864.
Giovanni Strazza (1818 - 1875) La Vergine Velata, eseguita, in marmo
di Carrara, a Roma fu trasferita in Canada nel 1856 e nel 1862 nel Convento
delle Suore della Presentazione a S. Giovanni a Terranova. Non è interessato
all’esteriorità dell’immagine, ma soprattutto a ciò che essa cela, a ciò che
porta dentro, o meglio a quello che sta sotto la superficie fenomenica. In
quest’ottica, l’artista tende a snobbare la narrazione d’immagine, per
addentrarsi nella concettualità più segreta e più intima degli elementi
ritratti, ricoprendoli di veli che esaltano la plasticità del lavoro e al tempo
stesso assolvono al compito di nascondere tutto il nascondibile possibile,
elevando così al massimo grado il senso di immanenza concettuale.
Dopo di loro, il diluvio…
Le Souvenir detail, 1885, Musée d'Orsay Marius Jean Antonin Mercié i |
Donna velata, scultura funebre, Vienna, 1890 |
erwin blumenfeld voile mouillé paris 1937 |
Ruth Bernhard - Wet Silk, 1938 From Ruth Bernhard: The Eternal Body |
Janine Antoni, 2000 |
Kevin Francis Gray, 2014 |
John Isaacs, La Pietà Velata, 2015 |
Grazie Alfredo per queste finestre che apri sull'arte di artisti non noti ma straordinari
RispondiEliminaForse è vero: l'oltre è già in queste sculture
RispondiEliminaGrazie
RispondiEliminaGrazie per la bella raccolta di immagini. Onore a chi ha saputo velare col marmo stupende figure.
RispondiEliminaMolto bravi i maestri del passato, non si può dire la stessa cosa dei maestri attuali
RispondiEliminaTommaso Fiermonte
RispondiEliminaMolto bravi i maestri del passato, non si può dire lacstessa cosa dei maestri attuali. Tommaso fiermonte, scultore
RispondiElimina👍
RispondiEliminaGrazie! Stupenda monografia
RispondiEliminaMa la tecnica e' spiegata da qualche manoscritto?
RispondiEliminabhe non direi proprio "dopo di loro il diluvio"...!
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