“Non ci sono regole in pittura”
Goya, 1792
Francisco Goya (1746-1828) è il più
moderno artista del ‘700, e il primo del ‘900. E rappresenta per l’arte ciò
che Beethoven ha rappresentato per la musica. Entrambi erano sordi, e forse fu
proprio questo, la capacità di ascoltare in sé che permise loro di vedere e andare
oltre. O forse, era solo rabbia che li guidava, perché la rabbia a volte ti aiuta,
come una droga.
Questo
quadro non ha titolo. Noi lo chiamiamo “Il cane” ed è una delle opere più enigmatiche della storia della pittura. Anzi, siamo precisi, non è un quadro ma una pittura privata, realizzata a olio sull’intonaco del muro di una stanza. Un
cane fa capolino dalle tenebre, da una superficie tagliata che sa di terra e
ocra. E’ un’ombra? E’ la notte? La vecchiaia? Emerge o sta per essere sopraffatto dal buio? Le orecchie sembrano abbassate (paura) o alzate (attenzione) a seconda di come lo guardi. Forse vede qualcosa o aspetto che qualcosa compaia. Alcuni ci leggono una figura una umana: il padrone? Una minaccia? una presenza ultraterrena?
Venne
dipinto nel 1820/23 quando il pittore, già acclamato, lascia la corte, la
capitale e la folla per chiudersi in una casetta sul fiume al ponte di Segovia.
La Quinta del Sordo (un caso vuole che
anche il vecchio proprietario fosse sordo) si riempie così di una serie di
decorazioni emblematiche. Quattordici pitture murali su intonaco: pinturas negras. Cupe, estreme, a volte violente, più
vicine alla urban art che alla cultura del tempo. Goya non le voleva vendere e
le lasciò lì quando fuggì di nuovo. Poi vennero strappate e messe su tela. Ora
sono al Prado.
Che cosa rappresenta il quadro?
André Malraux ha scritto semplicemente “ne cerchiamo un significato”. L’attrice
Helen Mirrer, che lo ha indicato come il suo quadro preferito, ci regala una
visione affascinante: “'Il cielo è giallo
strano, e striato di pioggia. Il cane è catturato, intrappolato nella terra e sta
guardando la propria morte, o solleva la testa dopo un diluvio? … Qui, lo
sguardo è un misto di paura e speranza… Per me, questo lavoro racconta la
storia dell'umanità intrappolata nella sua forma terrena, che contempla la
vastità dell'universo e il mistero della vita.”
A me colpisce la contemporaneità della pittura
che contiene già Burri e l’informale. Che sembra presagire la scomparse delle
forme. Ma il cane, forse, è anche speranza. Forse.
pinturas negras |
Alberto Burri, sacco 1954 |
Interessante
RispondiEliminaOttimo esempio di lettura multipla. Stending ovescion.
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