The fishwife at work 1885 |
Il potere della morte, 1889/1890 |
William Holbrook Beard (1824 - 1900) è originario di una famiglia di modesti artisti di Painesville, Ohio, specializzati in rassicuranti ritratti e paesaggi
destinati ad arredare le case della piccola borghesia. A un certo punto, sulla
soglia dei 40 anni, ha un’idea: sostituisce gli esseri umani con animali
umanizzati, scimmie, orsi (lui si chiama Beard, cioè barba, parola con una forte assonanza con “bear” orso), e inizia a rappresentare bestie che fanno gli uomini, umani che maltrattano animali, e animali che
trattano gli animali da umani. Ma anche animali che interagiscono con Dio.
Insomma, fa quello che dovrebbe fare ogni creativo: sparigliare le carte,
ribalatare le soluzioni e realizzare scene satiriche, che avranno una vasta
diffusione nella seconda metà del XIX sec.
Accade così che in alcuni casi l’idea superi la “normalità”, e permetta a un pittore, altrimenti anonimo e dimenticato, di dare vita a un mondo affascinante, dove addirittura la scelta del soggetto finisce per elevare la pittura, sino a renderla un piccolo capolavoro di genere.
Accade così che in alcuni casi l’idea superi la “normalità”, e permetta a un pittore, altrimenti anonimo e dimenticato, di dare vita a un mondo affascinante, dove addirittura la scelta del soggetto finisce per elevare la pittura, sino a renderla un piccolo capolavoro di genere.
A me, ad
esempio coinvolge e colpisce il quadro “Il
potere della morte” 1890, nel quale uno Spettro avvince una tigre, mentre
l’elefante giace a terra, già sconfitto, come il leone, che si intravede nello
sfondo, come le atre vittime. Un po’ Gericault, un po' Settimo Sigillo, un po’ Mister Destino di Stan Lee.
Mi piace “La danza degli orsi” nella sua totale e
inspiegabile follia, come la “Moglie del
Pescatore” in versione scimmia, che sembra un dipinto fiammingo. O il paesaggio
post gotico e post romantico, con un piccolo bambino che si affaccia nella
campagna ad una grata o a una fossa, nascosta nella terra. Mentre al di sotto di lui il “Diavolo fustiga sua moglie” (The Devil Whipping His Wife), un
capolavoro dell’assurdo. Che si ispira ad una fonte
letteraria, forse a Salvator Rosa, ma sa assumere uno stile pittorico “alto”.
Di fatto autodidatta, il giovane artista inizia la sua carriera offrendo i suoi servizi di pittori con il
fratello maggiore James Henry Beard, e poi lavora per diversi anni come
ritrattista itinerante nel suo stato natale. Si trasferisce a New York City nel
1845, ma nel 1850 lascia la metropoli per Buffalo, dove apre uno studio e sposa
la figlia di un artista di successo come Thomas LeClear. Lascia la moglie a
badare alla casa e per due anni viaggia in Europa. Quando torna, nel 1858,
inizia a dipingere le opere animalizzate che lo hanno reso celebre,
probabilmente ispirate dalle incisioni di Thomas Landseer che aveva visto in
Europa e alle stravaganti serie dedicate alla epopea "monkeyana".
Dancing bears |
Nel 1860 torna
a New York, e va a vivere nel Tenth Street Studio Building, dove hanno lo
studio gli artisti alla moda. Viene eletto accademico nel 1862. Non so altro.
So che riesce
anche a vedere il novecento. Forse morirà contento. Forse no. Le fonti non ne
parlano. E non ci è mai dato di saperlo.
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