Nel 1938, a causa delle persecuzioni naziste a danno degli
ebrei Sigmund Freud
fu costretto a lasciare la sua vecchia casa di Vienna, al numero 19 di
Berggassee, e a trasferirsi con la sua famiglia a Londra, al n.20 di Maresfield
Gardens, lasciando le sorelle, che saranno poi gasate.
A Londra Freud trascorse l'ultimo anno della sua vita, durante il quale, seppure vecchio e malato di cancro, continuò a scrivere e lavorare. E a utilizzare il suo divano.
A Londra Freud trascorse l'ultimo anno della sua vita, durante il quale, seppure vecchio e malato di cancro, continuò a scrivere e lavorare. E a utilizzare il suo divano.
La storia vuole che il sofa
coperto da un tappeto persiano shiraz, secondo una moda etnica molto cara a
Freud che era circondato anche da statuette africane di cui era collezionista – descritto dai pazienti
come estremamente confortevole – sia stato usato per la prima volta nel 1890 (o
forse 1900) da Madame Benvenisti, che gliene fece dono. Nel 2013, rimasto nella
casa divenuta museo, cadeva però pezzi, tanto da richiedere una sottoscrizione
di 5000 sterline per il suo restauro.
La storia dice che il lettino venne usato da Freud per motivi “tecnici”, come fornire una posizione di neutralità all'analista o impedire di essere continuamente osservato dai propri pazienti e dover controllare per tutto il tempo la propria mimica e la propria condotta non verbale.
Oggi il lettino è usato soltanto da pochi terapeuti a orientamento psicoanalitico, e spesso limitatamente ad alcuni pazienti o in circostanze particolari. La maggior parte degli psicoterapeuti, infatti, ha ormai da lungo tempo abbandonato l'uso del lettino, preferendo il colloquio "vis à vis", cioè stando seduti di fronte al paziente.
La storia dice che il lettino venne usato da Freud per motivi “tecnici”, come fornire una posizione di neutralità all'analista o impedire di essere continuamente osservato dai propri pazienti e dover controllare per tutto il tempo la propria mimica e la propria condotta non verbale.
Oggi il lettino è usato soltanto da pochi terapeuti a orientamento psicoanalitico, e spesso limitatamente ad alcuni pazienti o in circostanze particolari. La maggior parte degli psicoterapeuti, infatti, ha ormai da lungo tempo abbandonato l'uso del lettino, preferendo il colloquio "vis à vis", cioè stando seduti di fronte al paziente.
Ma perché
Sigmund Freud a un certo punto ha voluto che i suoi pazienti si venissero ad
adagiare su un divano? Siamo certi che sia solo per motivi pratici?
La
soluzione a questo mistero è stata suggerita ed esposta in una Mostra organizzata
nel vecchio appartamento di Freud a Vienna, per il 150° anniversario della sua nascita.
Si tratta di una raccolta di antichi testi di bon ton, che vanno tutti in una
direzione: "Se un visitatore è
annunciato, mai riceverlo sdraiati sulla chaise longue" avvertiva Konstanze
von Franken nel suo manuale di buona forma & belle maniere, pubblicato a
Berlino. Anche stare seduti in posizione non eretta su un divano era visto di
mal occhio. "Un Signore non si
dovrebbe mai sdraiare sul divano" dichiara Her Schramm nel suo libro
del galateo, buona forma & corretto portamento (Berlino, 1919).
Ottimo motivo
per fare esattamente il contrario, ricordandosi come da ragazzo le confessioni
degli amici e dei parenti, magari in gita, venivano fatte quando si era
sdraiati, cioè in una posizione non normale nella condivisione sociale.
Tecnica che veniva già ampiamente usata nell’ipnosi, anche perché la parola divano, divano (dal francese cher) non significa solo per sdraiarsi; significa anche mettere un'idea in parole.
Tecnica che veniva già ampiamente usata nell’ipnosi, anche perché la parola divano, divano (dal francese cher) non significa solo per sdraiarsi; significa anche mettere un'idea in parole.
TAPISSERIE... Conrad Felixmüller (1897-1977) Russische Emigrantin aus Baku (Frau Ginda Krettingen) signed and dated 'C.Felixmüller 3 |
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