Cosa c’è
di più rivoluzionario di un sorriso? Poco, anche perché per realizzare lo
scatto il soggetto di questo raro dagherrotipo ha dovuto rimanere fermo 3 o più
minuti, ma soprattutto ha dovuto infrangere tutte le convenzioni. Quella che
vedete rappresenta, infatti, una delle prime foto che si conoscono di una
persona che sorride. Una scelta meditata e voluta, visto che il sorriso in foto
all’epoca era una cosa che non si poteva immaginare.
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Man Smile, Smile C. 1850
Per eseguire il ritratto il soggetto doveva rimanere
immobile per tutto il tempo dello scatto, e a tale scopo si utilizzavano sostegni
studiati per non far muovere la testa e non far risultare mossa la fotografia,
ma riuscire a sorridere, immobili, alla stessa maniera, per diversi secondi o
minuti era troppo rischioso. Non ci si poteva permettere di buttare via
costosissime lastre a causa di un viso mosso.
E poi solo ubriaconi, popolino, sciocchi e
pagliacci di professione potevano permettersi di ridere in pubblico. Anche la
tradizione cristiana, vedeva il sorriso di
buon occhio. A tal proposito sono significative le parole di Jean-Baptiste De
La Salle, sacerdote educatore dei primi del settecento: “Ci sono persone che sollevano così in alto il labbro superiore che i
loro denti divengono quasi completamente visibili. Ciò è contrario al decoro,
che proibisce di mostrare i denti, dato che la natura ci ha dato labbra con cui
coprirli.” A questi precetti si aggiunge poi la scarsa igiene orale, che
portava a dentature quasi sempre rade, che non si amava mettere in mostra.
Girle Smile, Smile C. 1854
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La cosa interessante è che invece
le prime missioni antropologiche dimostrano nelle popolazioni considerate
selvagge una serenità e una predisposizione al sorriso che sembra veramente al
di là del mondo occidentale, come in questa foto di
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