Di Maio ci mostra dipinti che sono costruiti con texture inventate (che provengono cioè da una natura interiore invece che da una natura esteriore), costruiti con strisce di cartoncini preparati, sensibilizzati al punto che l’osservatore è spinto a cercare nella natura esteriore, nell’ambiente quotidiano qualcosa che corrisponda alla sensazione provata.
Bruno Munari, 1984
Siamo la prima generazione che svanirà per sempre, come lacrime nella pioggia. Tutto il materiale digitale si disperde, si riduce in definizione in pochi passaggi, viene dimenticato, cancellato, affidato alla resilienza di un server esterno forse posizionato in Pakistan o nel Montana. Così le nostre foto non si troveranno più nei mercatini delle pulci del 2100, non ci sarà più nessuno disposto a riscoprirci, e noi saremo solo un nome in un database. Ci saranno ancora i libri, molti di meno di adesso, dimostrando come la carta sia più forte di ogni cosa. E i libri d’artista saranno quelli più curati e coccolati come mai, passati di mano in mano come vere opere d’arte.
Un'intuizione figlia delle avanguardie storiche (tra futurismo e avanguardie russe). Anzi nel testo di Marinetti Gli indomabili (1922) si teorizzava “una smaterializzazione del libro consueto per una trasfigurazione e decontestualizzazione in forme e materiali che esaltino il contenuto di un libro-oggetto d'arte o ne indichino un senso inusuale ma sempre nell'esaltazione del valore culturale, formativo, creativo che un libro può ricoprire. Per questo erano nate le “litolatte”, "libri indistruttibili". Da Depero a Isgrò, sino all’arte concettuale il passe è veramente breve ma fra tanti nomi illustri, vorrei porre luce su un grande maestro nascosto.
Mario de Maio, nato a Torino il 14
novembre del 1928, pittore segreto dal 1945 dopo gli studi giuridici, ha tenuta
quasi nascosta la sua attività, dovendo dirigere per oltre trent’anni la Casa
editrice Carlo Signorelli di Milano, una gloria della produzione scolastica
italiana, poi confluita nel 2000 nel gruppo Le Monnier, poi nella Mondador. Personaggio di peso nell’editoria
italiana con l’attivo milioni di copie e grandi successi editoriali soprattutto nel
settore didattico ed educativo, per anni ha tenuto quasi nascosta la sua
attività che lo ha visto comunque realizzare quasi centro mostre in Italia e
all’estero, protagonista della cultura d’avanguardia dagli anni ’60 agli anni
’70. Per poi approdare alla creazione di libri d’arte, libri d’artista (autentiuci libro oggetto) in
tiratura limitatissima che spesso regalava ai suoi amici editori e pittori, lasciando negli anni '90 la storica casa editrice
Queste le opere che vogliamo presentare, nella rarefazione della forma classica dello stile pittorico di Mario de Maio, intrise di Paul Klee, quello che Lucas Jackson definì “uno spoglio cromatismo” che attirò l’ammirazione di Bruno Munari che così scrisse: “… i suoi piccoli dipinti, così essenziali, così precisi, così accuratamente progettati e contenuti in una struttura appena necessaria per tenere assieme tutti gli elementi della composizione”.
Trasferitosi a Milano dal 1945 dal 1962 ha realizzato collages cartacei e lignee strutture multipercettive, costruzioni con telai quadrati monocromi, sculture di ferro, libri in copia unica e libri d’artista. Nel 1985 è co-fondatore di “Nuova Visualità”. E’ stato invitato alle principali mostre nazionali e internazionali sul costruttivismo, concretismo, cinevisualismo e a importanti rassegne d’arte a Stoccarda, Zurigo, Bachenbulach, Roma (Quadriennale), Stoccolma, Saragozza, Bucarest, New York. Mario de Maio è mancato nel 2010.
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