UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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venerdì 8 maggio 2015

VILHELM HAMMERSHØI. ALLE SPALLE.




Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864 – 13 febbraio 1916). Deve avere amato Vermeer, sicuramente, ma non può essere solo quello. Vermeer è solo un asse cardinale lungo il quale iniziare un cammino assolutamente personale, direi etico e filosofico. Sicuramente non commerciale.
Interni vuoti, e donne di spalle. Luoghi che contengono storie che non conosciamo e donne che non vedremo mai in volte, forse malinconiche, forse tristi, forse disperate. Forse prese in un momento privo di importanza.
La stessa vita di Hammershøi, come è stato scritto a commento di una mostra sulla pittura nordica, è stata, per certi versi, un enigma “..quasi coetaneo di Edvard Munch (1863 - 1944), tuttora è poco conosciuto fuori dalla Danimarca. Nonostante il fatto che, in vita, abbia ricevuto molti apprezzamenti. Perché questo parziale silenzio sul pittore che ha inventato «la donna vista di spalle»? Forse perché è morto nel 1916, quando le avanguardie del Novecento si stavano imponendo con prepotenza. Forse perché il sistema dell’arte ha seguito altre logiche. Fatto sta che è stato riscoperto solo da qualche decennio e molto ha influito la mostra che il Musée d’Orsay di Parigi gli ha dedicato nel 1997. Eppure il poeta Rainer Maria Rilke ha scritto bellissime riflessioni su di lui. Piaceva molto a Serge Diaghilev (il maestro dei Balletti Russi) e a Theodore Duret, critico e amico degli impressionisti, che lo presenterà al potente mercante Durand-Ruel. Echi delle sue figure si ritrovano nei film del regista conterraneo Carl Theodor Dreyer…”

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Figlio di un mercante, studiò pittura dall'età di otto anni, frequentando anche l'Accademia di Belle Arti di Copenaghen. Lavorò soprattutto nella sua città di origine, eseguendo ritratti, dipinti di architetture e interni, ammirati e apprezzati anche da Auguste Renoir.
Per la critica dell'epoca, questo danese timido e ombroso deve apparire come un oggetto misterioso: ma come si fa- avranno pensato- nei primi anni del ‘900 a ignorare la maniera di dipingere dei pittori post-impressionisti, con il colore che si decompone e che si frantuma, fin quasi a scomporre il soggetto? Come si fa ad essere così  antiquati? 

I suoi dipinti, di un realismo rarefatto e silenzioso, sono conservati in musei internazionali. Sue retrospettive sono state organizzate al Museo d'Orsay a Parigi e al Museo Guggenheim di New York.


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