E’
seduta, meglio dire adagiata, su una poltrona di legno imbottita per la lunga
degenza. Ha in mano una rosa, le cui foglie si sfogliano in una facile
allegoria. In realtà potrebbe essere lei stessa che giocandoci, per ingannare
il tempo, ha finito per distruggerla. La sua pelle è bianca, livida, con
rifrazioni simili a quelle del lenzuolo.
Gli
occhi sono una domanda che non aspetta risposta.
Christian Krohg, Bambina malata (1880-81),
opera di un pittore e scrittore
che divenne il leader dei bohémien norvegesi.
E’ un quadro che ebbe un enorme influenza su Edvard Munch. “I miei quadri sono i miei diari»,
scriverà. “E i numerosi autoritratti, come una produzione laterale al “fregio”
che coincide con l’intero arco della sua vita d’artista, ne costituiscono le
scansioni, registrando gli stati emotivi in un continuo, inesausto esame di
coscienza” (Di Stefano)
E’ il quadro decisivo, come
suggerisce egli stesso, la matrice di quasi tutto ciò che svilupperà in
seguito. Eva Di Stefano arriva ad ipotizzare che questo quadro sia la ragione
stessa della pittura di Munch. «Forse
Munch è diventato pittore solo per riuscire a dipingere l’agonia della sorella
Sophie morta di tubercolosi a quindici anni, a cui ha assistito da ragazzo e
che non può dimenticare.»
Aveva
infatti appena cinque anni quando la madre muore di tubercolosi e ne aveva
quattordici quando anche la sorella Sophie, quindicenne, muore per la stessa malattia.
Un destino comune al 40% sino a 45% dei bambini sino ai 5 anni nei primi 15
anni del 900.
Christian Krohg, Bambina malata (1880-81)
«Quando
vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i
vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che
scomparve quando mi misi al lavoro. Ho ridipinto questo quadro molte volte
durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato
parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente,
pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. Avevo curato
troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. Guardando
superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. Dovevo
levare tutto ? No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. Ho
raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. Ho scoperto così che le
mie ciglia partecipavano alla mia impressione. Le ho suggerite come delle ombre
sul dipinto. In qualche modo la testa diventava il dipinto. Apparivano
sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro […] Finalmente
smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione.» (Munch)
La fanciulla malata, anche noto come Bambina malata (Det syke barn) è il nome dato a una serie di dipinti a olio su tela (85,5x121 cm) realizzati dal pittore norvegese Edvard Munch tra il 1885 e il 1927
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