C’è un
pittore italiano che oscilla tra le atmosfere di Bonnard e il colore di Ambrose
Vollard. E’ nato a 5 km dalla casa del mio babbo, a Nizza Monferrato, ma per
tutti è uno dei grandi pittori di Bologna, che lui scelse come città di adozione. Si chiama Carlo Corsi, e per una
volta Vittorio Sgarbi è stato il motore di una bella rivitalizzazione. Opere
dai colori pastosi, che ricordano il sole che filtra dalle finestre in estate,
con opere intimiste e di grande poesia visiva, oggi contese tra collezionisti.
Carlo
Corsi (Nizza Monferrato 1879 – Bologna, 1966) nasce da una famiglia benestante,
colta e propensa all'arte; "un ambiente di musicisti e cantanti", dopo aver studiato a Torino trova in
Bologna la sua casa, stringendo amicizia con assieme a Giovanni Romagnoli,
Alfredo Protti e Guglielmo Pizzirani.
Nel 1912 viene
invitato alla Biennale di Venezia (alla quale parteciperà più volte, anche nel
dopoguerra, così come ha partecipato alle quattro edizioni della Secessione
Romana), nel 1913 partecipa a delle mostre a Monaco, a San Francisco e alla I
mostra della Secessione Romana, ma venne a lungo anche dimenticato, per poi
essere amato da grandi intellettuali italiani.
Nel 1941
vince il Premio Bergamo riservato ai giovani (Carlo Corsi ha però 62 anni, ma
evidentemente ha convinto di più e non si ricordano di lui). Il secondo premio va a Renato Guttuso che
presenta l'opera Crocifissione. Nel 1953 vince un premio acquisto alla prima
edizione del Premio Spoleto. Ha dipinto sino agli ultimi anni, sempre pronto a mettersi in gioco. Riposa nella Certosa di Bologna, portico ovest del Chiostro
V o Maggiore, arco 39.
“Penso che della consapevolezza che ogni artista ha della propria attività sia elemento primario e inevitabile che l'arte sia mezzo di chiarimento delle condizioni umane. E ciò sia per la personale esistenza dell'artista, sia per il rapporto generale fra l'uomo e l'universo” (C. Corsi, 1949)
Grazie per aver linkato il video della nostra mostra del 2013 al MAM di Gazoldo degli Ippoliti.
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