UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 17 gennaio 2013

UGO CELADA DA VIRGILIO. REALE, MAGICO, METAFISICO.

Ugo Celada da Virgilio ti prende e non ti lascia più. 
Cosa mi piace? La sua capacità di utilizzare la pittura come un linguaggio muto in grado di trasformare la forma in messaggio, la rarefazione in sostanza. 
Mi spiego meglio. Mi coinvolge la sua capacità di bloccare, nel tempo e nello spazio, la realtà in una maniera che appare distaccata, analitica e scientificamente esatta (colore, riflessi, trasparenze) comunicando - al contrario di una totale irrealtà - un grande pathos narrativo.

 


Elementi che si impongono nei suoi ritratti ieratici, nei nudi, nelle nature morte. Come appare in questa splendida composizione degli anni ’30 o 40’, nella tensione dei rossi e dei colori freddi, della vita fuggita via di un pettirosso e di una gazza, a contrasto con la fredda presenza degli oggetti. E con quel riflesso rosso rubino, che sembra ipnotizzarti che unisce due elementi contrapposti, dando vita a una struttura ad X.
In questo senso (anzi, coinvolgendo tutti i sensi) Ugo Celada rappresenta la reale punta di congiunzione tra la Metafisica, il Realismo Magico, la Nuova Oggettività, il Novecento
Quattro movimenti apparentemente e geograficamente distanti, che in lui – e che dire solo in lui - si esaltano e si completano.
Ogni sua opera diviene così un quadro idealmente dipinto a tante mani, dove sembra di ascoltare le pagine di Bontempelli, le suggestioni di Cagnaccio di San Pietro e Donghi, i paesaggi immoti di De Chirico, la pittura dei maestri internazionali della Neue Sachlichkeit, come Dick Ket, o del precisionismo.




Un’identità anomala dunque. Una personalità complessa, che, come sempre avviene in Italia, finisce per venire penalizzata. Oggetto di culto per collezionisti e critica, ma poco presente nella storia dell’arte divulgata di questo paese. Nonostante la crescita di articoli e di rassegne che lo coinvolgono, a partire dalla bellissima mostra tenutasi alla Rotonda della Besana e a Palazzo Reale a Milano (2005), che accompagnò la sua forte impennata nei valori di mercato.


Ugo  Celada nasce nel 1895 Cerese di Virgilio (MN), da cui l’aggiunta al nome del toponimo, quasi a volersi identificare in un maestro antico. 
A undici anni si iscrive alla Scuola di Arti e Mestieri di Luzzara (Reggio Emilia) per passare poi alla Regia Scola d'Arte Applicata di Mantova. Grazie a una borsa di studio può infine frequentare l'Accademia di Brera di Milano partecipando ai corsi di Cesare Tallone.
Nel 1914 abbandona gli studi per arruolarsi come volontario. Tornato dalla guerra si trasferisce prima a Genova, e poi a Parigi, dove assimila a pieno le correnti e le suggestioni europee. Nel 1920 partecipa alla XII Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia dove sarà presente anche nel 1924, ma è solo nell'edizione del 1926 che la sua opera si impone alla critica, grazie al giudizio positivo del critico francese  Emile Bernard (pittore e biografo di Cèzanne) che segnalò Ugo Celada come unico tra gli italiani partecipanti, scatenando l'invidia tra i suoi colleghi. 
 
Dopo il ritorno dal soggiorno a Parigi, le mostre si susseguono numerose, dalla Quadriennale di Torino nel 1928 alla Permanente di Milano. Nel 1929 sposa Teresa Berniera la quale gli darà una figlia, Maria Grazia.
Nel 1930 espone alla Galleria Samadei insieme a molti rappresentanti del movimento "Novecento".
Ma è nel 1931 che avviene la rottura, firmando un manifesto antinovecentista, nel quale attacca il monopolio della cultura di regime. Viene emarginato, e mai più invitato alle grandi esposizioni pubbliche. Divenendo, nei fatti, uno dei pochi artisti di successo a non essere compromessi con la cultura fascista e con la sua celebrazione.
Ugo Celada si chiude di fatto in se stesso, vivendo grazie a importanti commesse della borghesia milanese, che lo adora. Con il dolore, nel 1943 in seguito ad un’incursione area, di vedere la distruzione del suo studio a Piazza 5 giornate,  e la scomparsa di molte delle sue opere degli anni ’30 e ’40, oggi tra le più rare.
Si trasferisce a Varese e n
el 1959 organizza presso la Galleria Cairola di Milano la Prima Mostra del Movimento dei Pittori Oggettivisti

Morirà a Varese nel 1995, centenario (ma le sue ultime opere risalgono agli inizi degli anni ’70). Solo 10 anni dopo la sua morte inizierà la riscoperta e la celebrazione per il suo straordinario talento. Il comune di Cerese di Virgilio gli ha dedicato un museo. E’ presente presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.



 

5 commenti:

  1. Bellissima la natura morta con uccelli. e i ritratti. Mai banale, e veramente protagonista del realismo magico italiano.

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  2. ho la fortuna di possedere un suo quadro, un ritratto: prima ancora di sapere che si trattava dell'opera di un grande ero rimasta incantata dalla sua capacità di rendere l'intimo ed il segreto dell'animo del soggetto, con un'apparente grande semplicità. Un vero maestro!
    Micol

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  3. Faccio parte del comitato prometto una grande mostra monografica

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  4. C'è una inesattezza nel profilo: nel 1932 espone al Gruppo Sciesa a Milano , Dicembre , Salone delle vittorie , credo chiamato da Jenner Mataloni (membro del PNF). Risulta come Sciltian un grandissimo artista, anzi fa il medesimo uso della fotografia nelle sue opere. Qui si parla di un comitato, sarebbe bello fare una mostra su i realisti.

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    1. Ho un quadro di Ugo Celada,vorrei venderlo, chi fosse interessato.cell 3317796543

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