E'
una domenica d'estate. A Roma, ha bussato alle porte la II guerra
mondiale, e a Viale Regina Margherita (anzi a Piazza Galeno), un gruppo
di ragazzetti entra nel Villino Ximenes, da troppo tempo rimasto chiuso e
privo di controllo. Ospita ancora lo studio del grande scultore e
pittore Ettore Ximenes, morto da 15 anni, che quel villino aveva eretto e
disegnato nel 1902. Tutto è rimasto intatto e immoto.
I
ragazzi gironzolano per un po'. Poi incitatisi gli uni con gli altri,
afferrate le mazzette da scultore iniziano a colpire statue e bozzetti,
gessi e rilievi. Poi attaccano anche le opere in carta che vengono
stracciate e disperse.
Scompare
così per un atto di stupido vandalismo quasi tutta la produzione
preparatoria di uno dei maggiori artisti "ufficiali" del primo '900. Un
danno che contribuisce a far scendere su di lui un velo di silenzio,
rilegandolo alle dovute citazioni nei manuali di Storia dell'Arte.
Ettore Ximenes (Palermo, 11 aprile 1855 – Roma, 20 dicembre 1926) fu uno scultore e illustratore italiano. Frequentò all'Accademia delle Belle Arti di Palermo e a lui si devono importanti sculture, come il monumento di Garibaldi sul Gianicolo, il ritratto del re, molte statue dell'Altare della Patria a Roma e del Palazzo di Giustizia.
Ximenes fu così famoso da lavorare negli ultimi 15 anni solo su commesse estere, soprattutto a New York, Washington, San Paolo (Monumento all'Indipendenza).
Una persona solare e mondana, che ci lasciato negli schizzi, il racconto della vita mondana della nobiltà romana, che lui frequento, rimanendo sempre uno spirito ribelle e indomito.
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