Alberto Magnelli (Firenze 1888 – Meudon 1971) non si è limitato a seguire l’arte astratta, ha contribuito a perfezionarla.
Un percorso naturale che in breve tempo lo porterà ad abbandonare le eleganti creazioni figurative (come in questo bel ritratto virile di spalle o nei nudi di donna) degli anni’10 e ‘20 per esplorare tecniche e forme che lo porterranno a collocarsi in stretto rapporto con Gris e Matisse.
L’incontro iniziale con i Futuristi, le collaborazioni con i quotidiani la "Voce" e "Lacerba", e finalmente il viaggio e il soggiorno a Parigi, quindi il Cubismo, i Fauves, Abstraction-Création. Magnelli assorbe da ogni fonte intellettuale del periodo, ma senza mai ingabbiarsi in nessun movimento. Per questo si pensa a lui come a una delle grandi figure solitarie dell’arte italiana.
E dopo le «esplosioni liriche», e il «realismo immaginario» degli anni Venti approda all’astrattismo al quale si dedicherà dal 1935 per tutto il resto della sua vita. Un astrattismo caratterizzato da forme madri inserite in un ordine geometrico al servizio dell’espressività, del ritmo dei pieni e dei vuoti, dei colori e delle tonalità (Composizione, 1937). Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale Magnelli era ormai riconosciuto internazionalmente come un indiscusso maestro dell’astrattismo.
Verissimo,non conosco quasi nessuno degli artisti che citi.Come siamo piccoli davanti ai fatti della storia della cultura.
RispondiEliminaPerò se siamo qui a leggere,vuol dire che vogliamo arricchirci!!!
Elimina