UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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mercoledì 28 febbraio 2018

IL POP E’ VIVO E HAI I SUOI PROFETI. ABDUL MATI KLARWEIN

Il pop è vivo e ha i suoi profeti. Come Abdul Mati Klarwein (1932 – 2002), tedesco di origine, francese di nazionalità, israeliano di adozione, filopalestinese per scelta etica. Fu un pittore e grafico raffinato (con qualche scivolata nel kitsch e nel psicadelico) molto vicino ai temi della cultura rock e pop. Ha prodotto alcune delle immagini più iconiche degli anni 60' e 70' per miti come per Miles Davis (sua è la cover di Bitches Brew), Earth Wind & Fire, Santana e Buddy Miles. Il suo dipinto Annunciation (1961) apparve nella copertina di Abraxas (1970) di Santana, in una delle cover più belle di sempre.
Un mestiere che lo avvicina ad altri geni dimenticati, come il nostro Cesare Monti Montalbetti (1943-2015) creatore delle immagini e delle copertine del rock italiano e di Lucio Battisti in testa. Ma di lui riparleremo...


Il suo nome e molto del suo lavoro, rimangono sconosciuti a molti. Mati era un artista prolifico di cui la gamma ha compreso la pitture di tranquilli momenti di vita, una grande varietà di ritratti e un'ampia varietà di paesaggi, sia reali che immaginari.


Nel suo dipinto Grain of Sand (1963-1965) molte immagini sono combinate insieme in un unico grande ma coerente insieme. Klarwein lo descrisse come una "sorta di commedia musical dipinta con un cast di migliaia di persone fra cui Marilyn Monroe, Anita Ekberg, Ray Charles, Pablo Picasso, Brigitte Bardot, Roland Kirk, Cannonball Adderley, Ahmed Abdul-Malik, Wonder Woman, l'Orfanella in un cimitero di Delacroix, Litri e i suoi toreador di merda, Lawrence d'Arabia, Socrate, Dalí, Rāma, Vishnu, Ganesha, lo Zork e una Via Lattea di amichetti.
Suoi sono ritratti commissionati da Robert Graves, Noël Coward, Juliette Binoche, Richard Gere, Michael Douglas e Brigitte Bardot.
Per protestare per la situazione palestinese, da ebreo, si fece aggiungere un nome arabo. E' morto di cancro, a Maiorca.

"Flight to Egypt" (1961)

miles davis cover2




lunedì 26 febbraio 2018

LE DONNE GIRAFFA A LONDRA

I Kayan sono una etnia della popolazione Karenni, minoranza di lingua tibeto-birmana anche chiamati Padaung. Nel 1990 a causa di un conflitto con il regime militare birmano, molte tribù si sono rifugiate in Thailandia dove sopravvivono anche grazie ai viaggi dei turisti che vogliono vedere e fotografare le “donne giraffa” che allestiscono piccoli mercatini ai margini della foresta. Un destino da fenomeno da baraccone, che ebbero anche in tempi passati, come queste ragazze del reportage fotografico, vissute per un breve periodo a Londra al seguito del Bertram Mills Circus nel 1935. Una di loro, che era incinta, partorì in Ospedale, prima di tornare nel proprio Paese.

Le donne della tribù, sin dall’infanzia, vanievano, e in parte ancora oggi, vengono obbligate, dalle proprie madri a portare una spirale di metallo sul piccolo collo. Con la crescita, e la progressiva deformazione della struttura ossea clavicolare, la spirale di metallo, viene rimpiazzata da anelli. Alcune donne anziane arrivano ad indossare fino a 25 anelli. E’ quindi la scapola che inganna la vista e non è il collo che si allunga.









GINO CROARI. 100 ANNI DI AMORE PER LA PITTURA

Morto a Roma centenario nel 2005, Gino Croari rappresenta un profilo classico della pittura italiana di genere del '900. Una vita semplice, vissuta negli ultimi anni a Roma, legata alla ricerca della tavolozza, che realizza macinando lui stesso i colori. Ha partecipato alla Quadriennale di Roma (1948), alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia (1956).




Nasce nel 1905 a Genova, dove la famìglia abita fino al 1910, anno della prematura scomparsa della madre, evento che induce il padre, lughese, a ritornare a Lugo con i figli l?anno successivo. Ancora ragazzo frequenta la locale Scuola comunale di disegno sotto l'insegnamento di Domenico Vìsani e Luigi Varoli e nel 1921 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, che in seguito dovrà lasciare per cercare lavoro.
All'inizio degli anni trenta partecipa alle prime mostre di pittura a Lugo e a Ravenna insieme ai pittori lughesi Giacomo Vespignani, Giulio Avveduti, Anto Ricci, Felice Baroni e Francesco Lo Presti.

Dal 1935 si trasferisce a Roma, dove trova un impiego come cartellonista e pubblicitario all'Ufficio artistico dell'Enit presso il Ministero della Cultura Popolare, continuando nel tempo libero l'attività dì pittore. Nel 1940, chiamato alle armi, viene inviato sul fronte greco-albanese-jugoslavo e prende parte alle operazioni belliche del secondo conflitto mondiale, esperienza dalla quale nascerà la raccolta dei disegni di guerra. Nel dopoguerra, vive gravi difficoltà economiche ma continua a dipingere promuovendo numerose mostre personali in molte città italiane.

Alla fine degli anni Cinquanta inizia l'attività didattica, prima come Assistente alla cattedra di Incisione all'Accademia dì Belle Arti di Roma, poi come insegnante ai Corsi di Ornato presso il Liceo Artistico. Alcuni importanti soggiorni in Spagna e a Parigi ne arricchiscono l'esperienza e lo stile, inserendo la circolazione delle sue opere in un ambito più vasto, che gli consentirà di esporre in diverse sedi all'estero, tra cui Messico e Giappone.

Muore a Roma, il 3 agosto del 2005.


domenica 25 febbraio 2018

IL PALAZZO DEI SOVIET CHE VOLEVA RAGGIUNGERE IL CIELO

Demolita per pura volontà politica la Cattedrale di Cristo Salvatore, Stalin concepì un progetto per nulla modesto. Erigere il Palazzo dei Soviet (Дворец Советов?, traslitterato: Dvorets Sovetov) Centro Amministrativo e di Congressi in prossimità del Cremlino. Una idea balzana suggerita dopo la morte di Lenin da Victor Balikhin, studente laureatosi a Vchutemas.


Il concorso per la realizzazione dell'opera fu lanciato. La gara attrasse architetti di fama mondiale come Le Corbusier, Joseph Urban, Walter Gropius, Erich Mendelsohn. Il progetto fu poi vinto da Boris Iofan che disegnò un complesso ispirato al neoclassicismo, successivamente il progetto fu rivisto da Vladimir Shchuko e Vladimir Gelfreikh che progettarono un grattacielo che, se fosse stato costruito, sarebbe diventato la struttura più alta del mondo.
Ma ci fu anche molto parte per l’Italia grazi all’architetto folle e visionario come Armando Brasini, il maestro italiano di Boris Iofan, amato da Mussolini, e creatore di visioni post barocche. Fu proprio Brasini, che era anche stato assunto come consulente del governo, a esporre più chiaramente l'idea della statua di Lenin sulla sommità della struttura. Ispirandosi a suo disegni e alla struttura del Faro d’Alessandria.

Nella corrispondenza, recentemente resa nota, con Lazar Kaganovič, Stalin scrisse a Kaganovič, Molotov e Vorošilov, indicando chiaramente la sua preferenza nei confronti del progetto presentato da Iofan, proponendo anche qualche modifica:
• Erigere la torre centrale in verticale, come una colonna

• Costruirla alta come la Torre Eiffel o anche di più

• Mettere in cima alla colonna Il simbolo della falce e martello

• Posizionare monumenti di Lenin, Marx e Engels davanti all'edificio    
La costruzione iniziò nel 1937 ma i lavori furono inizialmente rallentati da problemi tecnici e da mancanza di fondi e poi interrotti a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.  L’acciaio venne preso per motivi bellici, e nella gigantesca buca del cantiere venne realizzata una piscina.

Nel 1990 qualcuno iniziò a pensare di aver fatto una minchiata e che forse era il caso di fare marcia indietro. La cattedrale del Cristo Salvatore venne cosi ricostruita quasi fedelmente, e nell’agosto del 2000 riconsacrata.





Narkomtiazhprom proposal, 1933-1934



Armando Brasini, Competition Entry for the Palace of the Soviets, 1931



Armando Brasini, Monument to Dante The Tower Top – The Lighthouse, 1916
 
Moisei Ginzburg, competition entry for the Palace of the Soviets (1931)
 
Le Courbusier entry for the Palace of the Soviets

il progetto sensato di Gropius




 
n 1934, leading constructivist architect Alexander Aleksandrovic Vesnin together with his brothers Leonid and Viktor designed the People’s Commissariat of Heavy Industry. In their modern design, the brothers envisioned a 110,000 cubic meter-structure, expanding over an area of 4 hectares. 
 
 

OSCAR HERMANN LAMB. TORBIDAMENTE LAMB.

Lo snob dagli occhi di ghiaccio inebriato 
dal torbido fascino femminile
Walter Abrami




La Coppa Verde, qui sopra, opera del 1933, e sequestrato in galleria per oscenità, esprime in maniera immedata clima, stile e visione di un pittore semisvanito, riscoperto dal Museo Revoltella di Trieste poco tempo fa. Torbido con donne eleganti, decadenti e ariane.

Come ha scritto Abrami: "Lamb non produsse molto e la scarsa presenza d’opere sul territorio non favorì né la conoscenza dell’artista né la commercializzazione dei suoi quadri, ma è anche possibile, nonostante le tragiche perdite del patrimonio artistico avvenute durante le due guerre, che la maggior parte dei suoi dipinti sia ancora conservata altrove probabilmente in Austria, Germania o Inghilterra..."


autoritratto


Lamb nacque a Trieste nel 1876. Come tanti pittori triestini studiò a Monaco, dove rimase tra il 1895 e il 1896. Subito dopo proseguì gli studi a Roma e dal 1900 decise di stabilirsi a Vienna. Impegnato soprattutto nello studio della figura, in questi anni produceva grandi composizioni d'impronta divisionista (si veda la tela "I fonditori" del 1903, acquistata dal Museo Revoltella). Torna a Trieste solo nel 1921 e le sue opere comparvero nelle prime esposizioni del dopoguerra. Il soggetto più ricorrente nella produzione della maturità era divenuta la figura femminile, alla quale egli sapeva dare le più diverse interpretazioni, sempre caratterizzate da una raffinata eleganza e da una profonda sensualità. Negli anni Trenta, non riuscendo a reintegrarsi nell'ambiente triestino, si trasferì nuovamente a Vienna, dove morì nel 1947. E dove sono ancora molte delle sue opere.





 

sabato 24 febbraio 2018

LO SCONOSCIUTO NOECKER

James Harold Noecker, pittore in parte ancora sconosciuto, venne riscoperto solo negli anni '90 del 900, ma ancora oggi sono pochissime le informazioni biografiche in rete.
Harold nasce a Urbana, in Illinois nel 1912 e rimane attivo a Chicago come pittore negli anni Trenta e Quaranta. Ha frequentato corsi d'arte all'Accademia di Belle Arti di Chicago e ottiene la laurea in architettura presso l'Università dell'Illinois, cosa che spiega la sua attenzione maniacale per i moduli architettonici e le case.

UN AUTORITRATTO PSICANALITICO
The Genius? by James Harold Noecker, John and Susan Horseman Collection, 1940

Lo stile pittorico di Noecker era al tempo stesso surreale e realistico e "combina oggetti familiari in modi che sono in definitiva ossessionanti ed enigmatici" (Kennedy). Molte delle sue case e oggetti collocati negli interni così come le figure sono isolati in un modo che suggerisce la solitudine dell'artista,  quasi che le singole figure di Noecker negli interni potessero riflettere la sua stessa vita interiore. Come il suo autoritratto, tra i pochi a voler celare il viso, mentre il disegno è uno scribillo da bambino, la storia di un artista che deve ancora crescere.
 


Harold Noecker, Angular Landscape (Division Street), 1944


IL VIOLINISTA. GIOVANNI ACCI.

Nato a Firenze nel 1910 si innamora del violino, sogna una carriera da solista e si diploma privatamente alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna nel 1932. Forse non ha abbastanza talento, o più probabilmente la passione per la pittura prende via via il sopravvento. Abbandona il violino e a 28 anni, da autodidatta inizia a dipingere, e nel 1942 tiene la sua prima mostra.
Sposa in pieno il realismo e l’oggettività delle atmosfere del realismo magico che Bontempelli in quegli anni percorre in pittura e che altri maestri, come Donghi e Cagnaccio di San Pietro percorrono autonomamente.

La sua prima mostra ha successo, ma la guerra avanza e Giovanni è costretto a lasciare la città e a nascondersi con il padre a Gombola un minuscolo borgo del'Appennino modenese. E’ qui, nel maggio del 1943 che conosce Milena Ferrari giovane maestra elementare alle prime esperienze di insegnamento: si sposeranno solo dopo 9 lunghi anni di lontananza.
Nella prima lettera le scrive: “Madonna Lisa del Giocondo, posso chiamarvi così? Il vostro volto […] ricorda in modo impressionante le madonne fiorentine dipinte dagli antichi maestri”.

Autoritratto, 1940

Rientrato a Firenze, dopo aver affrontato traversie di ogni genere, trova la sua casa distrutta e deve adattarsi a vivere in un campo profughi.

Dal 1947 al '49 si lega ai Pittori Moderni della Realtà, pur mantenendo uno stile molto personale, partecipando a tutte le mostre organizzate dal gruppo.In questi anni viene presentato ad amatori e collezionisti d'arte, tra questi Sandro Rubboli che gli offre di trasferirsi in Versilia, a Marina di Pietrasanta dove si sposterà con la famiglia nel 1955 e dove rimarrà sino alla morte.
E’ un grande pittore. C’è da dire altro?

Bello il sito gestito dalla famiglia e dall'archivio http://acci.weebly.com
 

Ritratto del padre, 1947


 
Lisa [Ritratto di Milena] 1956  

Gombola





Giovanni Acci, Donna che riposa, 1959