LE IMMAGINI E GLI AUTORI MENO VISTI DEL '900. LE STORIE MAI RACCONTATE.
UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO
Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.
Il pop è vivo e ha i suoi profeti. Come Abdul Mati Klarwein
(1932 – 2002), tedesco di origine, francese di nazionalità, israeliano di
adozione, filopalestinese per scelta etica. Fu un pittore e grafico raffinato
(con qualche scivolata nel kitsch e nel psicadelico) molto vicino ai temi della
cultura rock e pop. Ha prodotto alcune delle immagini più iconiche degli
anni 60' e 70' per miti come per Miles
Davis (sua è la cover di Bitches Brew),
Earth Wind & Fire, Santana e Buddy Miles.Il suo dipinto Annunciation (1961) apparve nella
copertina di Abraxas (1970) di
Santana, in una delle cover più belle di sempre.
Un
mestiere che lo avvicina ad altri geni dimenticati, come il nostro Cesare Monti
Montalbetti (1943-2015) creatore delle immagini e delle copertine del rock
italiano e di Lucio Battisti in testa. Ma di lui riparleremo...
Il suo nome e molto del suo lavoro, rimangono sconosciuti a
molti. Mati era un artista prolifico di cui la gamma ha compreso la pitture di
tranquilli momenti di vita, una grande varietà di ritratti e un'ampia varietà
di paesaggi, sia reali che immaginari.
Nel
suo dipinto Grain of Sand (1963-1965)
molte immagini sono combinate insieme in un unico grande ma coerente insieme.
Klarwein lo descrisse come una "sorta di commedia musical dipinta con un
cast di migliaia di persone fra cui Marilyn Monroe, Anita Ekberg, Ray Charles,
Pablo Picasso, Brigitte Bardot, Roland Kirk, Cannonball Adderley, Ahmed
Abdul-Malik, Wonder Woman, l'Orfanella in un cimitero di Delacroix, Litri e i
suoi toreador di merda, Lawrence d'Arabia, Socrate, Dalí, Rāma, Vishnu,
Ganesha, lo Zork e una Via Lattea di amichetti.
Suoi
sono ritratti commissionati da Robert Graves, Noël Coward, Juliette Binoche,
Richard Gere, Michael Douglas e Brigitte Bardot.
Per protestare per la situazione palestinese, da ebreo,
si fece aggiungere un nome arabo. E' morto di cancro, a Maiorca.
I Kayan
sono una etnia della popolazione Karenni, minoranza di lingua
tibeto-birmana anche chiamati Padaung. Nel 1990 a causa di un conflitto
con il regime militare birmano, molte tribù si sono rifugiate in Thailandia
dove sopravvivono anche grazie ai viaggi dei turisti che vogliono vedere e
fotografare le “donne giraffa” che allestiscono piccoli mercatini ai margini della foresta. Un destino da fenomeno da baraccone, che ebbero
anche in tempi passati, come queste ragazze del reportage fotografico, vissute per un breve
periodo a Londra al seguito del Bertram Mills Circus nel 1935. Una
di loro, che era incinta, partorì in Ospedale, prima di tornare nel proprio
Paese.
Le donne della tribù, sin dall’infanzia,
vanievano, e in parte ancora oggi, vengono obbligate, dalle proprie madri a portare una spirale di metallo sul
piccolo collo. Con la crescita, e la progressiva deformazione della struttura
ossea clavicolare, la spirale di metallo, viene rimpiazzata da anelli. Alcune
donne anziane arrivano ad indossare fino a 25 anelli. E’ quindi la scapola che
inganna la vista e non è il collo che si allunga.
Morto a Roma centenario nel 2005, Gino Croari rappresenta un profilo classico della pittura italiana di genere del '900. Una vita semplice, vissuta negli ultimi anni a Roma, legata alla ricerca della tavolozza, che realizza macinando lui stesso i colori. Ha partecipato alla Quadriennale di Roma (1948), alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia (1956).
Nasce nel 1905 a Genova, dove la famìglia
abita fino al 1910, anno della prematura scomparsa della madre, evento
che induce il padre, lughese, a ritornare a Lugo con i figli l?anno
successivo. Ancora ragazzo frequenta la locale Scuola comunale di
disegno sotto l'insegnamento di Domenico Vìsani e Luigi Varoli e nel
1921 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Ravenna, che in seguito
dovrà lasciare per cercare lavoro.
All'inizio degli anni trenta partecipa alle prime mostre di pittura a
Lugo e a Ravenna insieme ai pittori lughesi Giacomo Vespignani, Giulio
Avveduti, Anto Ricci, Felice Baroni e Francesco Lo Presti.
Dal 1935 si trasferisce a Roma, dove trova un impiego come
cartellonista e pubblicitario all'Ufficio artistico dell'Enit presso il
Ministero della Cultura Popolare, continuando nel tempo libero
l'attività dì pittore. Nel 1940, chiamato alle armi, viene inviato sul
fronte greco-albanese-jugoslavo e prende parte alle operazioni belliche
del secondo conflitto mondiale, esperienza dalla quale nascerà la
raccolta dei disegni di guerra. Nel dopoguerra, vive gravi difficoltà economiche ma continua a dipingere promuovendo
numerose mostre personali in molte città italiane.
Alla fine degli anni Cinquanta inizia l'attività didattica, prima
come Assistente alla cattedra di Incisione all'Accademia dì Belle Arti
di Roma, poi come insegnante ai Corsi di Ornato presso il Liceo
Artistico. Alcuni importanti soggiorni in Spagna e a Parigi ne
arricchiscono l'esperienza e lo stile, inserendo la circolazione delle
sue opere in un ambito più vasto, che gli consentirà di esporre in
diverse sedi all'estero, tra cui Messico e Giappone.
Demolita
per pura volontà politica la Cattedrale di Cristo Salvatore, Stalin concepì un
progetto per nulla modesto. Erigere il Palazzo
dei Soviet (Дворец Советов?, traslitterato: Dvorets Sovetov) Centro Amministrativo e di Congressi in prossimità del Cremlino. Una
idea balzana suggerita dopo la morte di Lenin da Victor Balikhin, studente
laureatosi a Vchutemas.
Il
concorso per la realizzazione dell'opera fu lanciato. La gara attrasse
architetti di fama mondiale come Le Corbusier, Joseph Urban, Walter Gropius,
Erich Mendelsohn. Il progetto fu poi vinto da Boris Iofan che disegnò un
complesso ispirato al neoclassicismo, successivamente il progetto fu rivisto da
Vladimir Shchuko e Vladimir Gelfreikh che progettarono un grattacielo che, se
fosse stato costruito, sarebbe diventato la struttura più alta del mondo.
Ma
ci fu anche molto parte per l’Italia grazi all’architetto folle e visionario
come Armando Brasini, il maestro italiano di Boris Iofan, amato da Mussolini, e
creatore di visioni post barocche. Fu proprio Brasini, che era anche stato
assunto come consulente del governo, a esporre più chiaramente l'idea della
statua di Lenin sulla sommità della struttura. Ispirandosi a suo disegni e alla
struttura del Faro d’Alessandria.
Nella
corrispondenza, recentemente resa nota, con Lazar Kaganovič, Stalin
scrisse a Kaganovič, Molotov e Vorošilov, indicando chiaramente la sua
preferenza nei confronti del progetto presentato da Iofan, proponendo anche
qualche modifica:
• Erigere la torre centrale in verticale, come
una colonna
• Costruirla alta come la Torre Eiffel o anche di
più
• Mettere in cima alla colonna Il simbolo della
falce e martello
• Posizionare monumenti di Lenin, Marx e Engels
davanti all'edificio
La
costruzione iniziò nel 1937 ma i lavori furono inizialmente rallentati da
problemi tecnici e da mancanza di fondi e poi interrotti a causa dello scoppio
della seconda guerra mondiale. L’acciaio venne preso per motivi bellici, e nella gigantesca
buca del cantiere venne realizzata una piscina.
Nel 1990 qualcuno iniziò a pensare di aver fatto una minchiata e che forse era il caso di fare marcia indietro. La cattedrale del Cristo Salvatore venne cosi ricostruita quasi fedelmente, e nell’agosto del 2000 riconsacrata.
La Coppa Verde, qui sopra, opera del 1933, e sequestrato in galleria per oscenità, esprime in maniera immedata clima, stile e visione di un pittore semisvanito, riscoperto dal Museo Revoltella di Trieste poco tempo fa. Torbido con donne eleganti, decadenti e ariane.
Come ha scritto Abrami: "Lamb non produsse molto e la scarsa presenza d’opere sul territorio non favorì né la conoscenza dell’artista né la commercializzazione dei suoi quadri, ma è anche possibile, nonostante le tragiche perdite del patrimonio artistico avvenute durante le due guerre, che la maggior parte dei suoi dipinti sia ancora conservata altrove probabilmente in Austria, Germania o Inghilterra..."
autoritratto
Lamb nacque a Trieste nel 1876. Come tanti pittori triestini studiò a Monaco, dove rimase tra il 1895 e il 1896. Subito dopo proseguì gli studi a Roma e dal 1900 decise di stabilirsi a Vienna. Impegnato soprattutto nello studio della figura, in questi anni produceva grandi composizioni d'impronta divisionista (si veda la tela "I fonditori" del 1903, acquistata dal Museo Revoltella). Torna a Trieste solo nel 1921 e le sue opere comparvero nelle prime esposizioni del dopoguerra. Il soggetto più ricorrente nella produzione della maturità era divenuta la figura femminile, alla quale egli sapeva dare le più diverse interpretazioni, sempre caratterizzate da una raffinata eleganza e da una profonda sensualità. Negli anni Trenta, non riuscendo a reintegrarsi nell'ambiente triestino, si trasferì nuovamente a Vienna, dove morì nel 1947. E dove sono ancora molte delle sue opere.
James Harold Noecker, pittore in parte ancora sconosciuto, venne riscoperto solo negli anni '90 del 900, ma ancora oggi sono pochissime le informazioni biografiche in rete.
Harold nasce a
Urbana, in Illinois nel 1912 e rimane attivo a Chicago come pittore negli anni
Trenta e Quaranta.Ha frequentato corsi d'arte
all'Accademia di Belle Arti di Chicago e ottiene la laurea in architettura presso l'Università dell'Illinois, cosa che spiega la sua attenzione maniacale per i moduli architettonici e le case.
UN AUTORITRATTO PSICANALITICO
The Genius? by James Harold Noecker, John and Susan Horseman Collection, 1940
Lo
stile pittorico di Noecker era al tempo stesso surreale e realistico e
"combina oggetti familiari in modi che sono in definitiva
ossessionanti ed enigmatici" (Kennedy). Molte
delle sue case e oggetti collocati negli interni così come le figure
sono isolati in un modo che suggerisce la solitudine dell'artista, quasi che le singole figure di Noecker negli interni potessero riflettere la sua stessa vita interiore. Come il suo autoritratto, tra i pochi a voler celare il viso, mentre il disegno è uno scribillo da bambino, la storia di un artista che deve ancora crescere.
Harold Noecker, Angular Landscape (Division Street), 1944
Nato a Firenze nel 1910 si
innamora del violino, sogna una carriera da solista e si diploma privatamente
alla Regia Accademia Filarmonica di Bologna nel 1932. Forse non ha abbastanza
talento, o più probabilmente la passione per la pittura prende via via il
sopravvento. Abbandona il violino e a 28 anni, da autodidatta inizia a
dipingere, e nel 1942 tiene la sua prima mostra.
Sposa in pieno il realismo e
l’oggettività delle atmosfere del realismo
magico che Bontempelli in quegli anni percorre in pittura e che altri
maestri, come Donghi e Cagnaccio di San Pietro percorrono autonomamente.
La sua prima mostra ha successo,
ma la guerra avanza e Giovanni è costretto a lasciare la città e a nascondersi
con il padre a Gombola un minuscolo borgo del'Appennino modenese. E’ qui, nel maggio del 1943 che conosce Milena Ferrari giovane
maestra elementare alle prime esperienze di insegnamento: si sposeranno solo
dopo 9 lunghi anni di lontananza. Nella prima lettera le scrive: “Madonna
Lisa del Giocondo, posso chiamarvi così? Il vostro volto […] ricorda in modo
impressionante le madonne fiorentine dipinte dagli antichi maestri”.
Autoritratto, 1940
Rientrato a Firenze, dopo aver affrontato traversie di ogni genere, trova la sua casa distrutta e deve adattarsi a vivere in un campo profughi.
Dal 1947 al '49 si lega ai Pittori Moderni della Realtà, pur mantenendo uno stile molto personale, partecipando a tutte le mostre organizzate dal gruppo.In questi anni viene presentato ad amatori e collezionisti d'arte, tra questi Sandro Rubboli che gli offre di trasferirsi in Versilia, a Marina di Pietrasanta dove si sposterà con la famiglia nel 1955 e dove rimarrà sino alla morte.
E’ un grande pittore. C’è da dire altro?
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