Simonetta Bardi, animatrice dei salotti letterari romani, futura moglie dello scrittore e sceneggiatore Massimo Franciosa (Il Gattopardo, Le 4 giornate di Napoli), negli anni '50, aveva un anima ribelle. Figlia di stampatori ed editori aveva deciso di non seguire le orme paterne, ma di fare la scrittrice e la pittrice. E indecisa sul da farsi, iniziò a prendere chine e fogli bianchi, e a tracciare linee, volti, ritratti, figure.
Sono queste le sue opere più belle, realizzato tra il 1952 e il 1958, grazie ai consigli di due amici del padre che avevano preso la giovane e bellissima ragazza come una presenza alla quale non poteva dirsi di no. Si tratta di Maccari e di Guttuso, che sembrano rivivere nelle sue opere di quegli anni, nell'ironia del primo, nel vigore del secondo.
La sua strada sarebbe stata chiara e forte. Vicina al realismo e alla visione della scuola romana.Tanto che nel 1958 verrà invitata alla Biennale di Venezia con critiche importanti, da Lorenza Trucchi a Valerio Mariani.
Poi, il matrimonio, il successo del marito, il salotto, il mondo del cinema, l'avrebbero man mano condotta a una pittura più leggera, più di "genere", più mondana, più facile, che ebbe estimatori, ma a che noi, interessa meno.
Poi, il matrimonio, il successo del marito, il salotto, il mondo del cinema, l'avrebbero man mano condotta a una pittura più leggera, più di "genere", più mondana, più facile, che ebbe estimatori, ma a che noi, interessa meno.
Una lettura condivisa dai suoi stessi amici, tanto che Maccari scrisse, su di lei una nota critica rivelatrice: "
Simonetta Bardi, scrittrice, poetessa, pittrice, Roma 1928-2007 ha pubblicato 24 titoli, collaborando con poesie e disegni a «La fiera letteraria», «il Popolo», «il Giornale d’Italia», “Il vantaggio», "Epoca". Come pittrice, Simonetta Bardi ha tenuto con successo numerose Personali, sia in Italia che all’estero, dal 1954 al 2002, Invitata alla Biennale di Venezia nel 1958, alla Quadriennale di Roma nel 1960.
Sue opere figurano in collezioni private e in Enti pubblici come il Museo di Roma, il Comune di Venezia, la Banca Comunale ed il Comune di Farnese (Viterbo) che ospita una mostra permanente.
In una lettera a Simonetta, Corrado Govoni scrisse: (2 giugno 1958)
(…) In un mio quaderno segreto vado
trascrivendo da alcuni anni le più belle liriche di poeti nuovi che mi
capita di leggere qua e là. Al posto d’onore devo aver certamente
copiato anche la sua delicatissima poesia, “Signore, fa ch’io non veda”
che rileggo con straordinario piacere ed interesse nella raccolta “Il
cantiere e la luna” … Se non lo conosce già, io sarò ben lieto di
inviarle in controcambio una copia del mio recente “Stradario”. Vorrei
intanto riprodurre, con il suo ambito consenso e la sua necessaria
autorizzazione …, per la grossa antologia “Splendore della poesia
italiana” …, la su nominata lirica insieme a “La spighetta” e “Il pino e
la malcontenta” (…)
è bella la passione
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