Basterebbero i manifesti per il Bitter Campari o la straordinaria serie del rinvigorente "Proton" che per anni fece sognare le mamme italiane per poter dire che Enrico Sacchetti è stato uno dei più grandi illustratori italiani, creatore di mondi e stili, antesignano di molta lettura comic degli anni a venire.
"Proton", ad esempio, era una vera e propria saga che per 30 anni (dagli anni '10 agli agli '30) alternò i maggiori illustratori dell'epoca come Bombard, Melicotviz, Dudovich, e lo stesso Sacchetti nella realizzazione delle celebri campagne pubblicitarie per lo sciroppo ricostituente della ditta Rocchietta di Pinerolo.
Come nel caso di questa deliziosa serie di acquarelli della collezione "le paure esorcizzate dai bambini", pubblicata alla fine degli anni '10, dove elefanti, topi, rospi, pesci, rane e insetti emergono dal buio per turbare i loro sogni.
Enrico Sacchetti nasce a Roma il 28 febbraio 1877, dove grazie all'editoria ci fu una grande scuola dell'illustrazione.
Caricaturista, pittore, illustratore e cartellonista di origine toscana, dopo il diploma in fisica-matematica conseguito nella capitale ritorna a Firenze, dove fa amicizia con Libero Andreotti. Nel 1901 collabora al Bruscolo di Vamba e a La Nuova Musica, finché decide di tentare la fortuna a Milano, dove nascevano a getto continuo Come racconterà egli stesso, "...a Firenze Libero Andreotti e io s'è patito parecchia fame, ma quando ci si trasferì a Milano le cose andarono meglio e per un pezzo si mangiò tutti i giorni...".
Collabora infatti con il settimanale satirico milanese Verde e azzurro di Umberto Notari, per il quale realizza nel 1903 anche il manifesto di lancio, e con il quindicinale Teatro illustrato del 1905; nello stesso anno illustra "Le Roi Bombance" ("Re Baldoria") di Filippo Tommaso Marinetti, il padre del futurismo, e collabora con la sua rivista Poesia. Ancora per Umberto Notari illustra il suo libro "Quelle signore", insieme a Cesare Tallone e a Ugo Valeri.
Si trasferisce a Buenos Aires (Argentina) dal 1908 al 1911, dove collabora con il quotidiano El Diario. Nel 1912 raggiunge in Francia l'amico Libero Andreotti, e lavora soprattutto per la moda.
Ritorna in Italia allo scoppio della guerra, e lavora per la propaganda antiaustriaca collaborando con con il 420, realizzando anche numerose cartoline satiriche. Verso la fine del conflitto è tra gli autori de La Tradotta il famoso "giornale della Terza Armata", per il quale realizza numerose copertine e illustrazioni. Collabora poi con il Corriere dei Piccoli e La Lettura due periodici del quotidiano Corriere della sera.
E' molto apprezzato anche nella cartellonistica pubblicitaria, dove si deve ricordare almeno il manifesto del 1921 per il Bitter Campari. Collabora, fino al secondo conflitto mondiale, con testate come L'Illustrazione italiana e Liedel, mentre vastissima è la produzione per il mercato librario: illustra infatti volumi editi da Mondadori, Sonzogno, Zanichelli.
Dagli anni Venti scrive articoli e libri, come "Vita d'artista" (1935, il suo primo libro, vincitore del IX Premio Bagutta) e "Due baci" (1935).E' molto apprezzato anche nella cartellonistica pubblicitaria, dove si deve ricordare almeno il manifesto del 1921 per il Bitter Campari. Collabora, fino al secondo conflitto mondiale, con testate come L'Illustrazione italiana e Liedel, mentre vastissima è la produzione per il mercato librario: illustra infatti volumi editi da Mondadori, Sonzogno, Zanichelli.
Durante la guerra perde il figlio Dino, caduto in Albania, e gli dedica il libro "Arte lunga".
Nel dopoguerra scrive ancora (Vallecchi, 1941)."Capire" (1948), "La bottega della memoria" (Vallecchi, 1953), "Che cosa è l'arte" (Vallechi, 1954?) e "Il disegno e il disegnatore".
Nonostante le manifestazioni di apprezzamento e la notorietà, la sua vita si trascina solitaria fino a tarda età, e a novantun anni vi pone fine tragicamente. Muore a Settignano (Firenze, Italia) il 27 dicembre 1967.
Nel dopoguerra scrive ancora (Vallecchi, 1941)."Capire" (1948), "La bottega della memoria" (Vallecchi, 1953), "Che cosa è l'arte" (Vallechi, 1954?) e "Il disegno e il disegnatore".
Nonostante le manifestazioni di apprezzamento e la notorietà, la sua vita si trascina solitaria fino a tarda età, e a novantun anni vi pone fine tragicamente. Muore a Settignano (Firenze, Italia) il 27 dicembre 1967.
Adoro Sacchetti! I suoi disegni, i carbonicini e le sue pochoir sono straordinari.
RispondiEliminaSolo una precisazione. La foto sopra di profilo raffigura Libero Andreotti. Sacchetti non era certo così avventente.
Grazie per la nota, e corriamo subito ai ripari per la foto
RispondiEliminaPotrei avere cortesemente qualche indicazione bibliografica su Enrico Sacchetti? Non sono molti i libri che parlano di lui, se potreste indicarmene qualcuno sarei molto grato
RispondiEliminaGrazie, cordiali saluti