Quando la fotografia fu inventata, interessò molti artisti che si diletteranno con il mezzo (e spesso ci si mantennero), o lo utilizzarono per realizzare i bozzetti di quadri, ma per decenni non venne mai considerata un’arte vera e propria, ma solo una tecnica. Un modo per fermare il presente in maniera oggettiva. A partire dal 1890, un ufficiale francese, comandante di artiglieria in Algeria, inizia a pensare che non fosse così e che la fotografia potesse essere, al contrario, essere considerata Arte. La fotografia – diceva - deve creare una bellezza indipendente dal tema rappresentato, o tale da rafforzarlo. Così i fotografi d’arte dovrebbero essere più interessati alla bellezza piuttosto che a un semplice fatto. Per questo iniziò a manipolare le immagini, convinto che l’intervento del “creatore” togliesse la prevalenza alla macchina per comuicare l’emozione dell’uomo.
Nymph by Émile Joachim Constant Puyo, 1904.
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Émile Joachim Constant Puyo (1857 - 1933) non era un ufficiale qualunque. Era il rampollo di una ricca famiglia, nipote del famoso scrittore Édouard Corbière, e cugino di Tristan Corbière, un poeta che un tempo leggevo e adoravo, così folle da girare per Parigi con un maiale al guinzaglio. Puyo, che da ragazzo disegnava, e che aveva iniziato a familiarizzare con l’obiettivo riprendendo le proprie opere, riteneva che la elaborazione di una fotografia fosse una vera e propria “espressione di individualità”. Nel 1896 pubblica il primo volume teorico Notes sur la Photographie Artistique, nel 1902 esce dall’Esercito e si circonda di altri fotografi che ritenevano, come lui, che la fotografia fosse una forma di arte alta, come la pittura o la scultura, tanto da dare vita a un vero movimento, che troverà nel Photo Club di Parigi, fondato da Maurice Bacquet, la sua casa. Lo stesso Puyo ne diventerà presidente per vent’anni, ma troverà da civile, la sua prima sconfitta. La cultura delle avanguardie a partire dal 1915 prende a calci le sue teorie, portando la manipolazione su tutte altre strade, all’antigrazioso, al movimento, compreso l’astrattismo. E Puyo si ritroverà, praticamente da solo, a chiudere, alla fine degli anni ’30 la saracinesca del movimento.
Émile Joachim Constant Puyo |