Il segreto della creatività è cambiare i punti di vista. A
volte, ribaltandoli. E’ quello che ha fatto Arthur Fellig, in arte Weegee,
fotografo “americano”, come vedrete, nato però in Ucraina o la Polonia dell'impero austroungarico. Che ha quasi sempre tratto dalla
strada l’ispirazione per esplorare l’umanità, la pietà, la rabbia e la ferocia, disegnando i ricchi e i potenti.
Ha così l’idea, negli anni ’40, di andare nei cinema di New
York, di girare la camera e di fotografare non lo schermo, ma la gente.
Sperimentando pose lunghe e ASA e DIN (si diceva una volta) sensibilissimi.
Secondo me, rischiando anche qualche cazzottone. Nasce così un mondo di folletti sorpresi nella notte o che
non sanno proprio di essere spiati. Emozioni, amori, mani speleologhe sotto
gonne e camicette, in uno dei più bei reportage di sempre.
Perché la creatività più figa ha idee semplici.
Perché la creatività più figa ha idee semplici.
Il suo vero nome era Ascher Fellig: era nato nel 1899 a Leopoli, che ora si trova in Ucraina ma all’epoca faceva parte dell’Impero astroungarico. Emigra con la famiglia a New York nel 1909, dove cambia nome in Arthur e a 14 anni inizia a lavorare come fotografo. Nel 1934 si licenziò dalla Acme Newspictures (che sarebbe poi diventata la United Press International Photos) – dov’era assunto come tecnico della camera oscura – e si mise a fare il freelance: bazzicava nel quartier generale della polizia di New York e appena arrivava la notizia di un delitto “interessante” ci si fiondava per scattare le foto e poi venderle. Nel 1938 ottenne il permesso di installare una radio della polizia nella sua auto, nel cui bagagliaio aveva anche allestito una piccola camera oscura, e riuscì a velocizzare ancora di più il suo lavoro.
Weegee continuò a lavorare come fotoreporter di cronaca nera
negli anni Quaranta, quando iniziò a dedicarsi anche alla fotografia di moda e
pubblicitaria, realizzando servizi per Vogue
e Life.
Morì a New York il 26 dicembre del 1968 a 69 anni.
Morì a New York il 26 dicembre del 1968 a 69 anni.
Paul Weegee è da sempre (dal 1970, sono nato nel 1960) il mio fotoreporter preferito. Era sempre il primo a precipitarsi sulla scena del delitto, a scattare i cadaveri ancora caldi dell'America anni'30/40, ma soprattutto le reazioni del pubblico e della fauna umana che si trovava ad attraversare la Crime Scene. La foto più carnale e sexy di Marilyn è scattata dalla lente di Paul Weegee, un centesimo di secondo prima che LEI stampi le sue labbra pregne di rossetto, come un timbro sull'obiettivo della sua Rolleiflex 6x6! W WEEGEE!
RispondiEliminaFabio ciccio Ferri (C.D./Art Director Freelance)
P.S. Non so chi sia il Vs. Titolista. Ma in redazione alla Acme Newspictures (che sarebbe poi diventata la United Press International Photos) – dov’era assunto Paul Weegee... l'avrebbe fatt@ licenziare (a meno che non fosse il Wile Coyote)! ;)
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