UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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domenica 10 gennaio 2016

I CINEMA DI WEEGEE. SAFARI FOTOGRAFICO NOTTURNO.

Il segreto della creatività è cambiare i punti di vista. A volte, ribaltandoli. E’ quello che ha fatto Arthur Fellig, in arte Weegee, fotografo “americano”, come vedrete, nato però in Ucraina o la Polonia dell'impero austroungarico. Che ha quasi sempre tratto dalla strada l’ispirazione per esplorare l’umanità, la pietà, la rabbia e la ferocia, disegnando i ricchi e i potenti.



Ha così l’idea, negli anni ’40, di andare nei cinema di New York, di girare la camera e di fotografare non lo schermo, ma la gente. Sperimentando pose lunghe e ASA e DIN (si diceva una volta) sensibilissimi. Secondo me, rischiando anche qualche cazzottone. Nasce così un mondo di folletti sorpresi nella notte o che non sanno proprio di essere spiati. Emozioni, amori, mani speleologhe sotto gonne e camicette, in uno dei più bei reportage di sempre.
Perché la creatività più figa ha idee semplici.




Il suo vero nome era Ascher Fellig: era nato nel 1899 a Leopoli, che ora si trova in Ucraina ma all’epoca faceva parte dell’Impero astroungarico. Emigra con la famiglia a New York nel 1909, dove cambia nome in Arthur e a 14 anni inizia a lavorare come fotografo. Nel 1934 si licenziò dalla Acme Newspictures (che sarebbe poi diventata la United Press International Photos) – dov’era assunto come tecnico della camera oscura – e si mise a fare il freelance: bazzicava nel quartier generale della polizia di New York e appena arrivava la notizia di un delitto “interessante” ci si fiondava per scattare le foto e poi venderle. Nel 1938 ottenne il permesso di installare una radio della polizia nella sua auto, nel cui bagagliaio aveva anche allestito una piccola camera oscura, e riuscì a velocizzare ancora di più il suo lavoro.

Weegee continuò a lavorare come fotoreporter di cronaca nera negli anni Quaranta, quando iniziò a dedicarsi anche alla fotografia di moda e pubblicitaria, realizzando servizi per Vogue e Life
Morì a New York il 26 dicembre del 1968 a 69 anni. 




2 commenti:

  1. Paul Weegee è da sempre (dal 1970, sono nato nel 1960) il mio fotoreporter preferito. Era sempre il primo a precipitarsi sulla scena del delitto, a scattare i cadaveri ancora caldi dell'America anni'30/40, ma soprattutto le reazioni del pubblico e della fauna umana che si trovava ad attraversare la Crime Scene. La foto più carnale e sexy di Marilyn è scattata dalla lente di Paul Weegee, un centesimo di secondo prima che LEI stampi le sue labbra pregne di rossetto, come un timbro sull'obiettivo della sua Rolleiflex 6x6! W WEEGEE!
    Fabio ciccio Ferri (C.D./Art Director Freelance)

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  2. P.S. Non so chi sia il Vs. Titolista. Ma in redazione alla Acme Newspictures (che sarebbe poi diventata la United Press International Photos) – dov’era assunto Paul Weegee... l'avrebbe fatt@ licenziare (a meno che non fosse il Wile Coyote)! ;)

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