Munari, gesti italiani. |
Vi piacerebbe poter comunicare con
chiunque, in qualunque parte del mondo, senza conoscere la lingua?
Ok, allora facciamo un passo
indietro, e torniamo a un assioma classico: l’uomo ama complicarsi la vita.
Vada per la religione, la più
nobile delle auto-afflizioni, che ci siamo voluti infliggere a ogni latitudine nonostante
fossimo nati liberi. Vada per le lingue e dialetti,
evolutisi nel tempo inseguendo la storia, le complessità geografiche, i litigi
tra vicini, abitudini culturali e diversità morfologiche. Ma il linguaggio non
verbale avrebbe potuto prendere ben altre strade invece di seguire, ogni volta,
come uno scemo, il linguaggio parlato.
Molti segni sono "istintivi" come hanno ampiamente dimostrato gli antropologi. E gli indiani d’America, cento anni fa, si sarebbero capiti al volo se avessero incontrato un pigmeo africano.
Molti segni sono "istintivi" come hanno ampiamente dimostrato gli antropologi. E gli indiani d’America, cento anni fa, si sarebbero capiti al volo se avessero incontrato un pigmeo africano.
Molti movimenti delle mani -
correlati a concetti - sono addirittura comuni a tutte le civiltà non mediate
da sovrastrutture culturali successive. Noi italiani, adottiamo gesti mimici
(quelli che vengono compiuti per
accompagnare un termine o una frase durante una conversazione: per esempio il gesto di mostrare o indicare
il polso quando si chiede l’ora) e abbiamo creato tantissim gesti simbolici (quelli che sostituiscono la parola o ne alterano il significato: si pensi al
gesto delle corna mentre si parla della fedeltà di
un uomo o di una donna). Eppure, non ci capiamo. Quando avremmo potuto tutti comunicare
in maniera molto più semplice e diretta. E non si capiscono bene neanche i non
udenti appartenenti a nazioni diverse, perché sono troppe le parole espresse
con segni letterali, o perché i segni, a volte, cambiano. E anziché poter trasformare
il loro handicap in un vantaggio, i non udenti, finiscono per rimanerne
doppiamente vittime.
Nonostante che da secoli, studiosi di tutte le nazioni abbiano affrontato il problema, ma sempre come ancoramento alla lingua madre.
Nonostante che da secoli, studiosi di tutte le nazioni abbiano affrontato il problema, ma sempre come ancoramento alla lingua madre.
Capita così che un sognatore, che ho il piacere di conoscere solo via web, ma
che ha avuto il merito di creare nel 1994 - per poi donare alla Caritas - il
primo giornale di strada pensato per aiutare i barboni “Scarp de’tenis”, pensa che, forse, si potrebbe creare un linguaggio dei gesti, universale.
Un
linguaggio capace di divenire strumento di unione di un mondo fatto di persone
anche udenti, che, oggettivamente, “...hanno bisogno
soprattutto di comprendersi”.
Una follia. Anzi, no. Una Utopia con la U maiuscola. Una cosa nata
probabilmente in una giornata di pioggia. Ma non c’è nulla di più difficile di voler
creare una cosa semplice. E non c’è nulla di più poetico, di voler creare una
cosa impossibile.
Questa la base progettuale di
GESTO, un progetto etno-linguo-eco-culturale di Pietro Greppi, che ha fondato
un’Associazione no profit con il preciso obiettivo di creare, con l’aiuto di
esperti di diverse nazioni del mondo, un linguaggio universale, non verbale,
dei gesti e dei segni, che sia facile, comune e condiviso.
Un’utopia, per la cui
realizzazione finale servono un sacco di soldi, al di là del volontariato. E
anche competenze scientifiche, di linguisti, glottologi, semiologi,
antropologi, esperti di recitazione e linguaggio non verbale, e così via….
Ecco, a me questa follia piace, e per quel poco che posso, offro il mio
contributo. Il primo, quello di parlarne ora e di aiutare a far conoscere il
progetto. Il secondo, quello di fare un versamento miserabile di 100 euretti
(…ma non lo dirò a mia moglie…) per aiutare i primi passetti di questa
iniziativa pioneristica.
Se volete saperne di più, leggete la scheda informativa pubblicata sul sito in costruzione www.unigesto.org o contattate su Facebook Pietro Greppi, che è attivo e vigile nel mondo social. Secondo me vi dirà qualcosa di più intelligente di quello che vi ho scritto io. Tanto da spingervi a inviare anche voi qualche eurino a BANCA PROSSIMA Gruppo Intesa San Paolo GESTO - IBAN: IT26M0335967684510700188890 progetto GESTO.
Se siete
esperti del settore fatevi avanti. Se vi interessa, fatevi avanti. Penso che ci
sia un sacco di posto libero.
A
proposito, qualcuno è in grado di farlo sapere a Dario Fo, Umberto Eco e
Antonio Rezza? Secondo me questa idea, a loro, piacerebbe. Peccato per Munari
che non c’è più e che già me lo vedevo chiedermi a che ora ci si vede….
www.unigesto.org