Niklaus STOECKLIN, svizzero (Basel
1896 – 1982), non solo è uno dei più grandi, eleganti e dimenticati
surrealisti, ma anche uno che, per campare, ha creato immagini-icona
pubblicitarie, pensate per poster e cartonati, che fanno oggi impallidire la pop-art.
Maestro del realismo magico e della Nuova Oggettività “Neue Sachlichkeit” - dal nome
della mostra che questa corrente tenne alla Kunsthalle
di Mannheim nel 1925, nell a quale Niklaus sarà l’unico esponente svizzero ad
essere invitato - non offre sul web neanche un articolo a lui dedicato in
italiano o una piccola voce di Wikipedia che di solito non si nega a nessuno (oh
…ragazzi… non posso far tutto io, avrò scritto almeno un centinaio di biografie,
cribbio, fate qualcosa anche voi!)...
Figlio di
un mercante, compie però come tutti i suoi fratelli, una scelta artistica, tra
poesia e pittura, seguendo gli insegnamenti dello zio, Heinrich Müller, noto artista locale di impostazione tradizionale.
Dal 1914 studia
presso la Scuola di Arti Applicate di
Monaco e allo scoppio della guerra ritorna in Svizzera.
Tiene a
Basilea la sua prima mostra personale e inizia a vendere le prime opere, trovando
in Georg Reinhart un collezionista, un amico e un mecenate, che lo ospiterà per
molti mesi nella sua casa di San Gimignano, dandogli modo di conoscere l’arte
italiana.
Grazie anche alla frequentazioni di
questo rapporto conosce e si sposa con Elisabetta Schnetzler, dalla quale avrà
la figlia Noëmi.
A partire
dagli anni ’30 inizia a operare anche come pittore pubblicitario "cartellonista" e
illustratore, innovando le normali dinamiche di rappresentazione del prodotto, portandolo da pack-shot a still life.
Macro dettagli su campiture di colore puro (giallo, blu, ocra), che lo fanno
distinguere da tutti gli altri colleghi, con una citazione d'onore a Peter Birkhäuser (Basilea, 7 giugno 1911 – Binningen, 22 novembre 1976) che proprio a lui si ispira.
Sono trenta anni di grande pittura che lo accompagnano sino alla fine degli anni ’40.
Anche nell’arte cosiddetta seria, sa essere diverso da tutti gli altri, con oggetti e forme che si cristallizzano nello spazio, immoti nel tempo. Dove anche la figura umana si solidifica per divenire massa intrisa di mistero.
Sono trenta anni di grande pittura che lo accompagnano sino alla fine degli anni ’40.
Anche nell’arte cosiddetta seria, sa essere diverso da tutti gli altri, con oggetti e forme che si cristallizzano nello spazio, immoti nel tempo. Dove anche la figura umana si solidifica per divenire massa intrisa di mistero.
autoritratto, 1928 |
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