UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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mercoledì 30 dicembre 2015

IL MUSEO IMMAGINARIO HA UNO SCOOP. IL VERO VOLTO DI BABBO NATALE. CHE ERA IL VICINO DI CASA..

Che Babbo Natale, derivazione nordica di storie di folletti mixate con San Nicola fosse di colore verde foresta, e lo fosse rimasto per secoli, lo sanno tutti. O tutti dovrebbero saperlo... Meno si sa, invece, della storia del perché della sua tunica rossa e della sua faccia da alcolista.



Siamo nel 1931, l’America è appena uscita dalla grande depressione e la Coca Cola cerca di incrementare le vendite. Sono stati prima medicinale tonificante, poi bibita per adulti, poi hanno tolto le foglie di coca dall’infuso e vorrebbero vendere la bibita anche alle famiglie ed ai bambini. Cosa c'è di meglio di un Babbo natale per promozionare la bevanda per tutti? Si sarà chiesto il direttore Marketing, che all’epoca non si sarà chiamato così. Viene quindi commissionato il bozzetto a un illustratore di origini svedesi, Haddon Sundblom (Muskegon, 22 giugno 1899 – Chicago, 10 marzo 1976), famoso per le sue pin-up tettute, per creare una campagna pubblicitaria che esprima gioia, ottimismo, allegria e voglia di bere CocaCola. Vogliono un Santa Klaus “vero”, che beva la bibita perché la adora, non solo un simbolo.
La strada era già stata aperta dalle illustrazioni di Thomas Nast, che nel 1863 aveva disegnato per Harper's Weekly un Nabbo Natale, vecchio, grasso e con la tunica rossa. Ma l'immagine non ha sfondato ancora.


Il disegnatore pensa al tradizionale Santa Klaus…vescovo… elfo…, pensa a Nast, e decide di rinnovarlo, e lo veste coi colori della bibita. Un bel rosso intenso. 
Come si legge poi nelle biografie “Sceglie poi come modello un venditore in pensione, tale Lou Prentice che abita sul suo pianerottolo, una persona gioviale, un po’ sovrappeso, ma che ispira tanta allegria. Volendo dipingere persone vere nei suoi ritratti Sundblom ha bisogno di modelli reali… e li trova sottocasa.. i bambini sono quelli dei suoi vicini di casa ed il cane.. è quello del fioraio... dipinto di nero per l’occasione.”
Nasce così nasce la campagna pubblicitaria che durerà 37 anni. Poi, quando nel 1946 Lou Prentice stira le zampe, Sundblom pensa di fare di se stesso il modello.
 

Si dipinge davanti ad uno specchio aggiungendosi solo la barba e un anno perfino dipingendo la cintura di Santa che si chiude al contrario. Perché si era dimenticato dello specchio. Oh Oh oh! 



l'altro Sundblom...

Babba Natale...

Il babbo Natale di Thomas Nast, 1866

The original... 1906


1890






1 commento:

  1. è storia, cronaca, cultura generale che fa sorridere, né posso pensare al crollo di un mito- babbonatale- in quanto adulti e vaccinati . che babbo abbia la facciona da alcoolista è poi lapalissiano! rido.

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