ARTICOLO PUBBLICATO SU HUFFINGTON POST
In un mondo nel quale tutti possono parlare - e io stesso posso
In un mondo nel quale tutti possono parlare - e io stesso posso
firmare un blog su un media
autorevole - non solo c’è poco da dire, ma il laccio del bavaglio stringe la
bocca e fa colare un filo di saliva. Non basta strombazzare “Io sono Charlie” o
“Libertè!” e po tornare a postare gattini. Occorre
poter gridare le cose libere, impudenti, lerce, politicamente scorrette che
dicevano un tempo Charlie & i suoi fratelli. Lo avete mai letto o visto un
numero di 30 anni fa di Pilote, Hara Kiri
o de L’Écho des savanes, le riviste
dove scrivevano Claire Bretécher, Mandryka, Topor e i de-funti Charb e
Wolinsky?
Una carica
urticante e intelligente che oggi farebbe impallidire. Riferimenti sessuali
espliciti, foto e titoli provocatori contro ogni cosa che cammina e anche fatta
di solo spirito. A volte anche irritanti e non condivisibili. Eppure, fatevene
una ragione, c’era più talento in una loro scoreggia che in tutti i redazionali
usciti oggi in Italia. Questo compreso.
Avete riguardato in tempi recenti le strip di Pazienza, Tamburini, Liberatore?
L’aggressività di Re Nudo o Frigidaire? Letto i fumetti underground
di Robert Crumb, le fanzine della controcultura dagli anni ’70 e ‘90? Ogni
pagina de Il Male sarebbe oggi
impensabile. Immaginate le reazioni di Renzi nel vedersi raffigurato coperto di
merda, del Papa rappresentato in forma di Scimmia (primate), e una fellatio che
coinvolge l’entità suprema. Oggi le nuove leggi lo impedirebbero senza
possibilità di difesa, tra accuse di blasfemia, vilipendio, razzismo, sessismo,
incitazione alla violenza e all’utilizzo di droghe.
Cos’è
rimasto della libertà di parola e di espressione in un mondo iconoclasta che
bandisce parole e immagini, che ha paura di offendere tutti e non si accorge
che sta offendendo la propria storia e la propria identità? Userò un’espressione
risorgimentale: che offende “ i propri
morti”? Che umilia la battaglia che hanno fatto laicismo, illuminismo e
libertà di pensiero e di espressione per affermare, nei secoli, la propria
autonomia.
Una
religione si offende per qualche motivo?
Sti cazzi! direbbe
Charlie. Non leggeteci.
Rispettiamo
la religione. Ma se avessimo dovuto ascoltare la religione non si sarebbe evoluta
neanche l’arte moderna e avremmo rinchiuso gli espressionisti in carcere. Non
sarebbe esistito il divorzio e l’omosessualità sarebbe ancora una malattia.
Un politico
si adombra? … e allora?
Aveva più
libertà Voltaire che un editorialista di Repubblica o del Post. Abbiamo avuto
la rivoluzione industriale, il femminismo, Woodstock, la coscienza di classe,
morti, milioni di manifestazioni, e ora Istagram
ammette le tettine, ma non il capezzolo (che deve essere impecettato) e Facebook persegue ogni culetto… perché assai
severa in fatto di nudo.
Gestisco un
blog d’arte e ogni mese la pagina social viene censurata, non per foto
esplicite (uno scatto di Tina Modotti anni ’20 da fare accapponar la pelle), ma
anche per quadri figurativi: un espressionista tedesco… sicuramente un porco
degenerato. Addirittura una foto di Mina in minigonna a Canzonissima è stata segnalata, impedendomi di postare per venti
giorni. Senza appello, senza potermi difendere, senza neanche sanzionare lo
stalker sessuofobo che mi perseguita. Così, se voglio continuare a pubblicare,
devo evitare in maniera preventiva di postare le foto di Man Ray, gli artisti della
pop art, Piero Manzoni che dipinge la modella, gli affreschi liberty che
Sartorio ha realizzato per adornare l’Aula di Montecitorio… portando il livello
della fruzione a quelli che oggi predica gran parte del mondo islamico meno
progressista.
Accadrà, poi,
che ognuno dimenticherà la libertà di poterlo fare, perché si è spostato
indietro di 100 anni il limite del comune senso del pudore. Che sarò, d’ora in
poi, la nostra prigione.
Stessa cosa
per questa rubrica. Qual è il limite che mi è concesso dall’editore? Ho dovuto
togliere la parola “figa” dal titolo originale un po’ provocatorio di un
articolo sicuramente non volgare o scandalistico perché non consona alla linea
“clean” della testata. Siamo certi che questo artificio letterario, così
politicamente corretto, sia giusto? E’ giusto ufficializzare l’autocensura
preventiva, o meglio, renderla norma, in luogo del buon senso?
Insomma, il
mainstream dice una cosa.
Posso
dissentire? Posso provocare? Posso usare la parola frocio, negro, mussulmano del cazzo, fascista di merda o
aggettivare come credo se me ne assumo la responsabilità e la utilizzo per
satira, per difendere le categorie in questione o anche solo per un post
provocatorio?
Ormai siamo
tutti come tag tracciate sul muro. Per strada, non esprimiamo neanche più la
passione per la Roma o per la Vulva. Facciamo solo sapere che esistiamo.
Pensiamo di
esistere. Ma non abbiamo più un cazzo da dire.
(pubblicato su Huffington Post il 16-12-2015)
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