Dopo la
prima guerra mondiale e i lutti del conflitto, una tragica epidemia di
suicidio colpì Budapest. La cosa strana è che molti credevano alla storia che
fosse tutto causato dalle influenze di una canzone popolare molto in voga
all’epoca: Gloomy Sunday (titolo
originale ungherese: Szomorú vasárnap)
scritta dall'ungherese László Jávor e musicata da Rezső Seress nel 1933 in cui
si fa riferimento esplicito al suicidio (ascoltatele in fondo al post). Secondo la
più accreditata versioni il brano nacque durante una cupa domenica parigina. Seress era
triste a causa di un litigio con l’amata, dovuto ai suoi ripetuti (e vani)
tentativi di sfondare nel mondo della musica. La canzone, contrariamente alle altre da lui prodotte fu un
successo, ma tre anni dopo (1936) iniziò a circolare la voce che il brano
avesse un effetto deprimente o inducesse al suicidio, come parevano
testimoniare diversi casi apparentemente legati al suo ascolto: una giovane
commerciante berlinese impiccatasi lasciando ai suoi piedi uno spartito di
Szomorú vasárnap; una segretaria di New York che, asfissiandosi con il gas,
avrebbe chiesto che il brano fosse eseguito al suo funerale; una donna inglese
avvelenatasi per mezzo di barbiturici mentre nel suo appartamento andava un
fonografo automatico che riproduceva la canzone; un fattorino romano che si
sarebbe gettato nel fiume dopo averla udita da un mendicante.
Nel 1941
Sam Lewis riarrangiò il brano per Billie Holiday; consapevole della sua tetra
fama, il compositore decise di aggiungere una terza strofa, assente nella
versione originale, nella quale chi canta spiega di avere in realtà solo
sognato la morte della persona amata, e di averla trovata al proprio fianco al
risveglio, viva e innamorata. Nonostante questo accorgimento la BBC decise di
non trasmettere la versione di Billie Holiday, ritenuta troppo triste in un
momento in cui Londra si trovava sotto i bombardamenti tedeschi. Questo divieto
fu sollevato solo nel 2002. Seress
morì nel 1968, gettandosi da una finestra del suo appartamento a Budapest.
Ma
torniano alla cura che Budapest pensò per debellare il problema, creando un “Club del sorriso” inaugurato nel 1937.
Uno scherzo creato dal professor Jeno e da un ipnotizzatore di nome Binczo, che
però prese piede. Gli organizzatori aprono una scuola per insegnare il sorriso
Roosevelt, il sorriso Mona Lisa, il sorriso Clark Gable, il sorriso Dick Powell,
il Loretta Young…
Ma non si
fermando a questo, nacque la moda di fare “Le feste del Sorriso”, di disegnare
sui muri bocche sorridenti, di farsi fotografare in modo buffo, di farsi
ricamare i maglioni, convinti che l’allegria fosse contagiosa. Addirittura di
creare mascherine per girare in città. E anche il cinema, in anni che si stanno
colorando di buio, viene spinto a produrre film comici, compresi quelli
italiani, realizzati fino al 1942, nel segno della collaborazione
italo-ungherese.
Come storia io la trovo divertente. Voi? No? Ah, ah, ah, ah…
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