I polacchi hanno avuto un destino duro, sempre, da centinaia di anni. Poi, nel 1938, vennero schiacciati dai tedeschi, bombardati, perseguitati, quindi invasi dai russi. Varsavia sotto i nazisti divenne il più grande ghetto europeo (500.000 persone) costrette a vivere tra le macerie, come ben ricorda e racconta il film “Il pianista”.
Quando i russi occuparono il paese, non fu però una liberazione. Ci fu una
eroica resistenza da parte del residuo esercito polacco, ma i difensori vennero
spazzati via e messi sotto il regime e l’amministrazione comunista.
Tra i soldati imprigionati, mandati su carri bestiame nei campi di concentramento russi c’era anche Karol Badura, soldato polacco, pittore.
Tra i soldati imprigionati, mandati su carri bestiame nei campi di concentramento russi c’era anche Karol Badura, soldato polacco, pittore.
Nel corso
di un incontro alla Università La Sapienza,
nel 1979, raccontò quel trasferimento, dove morirono molti suoi compagni,
potendo mangiare aringhe secche e bevendo una volta al giorno acqua ancora
bollente.
Karol Badura a Varsavia, nel 1932
I vagoni dei soldati polacchi deportati
Non solo dipinge, ad olio e ad acquarello, ma realizza numerose incisioni e monotipi, esponendo a Roma (Galleria il Mulino a Via del Babuino e Galleria della Pesa).
Negli anni
’60, spinto dalle necessità economiche, realizza numerose illustrazioni per un ciclo sul turismo
nel Lazio, e pubblica una serie di grafiche sul tema di Roma. Città nella quale
morirà nel 1983.
Non lascerà più l’Italia, salvo brevi
rientri in Patria, che gli dedicherà nel 1985 la Kordegarda Gallery a Varsavia, una mostra omaggio.
Karol Badura, autoritratto, anni '60
un grande artista che ha dovuto negli ultimi anni scendere a compromessi, fedele al figurativo ma del tutto personale. lo incontrai al festival di spoleto dove aveva organizzato una mostra
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