.
Celebre il caso di Joseph Henry Lynch (28 ottobre 1911-16 gennaio 1989) un artista inglese le
cui donnine poppute dai fianchi robusti, hanno riempito l’Europa negli anni ’50 grazie
a oleografie diffuse da una ditta belga.
Meglio
conosciuto con la firma J.H. Lynch ha prodotto alcuni capolavori della mass art come Tina (1964), Ninfa, Foglie d’Autunno e Woodland Goddess, che devono aver accompagnato la crescita e i primi abbandoni di
generazioni di adolescenti. Simbolo di mediocrità artistica, ma amatissimi da
classe media, le tele vennero addirittura inserite da Stanley Kubrick nella casa “per
bene” dei genitori del protagonista di Arancia
Meccanica e sulla copertina di un LP di Edwyn
Collins.
Non potete sbagliarvi. Sto parlando dei quadri icona-kitsch simbolo in ogni nazione, dei quali si ignora spesso chi ne sia l’autore, ma che contengono in se elementi e meme capaci di penetrare nella coscienza collettiva. Il segreto imperscrutabile di ogni successo. Come i “Clown Tristi”, le “spagnole maliziose” di Charles Roka, i toreri, i gatti di Novella Parigini, i bambini dagli occhi grandi, o autori come Teomondo Scrofalo, comparso in Italia alla fine degli anni ’50, con un soggetto mediato probabilmente da modelli francesi, e poi ripreso da produttori napoletani in serie.
Teomondo Scrofalo era, infatti, il fantomatico autore del “Vecchietto all’Osteria” (la firma fake era G. De Curtis) che popolò prima
le trattorie, quindi le case degli italiani, per diventare oggetto a Drive In (1983-1988) di un fortunato tormentone di Ezio Greggio: “E’ lui o non è lui? ....ceeeertoo che è lui!”
foto del sedicente Bruno Amadio
Immortale è
stato anche il “Bambino che piange”, poi
ribattezzato “el diablo” o "gipsy boy" che divenne
oggetto di una follia collettiva, ma che continuo ancora a vedere in
giro. La storia fece il giro del mondo, e raggiunse il suo apice in
Inghilterra. “Se in casa avete un quadro
con un bambino che piange, dovete liberarvene immediatamente. Porta male!”.
Lo scrisse addirittura il Sun, uno
dei maggiori quotidiani inglesi, e in redazione arrivarono oltre 2500 quadri
che avevano come soggetto l’inquietante ragazzino.
Il motivo era stato un evento di cronaca: la comincia il 4 settembre del 1985. A Rotherham, nello Yorkshire. Una casa va in fiamme e tutto viene carbonizzato. Tranne una cosa. Un quadro. Anzi, una stampa da quattro soldi che raffigura un ragazzino in lacrime. La vicenda potrebbe passare inosservata se non fosse per la dichiarazione del capo dei pompieri: “Non è la prima volta che capita. Ho visto altre case bruciare e l’unica cosa rimasta intatta è quel maledetto quadro!”.
Il motivo era stato un evento di cronaca: la comincia il 4 settembre del 1985. A Rotherham, nello Yorkshire. Una casa va in fiamme e tutto viene carbonizzato. Tranne una cosa. Un quadro. Anzi, una stampa da quattro soldi che raffigura un ragazzino in lacrime. La vicenda potrebbe passare inosservata se non fosse per la dichiarazione del capo dei pompieri: “Non è la prima volta che capita. Ho visto altre case bruciare e l’unica cosa rimasta intatta è quel maledetto quadro!”.
Da qui la leggenda si sviluppò in
maniera incontrollata.
C’è anche chi è riuscito a
risalire al suo autore: Bruno Amadio, veneziano, nato nel 1911 ma trasferitosi in Spagna,
dove avrebbe passato il resto della sua vita sotto il nome d’arte di Giovanni
Bragolin producendo migliaia di varianti del soggetto. Sarebbe morto nel 1981, ma la verità potrebbe essere un'altra (ed
essere lui stesso una invenzione).
C’è infine
un’ultima immagine che mi manda ai matti, letteralmente. Mi ossessiona da anni,
perché da anni, la vedo dovunque.
Per scoprirla
anche voi, ma la conoscete, basta digitare su google immagini la parola Gesù in qualsiasi lingua. Comparirà nella
prima pagina, più volte, l’immagine di un Biondino dagli occhi buoni, leggermente
a mandorla, con una vesta bianca che si apre verso il basso con dominante rossa
e blu e uno sviluppo del corpo alla El Greco.
Ne
esistono tre varianti base, anche con il cuore misericordioso, e va fortissimo
il primo piano con gli occhi buoni e giallo dominante.
Ho pensato
per anni che fosse anonima. E l’ho vista dovunque. A Porta Portese, sui
pescherecci, sul letto di morte di Madre Teresa, nei reportages fotografici dei
posti più lontani del mondo, in un ristorante in Corea dove servono polpi vivi,
nelle foto della cella di Provenzano, e potrei andare avanti.
Alla fine
sono riuscito a risalire alla verità.
Gesù Misericordioso, viene dall’Est, dalla Lituania, ed è stato realizzato nel 1934 secondo
le indicazioni di Santa Faustina Kowalska che aveva avuto la visione e l’indicazione
di tramandare il ritratto. Gesù è con la mano destra alzata, e due raggi che
escono dal cuore, uno bianco e uno rosso, rappresentanti rispettivamente
l'acqua e il sangue. Ha tunica bianca, contornata da luce, su sfondo blu, e
riporta in basso la frase «Jezu, ufam tobie» ("Gesù, confido in te).
L'immagine
fu dipinta a Vilnius in Lituania dall'artista Eugeniusz Kazimirowski, dopo che
il suo vicino di casa e direttore spirituale di suor Faustina, don Michał Sopoćko,
gli aveva condiviso la missione che suor Faustina affermava di aver ricevuto.
Il pittore
impiegò circa sei mesi per completare l'opera sotto la continua presenza e
controllo della suora e del prete. Suor Faustina era particolarmente esigente e
domandava continuamente correzioni o aggiunte di dettagli, per ottenere
un'immagine fedele alla visione. Dopo circa dieci anni dalla creazione
della prima immagine nel 1943 un altro pittore, Adolf Hyla iniziò a realizzare
le prime varianti, quelle che citavo.
La prima
collocazione dell'opera fu la chiesa di San Michele a Vilnius, il 4 aprile del 1937, ma con l’arrivo
del comunismo, nel 1948, la chiesa fu chiusa. E l'edificio, quadro (senza
cornice) compreso, venne acquistato da un privato. Una devota polacca e una
lituana nascosero però la tela “La Sacra Immagine” (come la chiamò
Giovanni Paolo II).
Solo dopo molti tentativi e
peregrinazioni, nel 1982 viene accolta la richiesta di poter esporre nuovamente
il quadro, che viene riportato in maniera avventurosa a Vilnus e poi
restaurato, iniziando così a essere conosciuto a livello planetario. Unica tela voluta, secondo la vulgata, dallo stesso Gesù.
Per alcuni l'opera sarebbe anche una fusione del primo soggetto con l'opera di Pompeo Batoni, Sacro Cuore di Gesù, olio su rame, 1767, chiesa del Gesù, Roma.
Per alcuni l'opera sarebbe anche una fusione del primo soggetto con l'opera di Pompeo Batoni, Sacro Cuore di Gesù, olio su rame, 1767, chiesa del Gesù, Roma.
Sacro cuore di Gesù di Pompeo Batoni
Cosa colpisce l'immaginario in in luoghi così diversi, superando tutte le altre immagini
iconograficamente simili?
Se lo sapessi, potrei essere un grande artista di pessimo gusto. O un tipo, molto, decisamente molto ricco.
Se lo sapessi, potrei essere un grande artista di pessimo gusto. O un tipo, molto, decisamente molto ricco.
e i gatti di novella parigini? un must del kitch.
RispondiEliminali avevo inseriti, ma sono troppo romani, come le foto di Sordi che mangia gli spaghetti
RispondiEliminaPezzo bellissimo ma manca l’immagine del clown triste, icona chiave della
RispondiEliminaMia generazione.
Il Gesù di Vilnius passò anche dalla mia città, Spezia, e venne esposto nella cripta di Cristo Re. Lo vidi ed era impressionante. Quando lo tolsero una folla di persone corse dietro al quadro...
RispondiElimina