I delitti della Rue Morgue (The
Murders in the Rue Morgue), è un racconto scritto da Edgar Allan Poe
pubblicato nell'aprile del 1841 sul The
Graham's Lady's and Gentleman's Magazine di Filadelfia. Un giallo bizzarro
e paradossale, su un duplice delitto. Ma ecco la soluzione: “…Il colpevole non è un brutale assassino,
come tutti credono, ma un animale. Un enorme orango del Borneo fuggito da una
nave con il rasoio del padrone. Il marinaio insegue l'orango, che si arrampica
fino all'appartamento delle vittime, dove madame L'Espanaye e la figlia vengono
colte di sorpresa. Il marinaio, salito a sua volta, osserva inerme dall'esterno
la scena: l'orango, balzato nell'appartamento, tenta di radere Madame
L'Espanaye imitando il comportamento del padrone, ma di fronte alla reazione di
terrore scomposto della donna diventa improvvisamente furioso e le tronca di
netto la testa. Il sangue eccita ancor più la scimmia, che in preda al furore
strangola Mademoiselle L'Espanaye…”
Ora che vi siete ripresi dallo spavento, ho il piacere di mostrarvi
l’unica scultura che imprime nel marmo, con
incredibile realismo, un omicidio nel momento esatto in cui si compie: "Orangutang che strangola un selvaggio del
Borneo" (1895) di Emmanuel Frémiet (Parigi 1824 – 1910). Presenta molti punti
in contatto con il racconto di Poe, ma vorrebbe in realtà sintetizzare lo
scontro tra la civiltà e uomo da una parte e la forza della natura
dall’altra.
Tema che era stato
ripreso da altri autori del tempo, come Louis-Ernest Barrias (Lotta con l’alligatore, 1895) e Jules
Coutan (Caccia all’Aquila, 1899/1900).
La cosa interessante è
che Frémiet non si ferma al primo omicidio, commissionato dal Museo di Storia
Naturale di Parigi, ma produce altre opere
sul tema, tra cui "Gorilla che
rapisce una donna" che ottenne la medaglia d'onore al Salon di Parigi
del 1887, e che prefigura con incredibile chiarezza la svolta finale di King Kong. Il segreto di un gusto macabro che forse nasce dal suo lavoro da ragazzo alla Morgue, quando disegna il volto dei morti annegati per togliere il pallore, dopo aver "ricomposto un uomo decapitato a colpi d'ascia o fatto a pezzi da una falciatrice".
Emmanuel Frémiet, non
era però uno scultore qualunque. Era al massimo della sua fama, era stato maestro di disegno animalista di Rembrandt Bugatti, e aveva da poco
terminato il suo capolavoro, la grande statua dorata di Giovanna d'Arco a
cavallo, vessillo al vento, che da più di un secolo è al centro di Place des
Pyramides, o l’elefante, che ancora adesso accoglie i visitatori all'esterno del Musée d'Orsay.
"Gorilla che rapisce una donna" 1887, |
Jules Coutan (Caccia all’Aquila, 1899/1900). |
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