Pietro Annigoni, ritratto per l'insediamento della Regina Elisabetta, 1954 |
I
ritratti dei potenti, re e papa,
olio su tela, sono riusciti a resistere a 100 anni di fotografia, per poi
morire di inedia e anacronismo alla fine degli anni ’80. Unici sopravvisuti,
oggi, i ritratti dei Santi nel giorno della beatificazione a Piazza San Pietro,
e ritratti dei capi di stato di piccole nazioni marginali, che alternano la
tela a pesanti dosi di photoshop.
Eppure,
una volta erano chiamati artisti come Tiziano o Velasquez. E ancora adesso
riecheggia il prestigio di Pietro Annigoni (Milano, 1910 – Firenze, 1988) pittore della real casa inglese, e
autori di celebri ritratti ai Kennedy, agli Scià di Persia o alla Regina di
Danimarca
Poco
si ricorda, invece, della figura di Guido Greganti, in vita famosissimo, che per tutta la vita immortalò i
potenti, da Benito Mussolini – per il quale realizzerà il primo ritratto
ufficiale - a tutti i Papa, da Pio
XII a Papa Giovanni Paolo II. E poi il Re Vittorio Emanuele III e gli eroi
della prima e della seconda guerra mondiale, per divenire nel 1962 il ritrattista ufficiale del presidente della
Repubblica tunisina al-Ḥabīb Bū Rqība (Burghiba), per
l'esecuzione di tre suoi ritratti e di quelli della prima moglie Maffida
e della seconda Wassila (proprietà del palazzo presidenziale di
Tunisi) e per alcuni quadri di soggetto storico, di cui il più importante
raffigura Ritorno di Burghiba a Tunisi dopo l'ottenuta indipendenza della
Tunisia (proprietà del palazzo presidenziale di Cartagine) qui nella foto.
Eppure
aveva cominciato come militare di carriera nella Marina, per poi conoscere a
Taranto la sua futura moglie. Si era sempre dedicato alla pittura da
autodidatta, anzi, da dilettante, ma ora decide di lasciare tutto per diventare
non solo pittore, ma ritrattista. Il suo stile, da allora, rimarrà fedele
sempre a se stesso. Ultimo difensore di quella visione ieratica che dona
autorità a chi autorità già ce l’ha. E che ci piace inserire in queste pagine,
perché in ogni caso sopravvissuto al cambiamento della storia. E che aderisce nel
1947 con Gregorio Sciltian, Annigoni e i fratelli Xavier e Antonio Bueno al
manifesto dei pittori moderni della realtà.
Nato
nel 1987 a Livorno, morto a Roma nel 1986 viaggerà a lungo, affermandosi negli
Stati Uniti (dove realizzare importanti cicli decorativi), divenendo storico
collaboratore della Enciclopedia Italiana per la quale realizzerà 3000
illustrazioni. Lasciando anche bellissimi studi sui disastri della guerra e sui
lavori nei campi, attento, questa volta, a raccontare la storia dei tanti senza
nome che la storia l’hanno fatto veramente.
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