UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti 50 nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, progettisti, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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giovedì 3 novembre 2011

Heinrich Rauchinger. A cosa serve un'arte perfetta in un mondo imperfetto?


Esistono degli uomini che non possono avere
nessun conforto, se non l'illusione.
Maksim Gorkij

Il quadro che vedete è opera di un grande artista polacco di origine austriaca, Heinrich Rauchinger, un virtuoso destinato a morire di fame e di stenti nel campo di concentramento di Theresienstadt nell’odierna repubblica ceca.

Questo mi fa nascere una considerazione e una domanda. Può esistere un Dio capace di far morire in un campo di concentramento qualcuno a cui aveva consegnato il segreto della perfezione formale?
Ma soprattutto, a cosa serve raggiungere questo virtuosismo tecnico, asservire per un attimo la realtà apparente, credere in valori estetici tradizionali, rassicuranti, quando la storia precipita nel buio e il bello viene schiacciato dal male?


Professor Kotari Araki, 1923-1926 Imperiale Università di Tokio, 
professore emerito a Vienna e Berlino, economista


Una vicenda privata che diviene specchio della storia dell’arte, per un artista profondamente mitteleuropeo che ha attraversato tutta la pittura di genere, con tele anche di convenienza, che realizza poi nel 1926 due ritratti “esotici” un intellettuale giapponese e sua sorella, a dimostrazione che la globalizzazione fosse già un fatto reale.

In quello stesso anno Adolf Hitler marciava con duecento uomini a Weimar. Picasso s’incontrava a Parigi con Dalì, dando l’ultima sterzata all’arte moderna. E Heinrich, come un chirurgo dell'arte figurativa, ripercorreva la tecnica artistica risalendo indietro nel tempo, sino a Holbein e a Pisanello, fregandosene delle avanguardie e del modernismo. Con quel corpo che prende forma, si stacca lentamente dalla carta, mantenendo nel punto di congiunzione un sottile tratteggio e sfumature di biacca. E quel volto che emerge dal fondo e che sembra fremere di vita, di orgoglio.

A cosa serviva dunque quella maestria? Cosa avrebbe portato come contributo nell'estetica del mondo?

Io non lo so, e forse anche lui se lo sarà chiesto vedendo sparire le sue certezze tra le baracche di un campo di concentramento. In un inverno tra i più freddi del secolo. In un secolo fra i più folli della nostra memoria.



Indiscusso maestro figurativo, nasce a Cracovia nel 1858 (dove usa il nome Heinrik Rauchinger). Studia con Jan Matejko, detto il “maestro delle scene di battaglia”, per poi trasferirsi a Vienna, dove frequenta la Akademie der bildenden Künste nel pieno dell'atmosfera della Secessione, divenendo prossimo a Klimt che conosce e che visita nel suo studio.

Inizia quindi una carriera di successo, che lo porterà a girare l’Europa, divenendo membro della Accademia delle Arti di Vienna "Kuenstlerhaus".

Emblematici i ritratti realizzati tra il 1923 e il 1926. Raffigurano il professor Kotaro Araki (a volte scritto Kotori), e sua sorella Mitzuko Araki. Araki era un insigne economista, professore dell'Università Imperiale di Tokio, prima alla Scuola di Economia dell'Università di Vienna, e poi all'Università di Berlino. Amico e ispiratore di Joseph A. Schumpeter, autore della fondamentale Teoria dello sviluppo economico, che avrebbe portato al socialismo per via parlamentare, opponendosi alla rivoluzione.


Rauchinger si troverà infine, nel 1942, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nel campo di Theresienstadt morirono, infatti, almeno 16.000 persone, inclusa Esther Adolphine (sorella di Sigmund Freud), Friedrich Münzer (noto studioso di storia classica tedesco) e due fratelli della nonna del politico americano John Kerry. La maggior parte dei decessi avvenne negli ultimi mesi del '42. Quello del Prof. Rauchinger è registrato il 18 agosto 1942, anche se esistono ancora dubbi sulle dinamiche e sulla data. Alla fine del conflitto il campo conterà 44.000 morti. Sui 1015 deportati da Vienna ne sopravviveranno solo 39.

George Steiner nel suo saggio "Linguaggio e silenzio" scrisse:

"Noi veniamo dopo. Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe e Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita. In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza? Perché le Università, le Arti, il Mondo Libero non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi si levarono ad accoglierla, a celebrarla, a difenderla, perché?...."



Mitzuko Araki (1901-1986) ritratta a 25 anni



Arrivo al Campo

 

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