UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


Seguiteci anche ogni mese su ARTeDOSSIER
https://www.facebook.com/museoimmaginario.museoimmaginario

https://www.facebook.com/Il-Museo-Immaginario-di-Allfredo-Accatino-487467594604391/




mercoledì 19 dicembre 2018

VE LO DO IO NATALE. OVVERO, SONO SOPRAVVISUTO AGLI ANNI ’70: FOOD & KITSCH

Dio creò prima l'insalata russa, poi l’aspic (mattonella di gelatina ripiena di verdure), quindi i panini “spiritosi” e il pesce monstre su pesciera, poi si riposò.
Ripresosi con l'Alka Seltzer si sbizzarrì: tartine in ogni foggia, l’aragosta in bella mostra, le “penne alla Tognazzi” (Ingredienti: pasta corta, panna da cucina, maionese, olive nere, ketchup, giuro..). E poi, ancora, pernici a culo in aria, pop corn ricoperti di cioccolata., composizioni che creano faccette e pupazzi, letti di broccoletti e insalatina, penne alla vodka, vol-au-vent, galantine di pollo, riccoli di burro, cocktail di gamberi in salsa rosa, wurstel, uova di lompo nere e rosse. Ma non è finito: salmone, penne mare monti, tortellini alla panna, polpa di granchio, uova sode come se piovesse, e per dessert: banana split, fragole con panna, peche melba. 







Ovunque regna la maionese e la panna liquida o montata, le stoviglie pesano, si vedono in scena brocche di peltro e pupazzi ready-made. A volte soldatini, a volte animaletti.
Porzioni sempre abbondanti. da colica renale, e colori accesi con una quadricromia spinta da rossssooooo e verdeeeee… Questo era il pranzo di Natale che tutti sognavano che si sfogliava con aria progettuale su malfamate pubblicazioni come i JOLLY IN CUCINA.
Uno status symbol.
I libri si vendevano come caffè al bar, e andavano di moda anche le schede ricette plastificate in contenitore di plastica verde o arancione da tenere sul bancone.
Questi erano gli anni ’70, dove si dava una sgommata al passato e tutto sembrava possibile. Gli stereo dovevano essere giganteschi, e tutte le case avevano il mobile bar dove imperavano i brandy (Oro Pilla, Vecchia Romagna, Stock), gli amari (Kambusa One L’amaricante, Dom Bairo l'uvamaro, Cynar), i whisky blended (Vat69). C'era anche il Nocino, il Cremidea Beccaro, il Petrus con la mano di ferro e la Grappa Bocchino.
Un’estetica kitsch che oggi diventa meme, e che richiede una buona dose di bicarbonato.









i manuali d'uso, onnipresenti nelle cucine italiane




















Nessun commento:

Posta un commento