In parecchi anni di militante sharing culturale ho molto peccato in pensieri, parole, immagini e post. Facebook in fatto di linea editoriale ha scelto, però, di allinearsi alle direttive di un Imam integralista di qualche sperduto villaggio afghano - perché il medioevo gli sembrava troppo progressista - e mi ha già condannato una decina di volte. Un paio di anni fa addirittura a 20 giorni di vita normale, dopo essere stato denunciato da un anonimo delatore, senza altra verifica, per blasfemia e corruzione di minori dopo aver pubblicato una foto di Mina in minigonna. Giuro.
Questa la sequenza incriminata, presente sul profilo de "Il Museo Immaginario", blog sull'arte del '900, evidentemente frequentato da guardoni e pervertiti. Una foto "ginecologica" dei primi anni '70, scattata durante una trasmissione televisiva, a dimostrazione che il direttore generale della Rai di allora, Ettore Bernabei, 45 anni fa, era molto più avanti dei social di oggi. Anche perché, inviate alcune email di protesta, mi fu riposto che l'immagine "violava la policy del social", dimostrando come uno spider o un algoritmo possa umiliare l'intelligenza umana, alla faccia del buon Asimov, pace all'anima sua, che predicava che nessun robot avrebbe potuto fare del male a un essere vivente.
Qualche anno prima, su un altro account, ero incappato in un altro caso increscioso. In effetti, lo riconosco, la foto "Pepper" di Edward Weston del 1930 che avevo condiviso era abbastanza "piccante". Facebook aveva, infatti, scambiato un peperone per un culo di colore (penso) ed ero stato sospeso a divinis per alcune ore.
Come un rosario, mi piace così presentarvi altre foto censurate e raccontarvi la loro storia. La prima, anzi l'ultima in fatto di tempo, immortala una fotografa di 91 anni Imogen Cunningham e la sua modella Twinka Thiebaud nei boschi dello Yosemite Park, nel 1974, opera della 33enne fotografa Judy Dater. Una foto (che mi è valsa 7 giorni di sospensione) che mette a confronto una vecchietta stile bierdemeier, ancora geniale, nata nel 1883 e una giovane ninfa. Pubblicata su Life è considerata tra le foto più belle del secolo per il suo contrasto leonardesco tra gioventù e vecchiaia, tra bello e brutto, con una posa della ragazza che ricorda alcune opere manieriste e l'apparente timore della fotografa, che sembra trovarsi di fronte a una visione o al fantasma dei proprio ricordi. Evidentemente sono stato peggio di un untore, visto che in poche ore l'immagine, prima di essere bannata, ha avuto 570 like e 220 condivisioni, volumi di contagio che rendono la febbre aviaria praticamente una principiante. foto In questa altra immagine vorrei invece ricordare l'abbraccio poliposo di William-Adolphe Bouguereau a Psiche (non sarà mica una metafora?) considerato lussurioso. Un'opera del 1895 di un autore oggi dimenticato che ebbe un grande momento di notorietà e che Marcel Proust immaginava fosse in grado di catturare e rendere comprensibile l'essenza trascendente della bellezza della donna. psiche Passo quindi al dettaglio della tela La Cigale 1872 di Jules Joseph Lefebvre, che incornicia una tetta dipinta, che appare bianca e morbida come lo zucchero a velo di una festa di paese. Quadro che nasceva come l'illustrazione per "La Cicala e la Formica" dei racconti di La Fontaine. Immagine che spingerebbe chiunque a voler essere un Cicalone.
A contrasto con questi dipinti più di sapore accademico vi propongo ora un'altra immagine che mi ha sempre stregato, per l'erotismo e il mistero: Maya Deren, in uno scatto del 1943. Una delle più innovative registe del cinema sperimentale negli Stati Uniti, ma anche coreografa e ballerina. Una, come diceva lei stessa che faceva film "...con il budget che le produzioni di Hollywood hanno per la voce rossetto". Ucraina di nascita, morirà nel 1961 a 44 anni di emorragia cerebrale a Los Angeles, probabilmente per le pozioni di Max Jacobson, detto il "Doctor Feelgood", che distribuiva come se niente fosse anfetamine a clienti di altro profilo, compreso il presidente John F. Kennedy. maya Tocca quindi la schiena di Lorenzo Bartolini, dal titolo pio Fiducia in Dio, del 1834, capolavoro in marmo, conservata al Museo Poldi Pezzoli per la goduria di vecchi pervertiti che frequentano posti equivoci come quello.
Per poi passare a "Bewegung" di Rudolf Koppitz, (1920), denunciata da un anonimo delatore come inappropriata, e che a me ricorda nella composizione di donne scure e corpi una pietà medioevale, o una lamentazione catalana del '400. foto 3 E, infine, Wet Silk la foto del 1936 che è considerata il capolavoro di Erwin Blumenfeld, che giovanissimo, l'aveva esposta nella sala di attesa di un dentista, e che fece così colpo su Matisse da scambiare, alla pari, alcune delle foto di quella seduta con i disegni del già ben noto maestro.
Qui mi fermo, ma avrei altro da mostrare. Conscio di aver ridato vita e dignità a una sequenza recuperato dalle tenebre del perbenismo che ricorda i baci tagliati dalla censura del parroco di "Nuovo Cinema Paradiso". Tutto questo è sbagliato? Di più. Umilia le radici profonde della nostra cultura, secoli di lotta e di sacrifici, azzera Rinascimento e Illuminismo, le manifestazioni per i diritti delle donne, le vittime della cultura e dell'arte degenerata. Forse andrebbe detto a Facebook che ogni volta che una foto viene censurata, senza applicare l'uso della ragione, la statua di Galileo Galilei, piange. E anche io, per la verità, non mi sento molto bene.
Una spa nel 1920. censurata due volte. :)
Andre Derain, la modella e il manichino
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