Sarebbe
bello poter vedere il retro di molti quadri.
Anzi sarebbe quasi una idea editoriale. Una visione interessante, non solo per chi ama ribaltare la realtà, ma anche per capire la tecnica di un artista.
Come e su cosa dipingeva Van Gogh? Sapevate che prediligeva la size 30 (73X92). E Giacomo Balla, che amava tendersi da solo la tela e si faceva le cornici in casa?
Anzi sarebbe quasi una idea editoriale. Una visione interessante, non solo per chi ama ribaltare la realtà, ma anche per capire la tecnica di un artista.
Come e su cosa dipingeva Van Gogh? Sapevate che prediligeva la size 30 (73X92). E Giacomo Balla, che amava tendersi da solo la tela e si faceva le cornici in casa?
Vedere i quadri da
dietro è infine il segreto dei collezionisti e mercanti d'arte per capirne l’autenticità. Diceva a tale proposito un pittore (...i quadri sono come le donne, per
comprendere che anima hanno e se sono sincere, gli devi guardare il
culo...).
Un antiquario romano diceva, invece, che per "sentire" se la tela è d'epoca "...devi appoggiare l'orecchio dietro e la fletti, così senti se scrocchia va bene, altrimenti è 'na sola...". Mentre se è troppo sporca dietro con pennellate, quasi sicuramente è falsa.
Mentre ci ragioniamo sopra, esploriamo un po'...
Un antiquario romano diceva, invece, che per "sentire" se la tela è d'epoca "...devi appoggiare l'orecchio dietro e la fletti, così senti se scrocchia va bene, altrimenti è 'na sola...". Mentre se è troppo sporca dietro con pennellate, quasi sicuramente è falsa.
Mentre ci ragioniamo sopra, esploriamo un po'...
Lucio Fontana, concetto spaziale. Il quadro
“visto da dietro”.
Fontana realizzava un sostegno per mantenere la piega ed evitare che con il tempo questa si inarcasse (problema oggi ampiamente discusso nel restauro delle sue opere). Utilizzava quasi sempre la stessa tela, tanto che arrivò a
comprare l’intero deposito del fabbricante nel momento in cui fallì. Ed anche per
questo, oggi, è molto difficile riuscire a falsificarlo.
Divertente è il fatto che il suo studio di Milano, a piano terra di Palazzo Cicogna, a Corso Monforte, aveva una vetrinetta sul quale esponeva i suoi quadri negli anni ‘50 sperando in qualche vendita dei perplessi passanti.
Per questo molte sue opere hanno dimensioni contenute. Perché dovevano entrare in quella vetrinetta.
Divertente è il fatto che il suo studio di Milano, a piano terra di Palazzo Cicogna, a Corso Monforte, aveva una vetrinetta sul quale esponeva i suoi quadri negli anni ‘50 sperando in qualche vendita dei perplessi passanti.
Per questo molte sue opere hanno dimensioni contenute. Perché dovevano entrare in quella vetrinetta.
Domenico Gnoli, Veduta posteriore, 1969 Acrilico e sabbia su tela |
Bella l'idea dell'allestimento di Lia Bo Bardi al Masp di San Paolo del brasile. I quadri sono montati invece che su pareti su lastre di vetro che permettono di vedere il retro, completando una visione che altrimenti non potrebbe esistere.
Questo quello che scriveva Domenico Gnoli:
"...Ho messo a posto lo studio, riguardato ad una ad una le tele. Quelle finite, tengono nel tempo, vengono da lontano.
Quelle finite da poche stagioni, sembra bene. Quelle che sembravano finite e invece c’è un qualcosa che non va. Quelle che sembravano finite e invece c’è da ricominciare. Quelle che sembravano un fallimento e non sono poi male. Quelle da dipingerci sopra. Quelle da buttare. Quelle da iniziare (le ho accarezzate ad una ad una)..."
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