Si tratta di immagini documentali, pensate come un contributo
scientifico di osservazione empirica, che nasce dalla teoria del Dr. Killian secondo
la quale la diagnosi della malattia di base di una persona potrebbe essere letta
nella tensione dei muscoli facciali e dalle espressioni presenti sui loro
volti. La prima edizione di Facies Dolorosa è stata stampata con il processo di
collotipia ed è estremamente rara. Oggetto di collezionismo, non tra i medici,
ma tra gli esteti e i bibliofili. Ed è questo il primo paradosso.
L’operazione,
pur essendo ammantata da una volontà clinica per certi versi ancora
ottocentesca e positivista, almeno negli intenti iniziali, possiede infatti una
bellezza travolgente e terribile. Una carica ipnotica, che emerge in questi
volti, fotografati in primissimo piano, di forte influenza espressionista, costruiti
con sapienza compositiva e tecnica raffinata.
Colti spesso
in piani obliqui, i ritratti possiedono una forte carica
disturbante.
Non vuoi guardare, e invece
continui a farlo, ricercando in quegli occhi una risposta. E ti senti in colpa.
Il "volto del dolore" di
Facies Dolorosa diviene, così, un ulteriore contributo a quell'estetica della
sofferenza in bilico tra compassione e compiacimento che tanta parte ha avuto
nella storia dell'immagine fotografica. Ma anche della storia dell’arte,
o del cinema, nella volontà di mostrare gli ultimi atti del Cristo, dei santi, degli eroi, dei protagonisti. Con un dato certo. La morte, possiede in sè qualcosa di enorme e sacrale, ma è molto meno romantica e oleografica di come ci sforziamo di rappresentarla.
Barocco Spagnolo |
Antonello da Messina |
Anton Van Dick |
E’ forse proprio in quel momento che fuggono via, come vorrebbe una leggenda parascientifica, i 21 grammi dell’anima che il Dr. Duncan MacDougall individuò con scientifica certezza, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, dopo aver pesato i suoi pazienti, prima e subito dopo la morte?
Egli sosteneva inoltre che
nell’istante stesso della morte l'anima dovrebbe agitarsi per poter uscire
dalle ossa del cranio e quindi essere indicata come una macchia più chiara
nella radiografia delle stesse.
MagDougall sosteneva anche che l'anima delle persone morenti avrebbe una luce simile a quella dell'etere interstellare e che analoghi esperimenti sui cani non avevano dato risultati. E che i cani, quindi, non avevano un’anima.
MagDougall sosteneva anche che l'anima delle persone morenti avrebbe una luce simile a quella dell'etere interstellare e che analoghi esperimenti sui cani non avevano dato risultati. E che i cani, quindi, non avevano un’anima.
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