UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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sabato 8 dicembre 2012

I QUADRI VISTI DA DIETRO.



Sarebbe bello poter vedere il retro di molti quadri.
Anzi sarebbe quasi una idea editoriale.
Una visione interessante, non solo per chi ama ribaltare la realtà, ma anche per capire la tecnica di un artista.
Come e su cosa dipingeva Van Gogh? Sapevate che prediligeva la size 30 (73X92).
E Giacomo Balla, che amava tendersi da solo la tela e si faceva le cornici in casa?
Vedere i quadri da dietro è infine il segreto dei collezionisti per capirne l’autenticità. Diceva a tale proposito un pittore (...i quadri sono come le donne, per comprendere che anima hanno e se sono sincere, gli devi guardare il culo...).  
Un antiquario romano diceva, invece, che per "sentire" se la tela è d'epoca "...devi appoggiare l'orecchio dietro e la fletti, così senti se scrocchia va bene, altrimenti è 'na sola...". Mentre se è troppo sporca dietro con pennellate, quasi sicuramente è falsa.
Mentre ci ragioniamo sopra, esploriamo un po'...

Lucio Fontana, concetto spaziale. Il quadro “visto da dietro”.

Fontana realizzava un sostegno per mantenere la piega ed evitare che con il tempo questa si inarcasse (problema oggi ampiamente discusso nel restauro delle sue opere). Utilizzava quasi sempre la stessa tela, tanto che arrivò a comprare l’intero deposito del fabbricante nel momento in cui fallì. Ed anche per questo, oggi, è molto difficile riuscire a falsificarlo.

Divertente è il fatto che il suo studio di Milano, a piano terra di Palazzo Cicogna, a Corso Monforte, aveva una vetrinetta sul quale esponeva i suoi quadri negli anni ‘50 sperando in qualche vendita dei perplessi passanti. Per questo molte sue opere hanno dimensioni contenute. Perchè dovevano entrare in quella vetrinetta.


Domenico Gnoli, Veduta posteriore, 1969
Acrilico e sabbia su tela

Questo quello che scriveva Domenico Gnoli:
 "...Ho messo a posto lo studio, riguardato ad una ad una le tele. Quelle finite, tengono nel tempo, vengono da lontano.
Quelle finite da poche stagioni, sembra bene. Quelle che sembravano finite e invece c’è un qualcosa che non va. Quelle che sembravano finite e invece c’è da ricominciare. Quelle che sembravano un fallimento e non sono poi male. Quelle da dipingerci sopra. Quelle da buttare. Quelle da iniziare (le ho accarezzate ad una ad una)..."

Bella infine l'idea dell'allestimento di Lia Bo Bardi al Masp di San Paolo del brasile. I quadri sono montati invece che su pareti su lastre di vetro che permettono di vedere il retro, completando una visione che altrimenti non potrebbe esistere.


Rembrandt's "The anatomy lesson of Dr. Nicolaes Tulp" (1632) and Vik Muniz's replica of the back. (Mauritshuis, The Hague/Vik Muniz Verso (Illha de Itamaraca), 2016) 
Banksy. Cosa dicevamo sul ribaltamento della percezione?


Il retro di un quadro attribuito a Van Gogh, oggetto di una relazione di perizia di 600 pagine, nella quale il dorso, e il timbro che riporta, rappresenta un elemento importante di valutazione. http://vangoghiamo.altervista.org/?m=20101112








VAN GOGH

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