UN PROGETTO DI ALFREDO ACCATINO

Viaggio non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo, molto lontano dai soliti nomi. Non esisterebbero le avanguardie senza maestri sconosciuti alla massa (ma certo non a musei e collezionisti). E non si sarebbe formata una cultura del contemporaneo senza l’apporto di pittori, scultori, fotografi, designer, scenografi, illustratori, che in queste pagine vogliamo riproporre. Immagini e storie del '900 – spesso straordinarie - che rischiavamo di perdere o dimenticare.


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venerdì 26 gennaio 2018

L’OSTE CHE SI FECE SEPPELLIRE SEDUTO – Carlo Provera

E’ il 1930, Carlo Provera detto “Tanta Sa” in omaggio al suo ingegno e alla sua cultura, ha tutto pronto. Dopo quasi 10 anni la Cappella è finita, la cassa di legno a forma di sedia pure. Si veste di tutto punto e si suicida con il gas.
Siamo a San Salvatore Monferrato in Piemonte, città dalla quale viene la mia famiglia, e deve essere quelle il ramo di follia egotica che mi ha contagiato. E questa è la storia un personaggio bizzarro, mastellaio, bottaio e oste, figlio del positivismo, e che di fatto chiude un’epoca.


La cappella, restaurata nel cimitero nel 1997 ha una struttura singolare. E’ costellata di busti, decorazioni in ferro battuto, simboli, stendardi, lapidi con iscrizioni poetiche che ospita al centro un singolare sarcofago di cemento, dove è ancora lì, seduto. Da solo, per sua espressa richiesta, anche se sono presenti i busti della madre, della moglie, della sorella e del nipote, che fece seppellire da tutta altra parte.
Perché l’aldilà non esiste, ma non si sa mai...





L'episodio fa ricordare la morte di Roberto Ardigò il grande filosofo positivista che morì suicida all'età di 92 anni nella sua casa mantovana, abitazione che era stata di Ippolito Nievo, a causa della ferita che si era autoinflitto il 20 agosto del 1920 colpendosi con una roncola arrugginita alla gola. Le testimonianze dell'epoca riferiscono che venne trovato seduto alla scrivania, con la barba bianca intrisa di sangue (barba che gli fu tagliata dai soccorritori ed è tuttora conservata come cimelio nella sala blindata della Biblioteca di Mantova). Soccorso dai medici, perse comunque conoscenza dopo aver ribadito le sue intenzioni, e morì due settimane dopo, il 15 settembre.

giovedì 25 gennaio 2018

MALEDETTI SECESSIONISTI! Max Oppenheimer

Max Oppenheimer (1885-1954), pittore e incisore, austriaco di nascita, studia pittura a Vienna e Praga dal 1900 al 1906 e viene incluso nelle mostre di arte contemporanea di Kunstschau del 1908 e del 1909, organizzate da Gustav Klimt. Insomma, ha frequentazioni importanti, se è vero che finisce per condivide lo studio con Egon Schiele nel 1910 (che gli farà anche un famoso ritratto).

Nel 1912 si trasferisce a Berlino e da allora si firma come "MOPP" esplorando il rapporto tra arte e musica, anche alla luce della visione fotografica del futurismo. Dichiarato non idoneo dal punto di vista medico per il servizio militare dal 1915 si stabilisce in Svizzera, dove visse fino al 1920; tornò a Berlino, poi a Vienna negli anni '30 sconfinando nei territori del DADA.    
  

Realizzerà circa un centinaio di tavole grafiche, incontrando ammiratori, ma anche scontrandosi con gli amici: la sua prima litografia, un poster realizzato nel 1911 per la sua mostra alla Galerie Thannhauser di Monaco, viene bandito dalla polizia per indecenza e provocò l'accusa di plagio da Oskar Kokoschka.

Omosessuale e ebreo, affrontò la persecuzione dei nazisti, che rimossero le sue opere dai musei tedeschi nel 1937. Emigrò a New York, attraverso la Svizzera, nel 1938 dove morirà come cittadino Americano. Questa è la prima pagina scritta su di lui in Italiano.

L'operazione, 1906
 
1909, Kokoschka - Murderer, The Hope of Womankind che provocò l'accusa di plagio


 

 ritratto di Egono Schiele dell'amico Max

martedì 23 gennaio 2018

COSA E' IL GENIO? UNA MACCHIA DI COLORE, CHE DIVENTA STOFFA, LANA, UN MONDO. CARLOS FEDERICO SAEZ.

Vi racconto una storia uruguagia, ma anche italiana, visto che Carlos Federico Sáez in Italia, tra Firenze prima e poi a Roma  ci ha trascorso più di un terzo della sua vita. Peccato che sia morto appena ventiduenne il 4 gennaio del 1901.

Talento precoce nato da una ricca di famiglia di Soriano era partito da Montevideo a soli 14 anni grazie a una borsa di studio del Governo. Viene ospitato prima dall'ambasciatore, poi va a vivere da solo, ma lavora continuamente, tanto che in poco più di 7 anni riesce a farsi conoscere, diventando il primo pittore modernista uruguaiano e realizzando una produzione ricca e varia. Frequenta giovanissimo l'Accademia di Belle Arti di via Ripetta e apre lo studio in Via Margutta, dove c'è ancora oggi una targa che lo ricorda. Unica sua citazione in italiano. 
La malattia, ritengo tisi, lo obbliga a tornare a casa dove morirà pochi mesi dopo.

Sente fortemente l'influsso macchiaiolo, anche se ricorda in alcuni passaggi il Mancini maturo. Non dipinge gruppi, ritrae gli individui in solitudine. Tranne i suoi disegni, non dipinge i nudi. Disegna con il pennello e il punto governa il contorno. La sua rapida pennellata dà alle sue figure la sensazione di voler catturare in un istante. I fondi mostrano una generosità materica che genera un contrappunto con la figura solitamente organizzata in forma piramidale.

Questa l'opera Madroños [Tassels], dipinta a 22 anni nel 1900. Morì l'anno dopo 23enne.