Pochi artisti del ‘900 sono stati celebrati in vita e
dimenticati solo pochi anni dopo la loro morte, pur riconoscendo a loro una
qualità nettamente al di sopra della media. E’ questo il caso di Saul Steinberg
(Râmnicu Sărat, 15 giugno 1914 – New York, 12 maggio 1999), rumeno di nascita
(come Brancusi), americano per scelta.
Cresciuto in una famiglia della media borghesia ebraica,
Saul Steinberg passò la giovinezza in Romania, che ricordò sempre come "un
paese in maschera", fino a cominciare gli studi universitari in filosofia
a Bucarest. Nel 1933 partì per Milano, dove si laureò in architettura al
Politecnico, pubblicando vignette umoristiche sulla rivista satirica Bertoldo.
Il periodo italiano lasciò un segno importante nella vita di
Steinberg, che per tutta la vita mantenne contatti con artisti e intellettuali
italiani, tornando più volte a lavorare in Italia. Nel 1940, a causa delle
leggi razziali, fu costretto a lasciare l'Italia per gli Stati Uniti, dove
cominciò a lavorare per il New Yorker. Fu l'inizio di un sodalizio fruttuoso
(642 illustrazioni e 85 copertine), durato per quasi sessant'anni.
Inge Morath - la serie di scatti che la resero celebre |
Nel 1958 la fotografa austriaca Inge Morath si recò a casa
di Steinberg a New York per realizzare un ritratto dell'artista, che la accolse indossando una delle sue maschere di cartone. Nacquero così, im maniera del tutto casuale i primi scatti di questa straordinaria sequenza.
In seguito i due collaborarono per sette anni a ritratti
fotografici, singoli o di gruppo, in cui i soggetti posavano con le maschere di
Steinberg.
Steinberg partiva dall' idea, centrale nella sua arte,
secondo cui ognuno di noi indossa una maschera reale o metaforica. Questa ne è
la sua controprova.
«Il disegno come esperienza e occupazione letteraria mi
libera dal bisogno di parlare e di scrivere. Lo scrivere è un mestiere talmente
orribile, talmente difficile... Anche la pittura e la scultura sono altrettanto
difficili e complicate e per me sarebbero una perdita di tempo. C'è nella
pittura e nella scultura un compiacimento, un narcisismo, un modo di perdere
tempo attraverso un piacere che evita la vera essenza delle cose, l'idea pura;
mentre il disegno è la più rigorosa, la meno narcisistica delle espressioni. »
(Saul Steinberg, intervista di Sergio Zavoli, 1967)
Un'artista pieno d'umorismo e TEATRO
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