…una pittura secca, essenziale, senza compiacimenti.
Pier Paolo Pasolini - 1950
...vorrei vederti più spesso e se credi di farmi vedere la grande pittura
che stai facendo te ne sarei grato. Abbiamo bisogno, per questa grande
battaglia di rinnovamento dell'arte italiana, di tutte le forze nostre
migliori. Una nuova fase è incominciata, superato il momento delle polemiche e
della confusione dei termini...
Renato Guttuso - 1952 - lettera a Enrico Accatino
Uno degli esiti più sorprendenti di questi arazzi “spaziali” di Accatino è
la loro qualificazione materiologica, in senso diverso dalla flessione
pittorica del mezzo, puntando invece proprio sulla determinazione delle
soluzioni tecniche…di qui, dunque, una grande ricchezza di risultati figurali,
di veri e propri punti di arrivo, al di là di un
semplice rinnovamento della tradizione dell’arazzeria.
Enrico Crispolti - 1970
Il tempo, alla fine, ristabilisce
le regole. Ed è bello sapere che alla Sala1, storica galleria di Roma, torna
l’artista che nel 1970 aveva inaugurato il grande spazio espositivo che,
all’epoca, occupava anche l’area dell’odierno teatro. A Piazza di Porta San
Giovanni, sotto la Scala Santa, e volte che trasudano di storia, si snoda così
un racconto fatto di lavoro e di visioni che ospita una selezione accurata di
opere: arazzi, dipinti e sculture.
Dal 1957 (inizio del ciclo astratto) sino al
1979, lavori fondamentali per comprendere il percorso e l’evoluzione
dell’artista e per definire lo stato delle avanguardie in Italia tra gli anni ‘60
e ‘70. Non una “antologica”, quindi, ma una mostra tematica, parte di una
attività che si è snodata senza interruzioni dal 1938 al 2005. Un progetto nato
dalla collaborazione con l’Archivio Enrico Accatino a cura di Alfredo Accatino,
figlio dell’artista e noto divulgatore dell’arte del Novecento, e Mary Angela
Schroth, direttrice della galleria, Centro Internazionale d'Arte Contemporanea
dove saranno esposte, dopo 60 anni, anche due tele presentate alla Quadriennale
di Roma del 1964.
Un'esposizione apertasi il 22
marzo, e che proseguirà sino al 15 maggio in concomitanza con l’apertura dello
studio dell’artista Enrico Accatino a San Basilio dove è stato ricostruito
l’atelier del maestro dopo che una serie di allagamenti avevano danneggiato
moltissime opere (alcune delle quali andate perdute) costringendo la famiglia a
chiudere lo studio di Via Agri, sino allora conservato intatto. Una storia che venne raccontata alla Galleria
Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma (dove sono conservate due sue
opere) per volontà della direttrice Cristiana Collu con un incontro accademico
che vide i contributi critici di Giuseppe Appella e Claudio Strinati.
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Il concerto (1966 su bozzette del 1947) e sculture anni '70 e '80
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Da questo evento nasce quindi il
processo di rilancio un artista importante, anche per il contributo che diede
alla nascita dell’educazione artistica in Italia, portato avanti attraverso 400
trasmissioni televisive (1959-1963) per “Telescuola” e “Non è mai troppo tardi”
e la scrittura di volumi fondamentali per la materia. Allievo di Felice
Casorati, dopo una lunga esperienza a Parigi, dove entra in contatto con i
maggiori artisti europei, inizia un processo di maturazione che dal figurativo,
incentrato sul tema del lavoro, degli umili, degli ultimi – con il quale si
aggiudica il prestigioso Premio Marzotto - approda all’astrattismo. Un processo
di rarefazione dell’immagine che lo condurrà a una pittura aniconica rigorosa,
materica, spesso giocato sul nero e sul grigio, che lo avvicina a Kline a
Solauges e a Vedova.
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Geometria della memoria Olio su tela, Cm.145x195
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Enrico Accatino esplora ogni tipologia di tecnica e
materiali, realizzando dipinti, sculture, opere di grafica e monotipi
(acquisendo anche il torchio di Ottone Rosai).
In più fu il primo a rilanciare
in Italia la cultura tessile dedicandosi dal 1966 al rilancio dell'arazzo come
linguaggio per soluzioni bi-tridimensionali (diaframma), promuovendo la fiber
art in Italia, rappresentando la nazione alla prima “Biennale de la Tapisserie”
di Losanna, con una "proposta agli architetti", vero e proprio
manifesto dell'arte tessile, ripreso da molte testate di architettura e design,
elogiato da Bruno Munari. È il momento di scoprirlo, riscoprilo,
ricordarlo, per confrontarsi con una visione contemporanea, che prosegue intatta
a quindici anni dalla sua scomparsa.
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Ragionando, arazzo 1970 |
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ENRICO ACCATINO
Genova 1920 – Roma 2007
Pittore, scultore, incisore,
teorico dell'educazione artistica, nasce a Genova da una famiglia originaria
del Monferrato, terra “idealizzata” dei suoi primi lavori. Dopo un inizio da
autodidatta entra a 18 anni nello studio Felice Casorati. Allo scoppio
della guerra, da semplice fante stringe amicizia con giovani intellettuali come
Michele Prisco, Mario Pomilio, Gino Montesanto. Dopo il conflitto si
trasferisce a Roma e si diploma all'Accademia di Belle Arti.
Nel 1947, insieme allo
scultore Mino Guerrini parte per Parigi dove può finalmente confrontarsi con le
nuove tendenze dell'arte europea, e dove frequenterà per quasi due anni maestri
come Gino Severini, Alberto Giacometti, Eduard Pignon, Henri Laurens, Henri Matisse.
Al rientro in Italia sviluppa un'arte figurativa ispirata a motivi sociali,
vicino ad artisti come Fausto Pirandello d Renato Guttuso, che gli acquistò le
sue prime opere.
Vinta la medaglia d'oro alla
Biennale di Salisburgo la sua produzione artistica produce grandi
"Cicli" figurativi, come quelli delle Madri, dei Pescatori, degli
Annegati, della Mattanza, quest'ultimo ispirato dall'esperienza come
"tonnarotto", presso la tonnara di Carloforte, in Sardegna. Nel 1951 si
aggiudica la prima edizione del “Premio Marzotto”, confermandosi come uno dei
più interessanti giovani talenti della pittura italiana del dopoguerra.
I primi quadri non figurativi
nascono negli anni cinquanta. Prende così vita una pittura severa, che permette
oggi di affiancare il suo nome a quello dei grandi maestri dell’informale e
dell’astrattismo. Da allora il motivo caratterizante sarà la "circolarità":
cerchi, dischi, mandala, declinati attraverso incisioni, sovrapposizioni,
collage (le ormai celebri "Carte Costruite").
Attento studioso e teorico
dell'arte, Accatino sperimenterà le più diverse tecniche espressive (pittura,
disegno, scultura, mosaico). Acquistato negli anni '70 il torchio di Ottone
Rosai realizzò numerose opere grafiche, e monotipi. Fu tra i primi a diffondere
la cultura della tessilità, dedicandosi dal 1966 al rilancio
dell'arazzo promuovendo la fiber art in Italia con una
"proposta agli architetti", manifesto dell'arte tessile ripreso da
testate di architettura e design, elogiato da Bruno Munari. In questo
percorso formò le manifatture di Penne, Castelmassa, Monopoli, Milano, Sassari,
promuovendo decine di corsi di aggiornamento.
Sposato con la poetessa e
scrittrice Ornella Angeloni, coautrice di molte sue pubblicazioni ha avuto tre
figli. A partire dagli anni '50 ha vissuto a Roma, aprendo lo studio prima a
Via Chiana, poi a Via Agri. Lo studio, danneggiato da numerosi allagamenti è
stato ricostruito a San Basilio.
In parallelo all'attività
artistica Enrico Accatino è stato tra i primi in Italia a modernizzare la
didattica delle arti visive. Dal 1960 al 1964 registra con la Rai 400
trasmissioni televisive (Telescuola - Non è mai troppo tardi) e partecipa alla
redazione del nuovo programma della Scuola Media, realizzando in seguito testi
di Educazione artistico-visiva e Storia dell'Arte fondamentali per il
rinnovamento della disciplina. A partire dagli anni '60, superando i confini
dell'handicap proporrà i linguaggi dell'arte come esperienza nelle disabilità
mentali tra i bambini, realizzando progetti pilota e mostre didattiche.
Nel corso della sua attività
artistica ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali, ha
partecipato alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano. Sue opere
sono conservate in musei e istituzioni, tra cui la Galleria Nazionale di Arte
Moderna di Roma.
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la locandoina dell'evento alla GNAM del 2019
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la mostra di un grande artista italiano del novecento, arazzi, sculture, dipinti